giovedì 25 novembre 2010

Metti una notte al buio....




Titolo: Metti una notte al buio
Autore: Frau Ale-Giusi
Fandom: Squadra Speciale Lipsia
Pairing: Jan Maybach/Miguel Alvarez
Storyline: terza-quarta stagione



Le piogge che da tre giorni stavano violentemente flagellando Lipsia avevano creato forti disagi, non da ultimo un disastroso blackout che aveva quasi completamente paralizzato la città.
Anche la centrale del distretto era immersa nell’oscurità più totale, resa ancor più greve dall’ora tarda e dalla conseguente assenza della maggior parte del personale.
Haio era andato via da un paio d’ore e trovandosi di strada aveva pensato di portare con se’ Ina per accompagnarla a casa; solo Jan e Miguel erano rimasti a sbrigare alcune pratiche arretrate, bloccati là cercando di passare il tempo e sperando che tornasse presto tutto alla normalità.
Impossibilitati a continuare il lavoro a causa del buio, si sistemano entrambi alla scrivania di Miguel, appoggiati uno all'altro a giocare al computer come due bambini...cliccando sullo stesso mouse sfiorandosi le dita...almeno finche’ anche la batteria di emergenza non da forfait.
- Maledizione ora siamo davvero completamente al buio – sbuffa Miguel.
- Hanno detto che il blackout potrebbe durare ancora ore, quindi visto che non possiamo lavorare suggerirei di andarcene a casa – commenta Jan iniziando a risistemare la sua scrivania sommersa di pratiche.
Poi di colpo, una luce improvvisa punta dritto su di lui.
- Ehi ma cosa…-
Miguel, che in un cassetto ha trovato una piccola torcia, ha deciso di impegnare il suo tempo prendendo di mira il collega giocando con il fascio luminoso e provocando la reazione immediata di Jan, che innervosito dalla prolungata oscurità e da quello scherzo improvviso si vendica immediatamente ironizzando sulle conquiste dell’amico e su certi rotolini ben noti. In un attimo gli e’ addosso, cominciando a pizzicarlo come suo solito per dimostrare la fondatezza delle sue teorie.
Ma non ha fatto i conti con l’istintiva reazione di Miguel che in poche mosse riesce a ribaltarlo, bloccandolo tra due scaffali.
- Questa te la sei proprio cercata – sibila facendogli il solletico, ben sapendo quanto l’amico lo detesti – ora ti spetta la giusta punizione. -
- E’ ancora tutto da vedere! – cerca di sfuggirgli Jan provando a difendersi.
Dimentichi del buio iniziano la loro lotta, sempre più incalzante ed a vittorie alterne anche se Miguel sembra avere momentaneamente la meglio; fin quando, arrivato con le mani sotto la maglietta di Jan, si scopre abbastanza da permettere al compagno di bersagliarlo con una raffica di pizzicate strategiche.
Pochi frangenti e tra un attacco ed una difesa, caddono a terra tra le scrivanie, rotolandosi e lottando immersi nel loro gioco quasi come due cuccioli, ammantati di sudore, finche’ Jan si ritrova bloccato spalle a terra da Miguel che sogghigna trionfando con la propria figura su di lui ansimando.
- Allora ti arrendi? –
- Certo che no, quando mai mi hai visto arrendermi?! - replica Jan cercando di divincolarsi. Poi improvvisamente smette di opporre resistenza.
Miguel, stupito, si distrae un attimo ed é il suo errore: Jan, veloce come un gatto, ribalta le posizioni bloccando Miguel con il peso del proprio corpo, pressandosi completamente contro di lui
- Mai abbassare la guardia Miguel, dai retta al tuo superiore più prossimo – sorride Jan gaudente.
- Se pensi che mi arrenda... – ribatte pronto il compagno.
Jan sente gli sforzi che fa l'amico per divincolarsi, sente il corpo sotto di lui spingere contro il suo… Deve ammettere, quel contatto comincia a diventare pericoloso tanto che a Miguel strane scariche di inedito piacere sorgono inaspettate dai più reconditi angoli del suo essere. I due colleghi si fissano imbarazzati rendendosi conto che quelle sensazioni interiori stanno lentamente traducendosi in manifestazioni a livello fisico e sperando che l'uno non si accorga di quelle dell'altro.
L'istinto suggerirebbe ad entrambi di staccarsi, eppure nessuno dei due ci riesce; anzi quel contatto diventa sempre più piacevole, profondamente e pericolosamente desiderabile...
All'improvviso torna la luce. I due si ritrovano a fissarsi sotto quel bagliore che non si aspettavano più.. Ma la situazione fisica non è cambiata; tutt’altro. Le bocche sono sempre più vicine ma il momento di follia è passato.
Compostamente si dividono, scambiano frasi di circostanza. Ma quando sono fuori sentono il bisogno di chiarire la situazione. Jan si avvicina a Miguel.
- Non so cosa sia successo, è stata una sensazione..-
- …Strana? Si, è vero. Ma non l'ho trovata affatto spiacevole. - lo interrompe il moretto.
- Nemmeno io. É questo il punto - precisa Jan con un malizioso sorriso appena accennato.
- In effetti è stata uno di quegli eventi casuali da ripetere più spesso - aggiunge Miguel avvicinandosi a lui. Non tenta un approccio, vuole solo scherzare riprendendo a solleticarlo ma Jan fraintende e si scosta.
- Siamo in mezzo alla strada Miguel! - lo richiama.
- E se non lo fossimo? – ribatte pronto l’ispanico.
- Che intendi? - Jan torna ad un passo da lui. I visi ad un niente.
- Intendo, se invece andassimo a casa mia e fingessimo che è andata via la luce?- prosegue Miguel. Jan guarda sconcertato l'amico; la sua proposta gli accende un inspiegabile brivido.
- Ah Miguel, falla finita! Abbiamo scherzato ma ora basta, siamo adulti! –
Miguel sorride, il tentativo del collega di darsi il suo solito serio contegno non è molto convincente; tutt'altro, la sua espressione tradisce ciò che che sue parole negano.
- Stavo scherzando Jan. Tu prendi tutto troppo sul serio - lo prende in giro.
L'amico lo guarda scuotendo la testa.
- Sei sempre il solito. A domani.- lo saluta allontanandosi.
Miguel si ferma a guardarlo. Jan se ne accorge ma cerca di non ricambiare, continuando verso l'auto. Eppure, un inspiegabile sfarfallio gli tormenta lo stomaco ed improvvisamente si ritrova a pensare a qualcosa che mai avrebbe creduto: perchè per un attimo, aveva sperato che Miguel non scherzasse affatto? Si blocca di colpo.
- Accidenti, se tutta la città è rimasta al buio sarà saltata la luce a casa - ragiona a voce alta.
- Si, probabilmente ma non è detto. Vuoi che ti accompagni a controllare? - interviene Miguel colmando in un balzo la distanza che già li separava.
La mente di Jan gli suggerisce un diplomatico "grazie ma non è necessario" che però Miguel non sentirà mai.
- Perchè no? - risponde Jan di getto, senza nemmeno rendersene conto, come costretto da una spinta misteriosa dentro di lui e ben più forte della sua volontà.
- Sono a tua completa disposizione – conclude Miguel sorridendo allusivamente all’amico, consapevole che la lotta interrotta, tornerà presto ad infiammare nuovamente i due contendenti….

martedì 21 settembre 2010

Pablo Sprungala

Nuove fotine del nostro stupendo Vincent!




lunedì 20 settembre 2010

domenica 12 settembre 2010

Pasión Latina












mercoledì 8 settembre 2010

Nel segreto dell'alcova


Titolo: Nel segreto dell’alcova
Autore: Frau Ale e Sokogirl
Fandom: Squadra Speciale Lipsia
Pairing: Jan Maybach/Miguel Alvarez
Storyline: quarta stagione circa
WARNING: contiene scene omoerotiche, adatta ad un pubblico adulto
Un rigraziamento speciale a Lipsialove per la grafica! :)


Erano passate le dieci di sera.
Dal cielo scuro di Lipsia alcuni fiocchi di neve scendevano lentamente.
Miguel parcheggiò di fronte l’abitazione del suo collega, un attimo più tardi Jan scese dall’auto di servizio.
“Sono distrutto, dodici ore sotto torchio! Non vedo l’ora di buttarmi nella vasca!”
“Hai deciso di lasciarci le penne Jan?” Miguel lo provocò. Sapeva quanto il collega fosse scrupoloso quando si trattava di un’indagine ma non gli stava bene che rischiasse la salute.
“Ho ancora un figlio che va a scuola, Miguel. Non mi è permesso essere stanco!”
Miguel, mani sul volante, lo fissò interdetto
“Magari si è dimenticato di farsi da mangiare e ora pretenderà che gli prepari qualcosa” aggiunse il padre.
“Potevamo passare in una friggitoria”
“Ma dai Miguel ho detto per dire, probabilmente se fosse stato tanto affamato mi avrebbe già chiamato” Jan fece per prendere il mazzo delle chiavi dalla tasca.
“Ti saluto Jan, buona notte e mi raccomando riposati!” Miguel girò la chiave nel cruscotto
“Aspetta” Jan era sbiancato.
“Che aspetto? Ti ricordo che ho un appuntamento!”
“Temo di essere uscito senza chiavi stamattina!”
“Cosa?”
“Speriamo che Benny sia a casa!” Jan uscì dall’auto il portone. Bussò. Essendo la scuola chiusa per le vacanze natalizie, le probabilità che proprio quella sera suo figlio tredicenne avesse deciso di dormire da un amico o di tirar tardi, erano altissime!
“Dannazione” Miguel sbuffò sonoramente.
Jan si voltò dalla sua parte: “È uscito”
“Sarà da qualche amichetto, chiamalo!”
“Magari” Le braccia scivolarono lungo i fianchi.
“Che vuoi dire con ‘magari’?” Miguel, stanco di parlare a quella distanza, spense il motore e scese per raggiungerlo “Allora? Perché non lo chiami?”
“Miguel, lui...” tentennò “con quei messaggi maledetti! Gli sms, ne mandava a profusione! Per non parlare delle telefonate chilometriche alla fidanzatina”
“E dunque?”
“E dunque glie l’ho tolto una settimana fa, per punizione!”
“Cosa hai fatto!? Hai tolto il cellulare a Benni?” a Miguel cascò la mascella.
“Ma non ti preoccupare” Jan si ricordò dell’appuntamento galante che il collega millantava di avere dalla mattina “Tu hai da fare con quell’Anika o Erika...”
“Marika! Si chiama Marika, Jan”
“Sì vai pure, aspetterò Benni qui” Jan prese posto stancamente sul terzo gradito della scalinata che conduceva al sua abitazione.
Miguel Alvarez, in piedi davanti a lui, non accennava a spostarsi di un millimetro.
“Che stai facendo? Perché sei ancora qui Miguel... ”
“Mai!”disse soltanto.
Alzata la testa, Jan lo fissò attento: “Che intendi dire con quel mai?”
“Mai, sì, un amico non lascia mai un altro amico per una donna, anche se si tratta di una ragazza fantastica, con una bocca mozzafiato e la quinta di reggiseno!” assunse un’aria trasognante come se l’immagine delle beltà appena decantate fosse comparsa al suo cospetto tipo miraggio!
“Fammi il piacere Miguel” Jan fece una smorfia. Tutte le volte che parlava di una sua conquista, provava un profondo fastidio, una sorta di dolore al centro dello stomaco.
“Vai pure me la caverò” mise il broncio.
“Non esiste, le mando un messaggio e le dico che si fa per un’altra sera” risoluto prese il cellulare in mano. Spedito l’sms sedé al fianco di Jan. Questi si girò guardandolo con affetto.
“A parte il fatto che tra poco diventeremo due ghiaccioli! Non hai il numero di qualche amichetto di Benni?”
“Purtroppo li ho segnati in un’agendina che si trova nel mobiletto sotto il telefono” sospirò.
“Amico, sai cosa ti dico? Penso che a meno che non facciamo un’infrazione di domicilio resteremo a congelarci le chiappe a lungo qui!” nel frattempo aveva preso a nevicare in maniera copiosa.
“So che sei cresciuto per strada Miguel ma non pensarci nemmeno! Ci sono doppi vetri antisfondamento e un impianto antirapina che farebbe uscire di casa tutto il vicinato!”
A quel punto Miguel si alzò, “Su forza andiamo!” allargate le braccia, afferrò la mano dell’amico e lo tirò in piedi.
“Andiamo?"
“Andiamo sì, se non vuoi diventare un pupazzo di neve, seguimi!”
“Dove andiamo Miguel? Vuoi portarmi con te? Faccio il terzo incomodo con Marika?”
“Le ho già scritto un sms!”
“Che scusa le hai detto?”
“Che sono in servizio, un incarico speciale. Vedrai la prossima volta sarà ancora più vogliosa”
A Jan non trattenne una smorfia di disappunto. “Il solito pallone gonfiato” commentò.
“Su come dici tu, ora muoviti Jan che sono stanco di infradiciarmi!” si strinse le braccia attorno al corpo.
“Se magari ogni tanto mettessi il cappotto” Jan lo squadrò con severa dolcezza. Miguel sembrava sempre sfilare per la linea primavera estate, in qualsiasi stagione.
“Lascia stare ora i consigli e andiamo”
“Ho capito andiamo” entrarono nella macchina. In quella Jan ebbe un moto di ripensamento “Sì ma dove?”
“Come dove? A casa mia, no? Si capisce”
“A casa tua?” Jan era esterrefatto.
“Cosa pretende il signorino che gli prenoti una camera al Grand Hotel forse”
“No solo che...”
“Cosa?”
Jan sembrava nervoso e non celava un certo impaccio. “Tu hai un solo letto”
“Ho pure un divano Jan”
“Ok chiaro!” si vergognò per aver pensato che Miguel volesse concedergli un posto nel suo letto. Quel talamo teatro delle tante battaglie millantate dal collega. Bastò quel pensiero a provocargli un preoccupante irrigidimento alle parti basse...
“Tutto ok Jan?”
“Certo tutto ok!” dopo un ultimo sguardo curioso Miguel mise in moto e partì nella notte.


Il loft di Miguel era il tipico appartamento dello scapolone incallito. Il letto distava dalla cucina dieci metri. L’ideale per chi non vuole perdere tempo tra una sessione di sesso e l’altra per prendere qualcosa da bere. Con quel pensiero fisso per la testa (e anche tanti altri molto meno casti) Jan osservò l’ambiente circostante. Di fronte all’alcova troneggiavano alcuni abiti smessi del padrone di casa. Sul lavandino bicchieri usati e una scia di dopobarba aleggiava nell’aria.
“Forse dovresti aprire, senti che puzza di chiuso c’è qui Miguel?” questi si girò fulminandolo con i suoi occhi scuri. “Non fare il piccolo Lord, principino, mi sono morto di freddo e ora con cavolo che faccio entrare il gelo in casa mia”
“Come vuoi, non scaldarti tanto!” così dicendo l’ospitato prese posto sul divano. Il suo ospite tirò fuori dal frigorifero due bottiglie di birra.
“Non ho voglia di bere, ma ti ringrazio”
“Non essere noioso Jan, non vorrai già dormire?! Non è neanche mezzanotte!”
“Miguel domani dobbiamo alzarci alle sette se vogliamo arrivare in tempo, io dico di andare a dormire. ce l’hai una coperta?” Miguel gli fu accanto.
“Ma dai non fare lo stupido”
Jan lo fisso senza capire. “Guarda che non siamo tutti uomini duri rotti alle intemperie come te”
“Ma ho un piumone fantastico nel mio letto che è abbastanza grande per tutti e due.”
Jan schiuse le labbra in un moto di sorpresa.
“Hey Jan! Non ti farei mai dormire su questa specie di trappola mortale!”
La faccia del commissario Maybach rivelò tutto quello che c’era da rivelare. Non serviva certo uno guru capace di leggere il linguaggio del corpo per capire ciò che provava. Stupore, ansia, confusione.
Jan tentò di smorzare la tensione con una battuta. “Pensavo che lo scannatoio fosse off- limits per gli uomini, evidentemente mi sbagliavo...” sottintese con malizia.
Miguel fece il grugno “Non ti sbagliavi per niente... “ ma poi tornò a sorridere malandrino “diciamo che per quelli biondi e carini faccio un eccezione” gli pizzicò una guancia. Jan sperò che non si notasse che era diventato rosso scarlatto! Dopo aver fatto separatamente visita all’unico bagno, Jan e Miguel si ritrovarono, non con poco impaccio, nei pressi del letto. Miguel, canottiera bianca e slip scostò il piumone rosso e ci s’infilò sotto. Anche Jan indossava il minimo indispensabile, t-shirt e boxer neri. Bloccato di fronte a quel lettone piazzato al centro della casa, osservò con stupore un particolare che nelle precedenti visite gli era sfuggito. “No...!” ridacchiò con sbigottimento e incredulità. “Hai fatto scrivere il tuo nome sulla spalliera!”
Miguel sorrise tutto soddisfatto.“Carino vero?”
“Carino?” Jan gli lanciò un’occhiataccia al quanto severa. “È la cosa più egocentrica e volgare che abbia mai visto!”
Miguel non ribatté nulla. Era fiero della sua casa, del suo letto in ferro battuto con il suo nome inciso, quanto del resto. E il giudizio dell’amico non lo toccava.
A quel punto a Jan scappò una malignità: “Di un po’, lo hai fatto incidere per far ricordare il tuo nome alle ragazze prima che escano per sempre dalla tua vita?”
Miguel tutto tranquillo, mise le mani dietro la nuca. Poi rispose con altrettanta malizia: “Solo per fargli gridare qualcosa di diverso di ‘non smettere ti prego’. Penso che capirai a cosa alludo!” fece l’occhiolino.
“Finiscila!” Jan, evidentemente turbato da quell’informazione gratuita, si girò dall’altra parte e poi, dandogli le spalle, entro sotto le coltri.
Miguel tornò a bomba sull’argomento: “Pensi che ti prenda in giro? Modestamente da quel punto di vista sono una macchina da guerra. Devo ringraziare la natura, il fatto che sono cresciuto per strada e dunque ho fatto tante esperienze... ”
“Sì, come no...”
“Puoi chiederlo a chiunque delle mie ex. Io sono un’amante latino eccezionale. Posso durare ore oltre a questo...”
Ma prima che aggiungesse altra carne al fuoco Jan sbottò: “Smettila, pretendi che ti creda?”
Miguel lo fissò costernato.“Perché devi sempre sminuire tutto quel che dico?” ribatté sulla difensiva “Perché so quanto tu sia bravo a pavoneggiarti!” si aggiustò il cuscino dietro la testa. Essere in quel letto con l’amico già di per sé era imbarazzante, ascoltare i resoconti della sua vita sessuale peggiorava di gran lunga la situazione. Senza riflettere su quello che stava per dire biascicò: “Sai cosa penso? Un giorno all’altro tu e le tue donne mi farete impazzire!”
Jan era seriamente contrariato.
“Accidenti Jan che senso avrebbe che ti mentissi? Siamo amici o no? Ci diciamo tutto e...”
“Non lo voglio sapere!”
“E perché?”
“Perché? Come perché ... perché... perché avresti dovuto capirlo che mi da fastidio!”
“Ti da fastidio?” Miguel sembrava confuso.
“Si lo ammetto, mi da fastidio quando parli di quello che combini in questo letto, mi irrita e...” ormai era un fiume in piena, non riusciva più a ponderare la potenza delle sue parole.
“E?” Miguel cercò con gli occhi il suo sguardo nonostante la fioca luce dell’unica lampada accesa non permettesse di guardarsi sul serio.
“I tuoi racconti dettagliati mi rendono geloso” Jan distolse lo sguardo imbarazzato. Appalesare le proprie emozioni lo metteva sempre a disagio. Miguel si sentì esultare nel profondo.
“Sei geloso di me Jan?”
“Sì, e non c’è da scriverlo a caratteri cubitali! Lo sono e basta!” al colmo di un nervoso che gli impediva di stare fermo, si mise a sedere. “E poi sai che ti dico? Non mi interessa affatto sapere se quel che affermi sia vero o meno. E dopotutto non potrei mai pronunciarmi dal momento che non ho una bocca mozzafiato ne tanto meno una quinta di reggiseno!”
Negli occhi di Miguel brillò un lampo di compiaciuta malizia.
“Sulla prima non sono d’accordo, sulla seconda potrei sempre fare un’eccezione” aggiunse sogghignando pericolosamente all’indirizzo del compagno.
A Jan si gelò il sangue. Restarono per qualche secondo in silenzio, poi Jan tornò con più calma: “Senti, va bene, hai voluto scherzare ed io ci sono pure cascato come un’idiota, ma non ti pare di esagerare ora?!” si accorse di essere nel panico, il discorso stava degenerando su argomenti pericolosamente scottanti e lui non solo non sapeva come difendersi, ma non sapeva come sfuggire alla vicinanza sempre maggiore del collega….o forse semplicemente non voleva.
“Perché?” lo incalzò maliziosamente Miguel “hai paura? No, non dirmelo, il grande commissario Maybach, colui che con i suoi interrogatori fa tremare gli indagati messi sottotorchio, che ha paura di stare da solo con il suo sottoposto, nello stesso letto e…così vicino”.
Il tono dell’ispanico era diventato voluttuosamente irriverente, i suoi occhi braci ardenti che cercavano di penetrare quelli blu oceanici dell’amico. Fuoco contro acqua…acqua che anziché spegnere quel fuoco lo alimentava, in una chimica di mente e corpo che sfuggiva a qualsiasi naturale reazione conosciuta.
Jan indietreggiò istintivamente, ma solo quando sentì sulla schiena il tocco del gelido ferro della spalliera del letto si accorse di essere in trappola; Miguel ormai si era avvicinato talmente tanto che i loro visi quasi potevano sfiorarsi. Quel contatto lo stava spiazzando, distruggendo tutte quelle che finora erano state le sue certezze…e proprio per questo vi trovava qualcosa di irrefrenabilmente desiderabile, qualcosa che lo attirava quanto il fuoco attira una farfalla che ad esso si avvicina, incurante del rischio di rimanerne bruciata.
“Adesso basta!” lo scacciò Jan furioso, respingendolo dall’altra parte del letto, cercando di mantenere una certa dose di contegno e del suo proverbiale sangue freddo “ti stai prendendo gioco di me e questo proprio non lo sopporto! Cos’è credi di essere divertente?! Credi che io sia una di quelle donnette che di tanto in tanto vengono a scaldarti la parte vuota del letto?! Beh bello mio mi spiace ma stavolta hai sbagliato preda!”
Fissò Miguel con una tale intensità che avrebbe potuto incenerirlo all’istante, ma con uno sguardo che esprimeva tutt’altro che rabbia.
“Perché devi sempre rimarcare questo particolare” lo stuzzicò Miguel con aria di sfida “credi davvero di essere un santo tu? Si? Allora vogliamo parlare delle tue di avventure…che ne so, potremmo cominciare da quell’avvenente vedova nera che ti usava come suo giocattolo personale… dell’assistente sociale…. L’amica della Corradi, l’insegnante di medicina forense! Devo continuare?”
“Certo che anche a te hanno bruciato parecchio se ancora a distanza di tempo continui a rimuginare su queste storie…” la voce di Jan aveva un non so che di compiaciuto; non per senso di rivalsa, ma come se ora avesse avuto la conferma che cercava e sperava da tempo.
“Io non intendevo rimuginare ancora su ciò che è stato. Solo volevo farti passare la convinzione che io sia sempre il diavolo e tu l’acquasanta!” ribatté Miguel punto sul vivo.
Lo scontro iniziava a farsi decisamente più interessante per entrambi; Jan sembrava essere riuscito a capovolgere la situazione.
“Secondo me è ben altro il problema…tu sei geloso di me almeno quanto io lo sono di te… E’ più che evidente” sogghignò facendo spallucce.
Sui due scese un silenzio glaciale. Jan attendeva una risposta che per il momento Miguel non voleva dargli la soddisfazione di avere. Rimasero a fissarsi per qualche secondo, parlandosi con un linguaggio che solo i loro occhi ed i loro cuori sapevano comprendere.
“Forse avrei fatto meglio a dormire su quel gradino aspettando Benni. Almeno la sensazione di freddo sarebbe stata solo fisica”. Jan fece per alzarsi dal letto ma Miguel lo bloccò afferrandogli un braccio.
“Aspetta. Si, hai ragione mi girano, e mi girano parecchio anche! Lo so, penserai che sono un egocentrico, un maniaco, un’idiota e chissà cos’altro. Ma io a te ci tengo. E sottolineo IO. Non certo quelle approfittatrici che vedono in te il bel giocattolino da passarsi una sera o al massimo per un po’ e che al pensiero di qualcosa di serio se la danno a gambe, piantandoti senza tanti complimenti e senza farsi scrupoli di camminare suoi pezzi del tuo cuore!”
Miguel era sincero e Jan gioì nel profondo dell’anima a quelle parole. Tanto che si accorse troppo tardi di aver istintivamente replicato con un altrettanto sincero “credi che per me non sia lo stesso?”.
Le orecchie del compagno si drizzarono come quelle di un cacciatore all’udire l’avvicinarsi della preda. E non poteva certo lasciarsi sfuggire quell’occasione.
“Cosa stai cercando di dirmi?” lo sollecitò Miguel, gli occhi ridotti a due fessure che fissavano l’amico come a voler penetrare nella sua, a lui ben nota, corazza.
Accorgendosi di aver parlato troppo, Jan si morse la lingua. Ma ormai era tardi.
“Che…che anch’io detesto quelle donnette da quattro soldi che fanno le gatte morte solo per venire a letto con te e non capiscono invece quanto vali veramente! E non certo solo per quello!” gli occhi di Jan si colorarono della tonalità del mare in tempesta. “Cioè quello io non lo posso sapere…credo…!” Cercò di correggere il tiro, la voce sempre più incerta, le guance rosse di imbarazzo, l’astuta malizia che lo aveva portato a ribattere testa a testa con il collega facendo capitolare quest’ultimo pochi attimi prima, cancellata da quell’improvviso ed inaspettato colpo di spugna.
Miguel ascoltava, trattenendosi a stento da quello che tutto il suo essere gli stava suggerendo. In agguato…ecco come si sentiva. In agguato aspettando un momento che stava tardando anche troppo.
“E che d’altro canto…” continuò Jan che ormai non aveva più nulla da perdere “le invidio. Per le attenzioni che dai loro. Perché possono essere, anche se per poco, parte di te”.
Il tono del collega, ora colorato da note profondamente malinconiche, trafisse dolorosamente il cuore di Miguel.
“Ma Jan io e te siamo sempre insieme! Le attenzioni che ho per te loro non se le sognano neanche!” obiettò.
“Tsk, come no? Sempre insieme…eppure sempre divisi”.
Jan fissò Miguel dritto negli occhi; uno sguardo colpevole, intriso di palpabile disagio.
“Sai Miguel? Ti sembrerà stupido ed oltremodo insensato e se ti può consolare neppure io riesco a capacitarmi della cosa, ma…per una volta, anche solo per una maledettissima volta…” il biondo, contravvenendo alla propria natura oltremodo riservata, si stava letteralmente strappando le parole dal petto “ecco… per una volta vorrei essere al posto di una di quelle Meike, Erike, ecc!”.
Una bomba. Se Jan avesse lanciato una bomba in quel momento, probabilmente non avrebbe fatto altrettanto rumore né danno. Ma era esattamente questo che Miguel sperava.
La volpe era uscita dalla tana ed il cacciatore poteva finalmente farla sua.
“Speravo che lo avresti detto” sorrise
“Lo speravi?” Jan, stupito per la confessione appena fatta al collega, trasalì ancora più scioccato.
“Si. E ti dirò di più…lo sognavo da tempo” aggiunse.
“Lo… sognavi?!” incalzò il biondo “ E…” ma non riuscì a finire la frase perché Miguel, colmando in un balzo la distanza tra loro, si prese prepotentemente la sua bocca, trascinandola in un bacio esplodente di passione.
“Allora? Ti ho prosciugato le parole rimaste?” abbozzò con un sorriso, mollando la presa e fermandosi a guardare con vivo piacere l’espressione attonita del compagno.
Fu un attimo; quando Jan realizzò ciò che era appena successo afferrò Miguel e senza pensarci due volte ricambiò il bacio appena ricevuto con focosa partecipazione.
“Strano, questa proprio non me l’aspettavo…avrei scommesso che mi sarebbe arrivato un pugno…” osservò meravigliato il moretto.
“Felice di essere stato io per una volta a stupirti” gli sorrise deliziosamente il biondo.
“Certo che sei davvero un infame” protestò Miguel con furbo disappunto.
“Perché?”
“Invece di girarci tanto attorno e farmi mille scenate, avresti potuto anche parlar chiaro prima!”
“No, ma senti da che pulpito vien la predica…parla proprio quello che ancora oggi la mena su conquiste passate e nemmeno sue!” concluse Jan allungandogli una cuscinata.
“Ehi ma cosa…?!” si parò appena in tempo da un altro assalto. “Vuoi la guerra allora eh?! Guarda che qui sono nel mio territorio e quindi nessuno mi può battere!”
“Non esserne troppo sicuro!” rise il compagno continuando gli attacchi.
Cercando di difendersi e di colpire a sua volta, Miguel si riavvicinò abbastanza da strappare il cuscino di mano a Jan ed immobilizzarlo sul letto.
“Adesso ti faccio vedere io chi comanda!” sibilò divertito.
“E come sentiamo?” lo provocò Jan.
“Ora vedrai….” sogghignò con tenera malizia Miguel avvicinando la bocca al collo del compagno, scostando leggermente la sua maglietta candida per scoprire quanto gli bastava per il momento, ed iniziando a soffiare delicatamente sulla sua pelle bollente. Sentì un gemito soffocato uscire dalla labbra del collega e questo lo motivò ancora di più. Perlustrò piano il collo, risalì lungo la mascella fino ad arrivare alle invitanti ed agognate labbra, sfiorandole con le proprie in baci eterei dal tocco appena accennato. Un vero tormento. Non voleva concedere troppo e subito, non c’era fretta. Dopotutto avrebbero avuto tutta la notte a disposizione.
“Quanto mi piaci” sussurrò a mezza voce.
“Se stai cercando di impressionarmi, ti avverto che... sei sulla buona strada…” mormorò Jan con un ansito. “Ma attento che non mi accontento facilmente”.
Vedendo la reazione di poco prima e conoscendo il carattere riservato del collega, Miguel non si sarebbe mai aspettato tutta questa improvvisa intraprendenza da parte sua e la cosa non gli dispiacque affatto. Era segno che i suoi sentimenti per lui erano altrettanto profondamente ricambiati.
Un altro bacio e un altro ancora, ogni volta più lento, più gustato, più approfondito da parte di entrambi, un preludio del vicendevole desiderio di appartenere l’uno all’altro fin nel profondo del proprio essere.
Le mani di Jan, dopo aver sfilato la canotta a Miguel, percorrevano in lungo e in largo la sua schiena in accurate e sensuali carezze, mentre il moretto, una volta liberato il compagno dalla maglietta, iniziò a baciarlo senza tregua in una scia che abbracciava tutta l’area del suo torace, per scendere poi lungo la linea dello sterno, giù fino all’inizio dell’inguine.
L’ispanico si staccò un attimo per osservare l’effetto della sua opera, beandosi nel vedere l’amante, scosso da onde di piacere, inarcarsi sotto di lui al ritmo dei suoi tocchi ora più lenti e sensuali, ora più audaci e passionali.
Ma pensare di avere già l’amato completamente in suo potere fu un imperdonabile errore di valutazione, perché Jan approfittando della tregua, con un colpo deciso ribaltò le posizioni ponendosi sopra di lui.
“Mai abbassare la guardia” lo prese teneramente in giro “dovresti saperlo con il lavoro che facciamo”
“Non ti facevo così pericoloso…almeno non da ” sghignazzò Miguel vedendo il suo sguardo accendersi sempre più di piacere.
“Massima allerta…” terminò Jan stringendosi a lui ed iniziando a tormentarlo di baci ovunque la sua bocca riuscisse ad arrivare. Passò le labbra sulle sue in un rapido affondo, fuggendo immediatamente lungo la linea della giugulare, giù fino alla punta di una spalla, assaggiando quella pelle prelibata e già bollente, scendendo a mordicchiarla fino al ventre, in un susseguirsi di baci voluttuosi alternati a sguardi tanto astutamente dosati, quanto maliziosamente compiaciuti.
E dal punto di vista di Miguel irresistibilmente sexy.
No, non era possibile, pensava l’ispanico, non era possibile che stesse accadendo proprio a loro, a quelli che tutti pensavano essere due eterni amici, immaginando con imbarazzo cosa si potesse nascondere sotto quei reciproci gesti quotidiani che travalicavano le barriere del semplice affetto. Eppure tutto questo era reale, era voluto, desiderato, ambito da parte di entrambi. E quella notte i loro cuori avvampavano nel fuoco della passione che finalmente libera di uscire si manifestava in tutta la sua prepotente completezza.
Miguel sorrise, lo sguardo immerso nei suoi pensieri, riuscendo a distrarre per un attimo il compagno e a ristabilire la propria supremazia. Ora era nuovamente lui a dirigere il gioco.
“Chi la fa l’aspetti” dichiarò trionfante.
“Me lo merito” sospirò rassegnato e divertito Jan “per aver abbassato la guardia dopo averti appena redarguito”.
“E tu davvero pensavi di poter mettere così facilmente al tappeto il grande Miguel Alvarez? Che illuso…” lo prese amabilmente in giro, sistemandosi tra le sue gambe e scostandogli dalla fronte una ciocca dei capelli biondi umidi di sudore, per poterlo guardare meglio negli splendidi occhi blu.
“Ora ti mostrerò il meglio del mio repertorio, qualcosa che tenevo in serbo per un’occasione speciale…per un amore speciale. Come il nostro” bisbigliò dolcemente.
“E quanto dovrò ancora aspettare?” lo sollecitò Jan con tenera impazienza.
Miguel gli rivolse uno sguardo profondamente dolce eppure magnetico, provocante, penetrante ed oltremodo allusivo, uno sguardo che prometteva una nottata rovente.
“Che lo spettacolo abbia inizio” concluse.
Jan restò nell’estasi di chi aspetta qualcosa che si è tanto desiderato senza sapere nemmeno di desiderarlo. Gustando appieno la maliziosa attesa che il tanto decantato show iniziasse, e ben felice di lasciare il timone di comando al compagno.
Il problema fu che il sipario crollò ben prima del previsto.
“Scusami Jan, è stata l’emozione” si giustificò il moro arrossendo. Jan capì bene cosa era successo, e l’amò ancora di più, ma non resisté alla tentazione di fargli assaggiare un po’ di polvere.
“Ma Miguel, meno di un minuto e mezzo, anzi meno di un minuto! Mi deludi!”
“Jan!”
“E l’amante latino? La macchina da guerra? Posso durare per ore, non smettere ti prego?” sogghignò malignamente. Miguel fu sul punto di ribattere qualcosa di pesante ma dall’espressione divertita di Jan capì che non era il caso di dare seguito a quel battibecco. Tornò a cercare le sue labbra: “Sono cose che succedono agli amanti latini quando trovano qualcuno che gli piace troppo” in un sospiro Jan accolse la bocca nella sua.
“Davvero? Non lo sapevo, e dopo?” replicò quando la fame di baci si fu placata.
“Dopo... beh dopo, messa da parte la figuraccia iniziale...dopo...”
E finalmente lo spettacolo iniziò sul serio, e , con buona pace di Haio decisamente stanco dei loro battibecchi quotidiani degli ultimi tempi sulle rispettive conquiste, si protrasse ben oltre la notte.

lunedì 30 agosto 2010

Adelante, adelante...



Adelante adelante c’è un uomo al volante, c’è un ombra che sembra il diavolo alla radio passa un vecchio pezzo di Francesco De Gregori mentre Jan e Miguel stanno per tornare alla loro centrale...
Dalle radure brulle alla città. Da Garcia ad Alvarez, di nuovo
Da Kropp a Maybach...
Adelante adelante Il destino è distante alla fine dell’avventura
- Questa volta è andata bene, ma basta Miguel, basta incarichi sottocopertura!
- A me lo dici? Stavo per andare a Tenerife con Julie, la ragazza più sexy di Lipsia!
Espressione stranita di Jan
Miguel pure s’intristisce mentre cerca un’altra frequenza, magari musica tedesca!
- A questo punto ci sarà andata con un altro
- A si? Ma non avevi detto che non vedeva l’ora di farlo con te in tenuta da polizia stradale, con tanto di capello e occhiali da Serpico?
Alvarez spalanca gli occhi e si volta dalla sua parte
- Devi sempre rincorarti tutto quello che mi esce di bocca?
- Sono un poliziotto Miguel, è il mio mestiere
Silenzio
- Piuttosto che accadrà a Kropp, sarà arrestato?
- Gli ho detto che ci avrei messo una buona parola
Jan diventa riflessivo
- Ti eri affezionato a lui
- è vero... in parte
Miguel si tocca il collo della maglietta nera. Inizia a fare caldo
- in parte?
- Cioè tu e Ina, e Haio, è diverso
- Ti mancavamo, è questo che vuoi dire?
- Certo che mi mancavate. Per questo dico che hai ragione, non voglio ricascarci, non voglio più fingere di essere un altro. E poi...
- Poi cosa?
- Jan è dura, fingere di essere amico di qualcuno e poi fregarlo, non sono così
Lo guarda intensamente.
- mi sono odiato, non sono una carogna!
- Lo so Miguel, ti ho visto molto provato da questa faccenda
Miguel cambia discorso
- però non è solo che mi mancavate è che proprio quelli della stradale.. mmm non lo so
- cosa?
- Ecco non so se mi troverei bene con loro, non sembrano solidali come noi. Anche Kropp con il suo compagno, non si sentiva protetto
Jan sorride con dolcezza
- Tu invece ti senti protetto, vero Miguel?
- ehm... mi... sì, infetti!
Imbarazzo
- sento che mi volete bene, che vi occupate di me anche se qualche volta faccio cavolate
- Di pure molto spesso
- Ora non esagerare!
A quel punto sono davanti alla centrale. Miguel accosta la piccola Mercedes
- Devo riconsegnare la Smart poi finalmente parto
A quella Jan sembra deluso
- Non pensi dovresti riprenderti dallo stress? Hai rischiato parecchio, sei quasi finito in mano ad una banda internazionale di trafficanti!
- Jan, per tua informazione in vacanza ci si va per riprendersi dagli stress del lavoro!
- Ok non ti scaldare tanto!
Poi ci ripensa e torna sull’argomento
- Ci vai sempre con Julie?
- Te l’ho già detto ha preso il volo. Ora che mi ricordo mi ha lasciato un sms proprio stamattina nel quale diceva che ha seguito tre sue amiche a Mykonos, dopotutto le ferie le aveva solo questo periodo
- Mi dispiace Miguel
Miguel lo guarda strano e con un punto interrogativo disegnato in faccia.
- Non hai la faccia di qualcuno che è dispiaciuto anzi sembri raggiante che mi vada sempre male con le ragazze. Che cavolo!
- Non pensare male!
Ma lo dice sghignazzando
- Dovresti essere contento di aver scoperto prima che Julie non era proprio così presa come pensavi
- Bella consolazione! Ora vado...
- Aspetta Miguel, un’ultima cosa...
- Cosa?
- Intendi andarci da solo a Tenerife?
- Ma di che parli Jan! Sveglia! La prenotazione è saltata da un pezzo
- E che farai?
Non lo so devo ancora decidere. Ma penso che andrò all’agenzia a cercare di recuperare qualcosa poi mi infilerò in qualche Last minute
Jan prende fiato, come se stesse cercando le parole più adatte
- Perché ora ho anch’io cinque giorni di permesso, te ne ho parlato qualche tempo fa, prima che ti calassi nella parte di Paul Garcia ed intendevo portare Benni a Colonia dalla nonna. Certo non è allettante come qualche paradiso tropicale o Tenerife insieme ad una quarta di reggiseno
- Beh chiaro
- Tanto o a Tenerife o a Parigi non sareste usciti dalla camera, giusto Miguel?
Sorride complice Jan
- Amico, tu mi conosci bene
- Solo i tuoi resoconti...
- e quando parti per Colonia?
- Domattina. Il tempo di fare i bagagli...
Miguel lascia Jan per portare l’auto al deposito. Poche ore dopo è a casa sua. La valigia è pronta. La segreteria pullula di messaggi.
Amore, sono Julie, che fine hai fatto? Quando si parte? Sono stanca di aspettare!! Mi richiami? Miguel... tesoro!
Mentre cancella il nastro Miguel si sta domandando se sarà il caso di togliere di mezzo i costumi ed infilare qualche camicia.

Vince

sabato 28 agosto 2010

giovedì 26 agosto 2010

Fuori pista



Titolo: Fuori pista
Autore: Frau Ale e giusi (l'ultima parte)
Fandom: Squadra Speciale Lipsia
Pairing: Jan Maybach/Miguel Alvarez
Storyline: Doppio gioco (quarta stagione)

Haio fa sapere: “Io e Ina torniamo in centrale, Jan tu accompagna Miguel a casa”
“D’accordo ci vediamo dopo” l’auto parte, Jan si avvicina a Miguel.
“Come va?”
“stavo meglio prima”
“sono contento di rivederti, sai Miguel”
L’ispanico è sospettoso, “che c’e ti sono mancato?”
Jan distoglie lo sguardo
“No non posso crederci, quel pasticcione di Miguel Alvarez che si fa so fa pure beccare sottocopertura ti è mancato? “ silenzio “dimmelo forza, tanto so che è quello”
Jan sospira “e va bene si...si mi sei mancato, contento?” Miguel sorride sornione e soddisfatto ma avvertitamente si appoggia all’auto e il contatto gli procura una fitta al braccio offeso.
Jan gli è prontamente accanto “fa male?”
“Che domanda ti pare che stia ridendo?”
“Fino a due minuti fa si” Jan appoggia la mano sul braccio a Miguel che sta per ribattere. È un attimo una scossa li attraversa, i loro sguardi s’incrociano, i volti così vicini “meglio che ti accompagni a casa ora”
“Però guido io Jan, sono stufo di trappole a due ruote!”
“AH non se ne parla, questa è la mia auto di servizio, e poi ti fa male il braccio” Miguel lo fissa per una attimo “ehi non sono mica un moribondo e poi non puoi negare un desiderio ad un eroe che si è ferito in servizio”
“Ferito? E solo una botta, mi spiace Miguel ci hai provato”
“Mi arrendo! E meno male che ti ero mancato eh?”
Miguel sale in auto, lui e Jan si trovano fianco a fianco in silenzio.
“Mi sei mancato anche tu Jan. Non mi piace lavorare da solo. Senza di te intendo...”
A quella dichiarazione inaspettata Jan sento qualcosa sussultargli dentro
“Allora la prossima volta evita di suggerire l’idea ad Haio”
“Forse intendevi Miguel tieni chiusa quella boccaccia?”
“Più o meno ma più gentile” sorride Jan.
“D’accordo, messaggio ricevuto" sorride di rimando Miguel mentre l’auto parte.
“A proposito, stavi diventando davvero amico con quel ricciolino, come si chiamava?”
“Andi”
“Te lo ricordi bene...”
“Che sei geloso?”
“No solo che.. lo conosci da poco... ”
“Sai meglio di me che sul posto di lavoro possono nascere buone intese, complicità” Jan si inalbera: “Cioè avresti preferito lui a me come collega? Quel biondino?” Miguel avvicina la testa alla sua, poi gli accarezza la nuca “Tranquillo dolcezza, tu resti il mio biondino preferito”

mercoledì 25 agosto 2010

Ambasciata imprevista




Titolo: Ambasciata imprevista
Autore Frau Ale e Giusi (l'ultima parte)
Fandom: Squadra Speciale Lipsia
Pairing: Jan Maybach/Miguel Alvarez
Storyline: Fuori controllo (quarta stagione)
WARNING: Contenuti slash



“Aspettate, ha detto che vuole parlare solo con Maybach”
“D'accordo”
“Ma c'è una condizione”
“Quale?” Haio indica i vestiti
“Teme che nascondiamo qualcosa per precauzione pretende che te li tolga.
E un’altra cosa: devi entrare ammanettato"
“COSA? MA CHE SIAMO IMPAZZITI?” sbotta Miguel parandosi davanti al compagno, rosso in volto ed espressione infuocata:
“NO TROVATENE UN'ALTRA DI SOLUZIONE, NON SE NE PARLA!”
“Miguel già è tanto che abbia accettato di contattarci è la sola occasione che abbiamo,
dobbiamo stare alle sue regole
“MA TU NON ENTRI LI’ JAN SOPRATTUTTO NON COSI’!”
sbraita Miguel all'indirizzo dell'amico.
Haio lo richiama “Non possiamo permetterci di sprecare l'occasione! Queste sono le condizioni e noi le asseconderemo! Credi che a me faccia piacere mandare anche Jan da quel pazzo?!”
“Coraggio Miguel so quel che faccio!” cerca di rassicurarlo Jan.
Pochi minuti dopo tutto è pronto, le condizioni rispettate. Jan si è tolto tutto tranne i pantaloncini neri. Un poliziotto sta per legargli tra loro i polsi quando Miguel Alvarez lo blocca e poi lo scansa:
“Lascia, ci penso io” Lo fa in silenzio, gli sguardi incollati che parlano una lingua incomprensibile agli altri.
Un attimo prima di entrare in quella maledetta stanza Miguel appoggia la mano sulla spalla di Jan...
il contatto di pelle provoca un brivido ad entrambi “qualunque cosa accada io sarò lì con te”
Jan sorride senza girarsi “Lo so... lo sento... ci vediamo dopo”
La porta lentamente si apre...



Dopo mezz’ora Jan esce dalla stanza dove il rapitore si è segregato con Ina. È seminudo e nonostante la temperatura non sia estiva sta ancora sudando per la paura, l’emozione, la rabbia di trovarsi dentro quella situazione imprevista. È scosso da un brivido, questa volta è freddo. Un attimo dopo Miguel si avvicina a lui. Convulsamente si toglie la giacca e la pone sulle spalle dell’amico con gentilezza. È quasi un abbraccio.
“Come sta Ina?"
“Abbastanza bene”
“E tu?”



AGGIORNAMENTO

Ina si allontana accompagnata da Haio e alcuni poliziotti. Miguel si avvicina a Jan ancora mezzo nudo con la sua giacca poggiata sulle spalle.
"è finita finalmente!" dice cingendogli il collo con un braccio da dietro.
"Sì, hai ragione, è finita per fortuna. Ina è molto provata e anche tu a quanto vedo..." si volta dalla sua parte.
Miguel si stacca imbarazzato "Io... io sono contento che quel pazzo sia finalmente in manette! Se pensi a tutti i rischi che abbiamo corso!"
"So a cosa ti riferisci ma... ma dovevo farlo!"
Silenzio.
Miguel guarda Jan con aria pensierosa.
"Che c'è?"
"La prossima volta vado io!"
Jan sorride: "Per fare colpo su di Ina?"
Miguel lo guarda male. "Vuoi proprio che ti dica quel che penso!?"
"Meglio di no" di nuovo silenzio "E poi non avresti potuto..."
"Perchè?"
Per tutta risposta Jan infila un dito nel colletto della sua camicia: "Perchè vedendoti con tutto questo pelo che ti porti dietro avrebbe pensato che ci nascondevi qualcosa..." ridacchia Jan allontanandosi...
"E io che mi preoccupavo per te!" commenta Miguel seguendolo, finalmente sereno.

martedì 24 agosto 2010

Fianco a fianco

Sì, il faccia a faccia è invitante così incentrato nel gioco di sguardi, seduzione, ma mantiene anche una certa distanza. Il fianco a fianco è già essere a contatto, si crea una complicità più tenera, intima... e si presta di più alle coccolosità ora più vissute ora più fugaci... (Frau...)

Legittima difesa

Lo sport uccide


La milionaria

Overdose

Effettti collaterali

La ragazza venuta dall'est

lunedì 9 agosto 2010

venerdì 30 luglio 2010

Jan so sexy

Questo video è dedicato specialmente alle persone che amano Jan. A tutte quelle che amano i ciccini, e in particolar modo a qualcuno che stanotte ha sognato... ehehehhe.
Mi mancherai piccola stella, le nostre email sono diventate un momento speciale ç____ç grazie!

giovedì 29 luglio 2010

lunedì 26 luglio 2010

Le coccolosità hanno trovato nuova linfa




Hanno un rapporto molto stretto

Ti dirò a me ha dato a volte l’impressione che tutti più o meno abbiano intuito il rapporto “particolarmente stretto” che lega Jan e Miguel e del fatto che lo stesso vada oltre i confini del lavoro, ma che in ogni caso non se ne facciano accorgere dai diretti interessati visto che sono convinti di nasconderlo così bene!




Quel dirsi tutto

...è una cosa estremamente familiare quel dirsi tutto; queste piccole chicche di momenti tra loro sono davvero troppo carini…e la dicono molto lunga ! Sarà che poi da quando ho iniziato ad apprezzarli come coppia e mi sono messa a discuterne con te, in ogni loro occasione insieme vedo un momento di tenera coccolosità.


L'apologia delle coccole


Sai io vedo Miguel come un cucciolo che ispira coccole a pelle proprio, ma decisamente come lo vedi; per com’è, per come si comporta, per quel carattere da ragazzino che è cresciuto troppo in fretta e cerca di fare il grande uomo, ma che in realtà ha un desiderio smisurato di coccole, affetto e di tutto il bagaglio che queste attenzioni portano con sé. Ed ha trovato pane per i suoi denti, perchè Jan sotto quell’apparente scorza freddina e professionale e davvero dolce e un gran coccolone e non perde occasione per dimostrarlo! Per questo si completano e, passami in termine, si “incastrano” perfettamente sia a livello di carattere che a livello umano; da un lato c’è Miguel che brama coccole e contatto umano su tutti i livelli e non si fa problemi ad appalesarlo, dall’altro Jan che non riuscendo ad esternare lo stesso bisogno pur provandolo fortemente, trova la propria realizzazione nel dare a Miguel le stesse attenzioni che vorrebbe ricevere per sé, appagandosi nel vedere l’effetto che le stesse fanno sull’amico e provocando una reazione a catena, in quanto anche Miguel non si fa certo pregare per restituirgliele esattamente come Jan poi non si fa pregare per riceverele indietro!

Il tutto gentilmente offerto da Frau :) Per i batticuore, la bava e le scalmane si ringraziano i protagonisti della serie che da il nome a questo Blog

domenica 4 luglio 2010

Le presunte frottole di Miguel



Titolo: Le presunte frottole di Miguel

Fandom: Squadra speciale Lipsia (Soko Leipzig)

Personaggi: Jan Maybach, Miguel Alvarez

WARNING: NC 14

Storyline: seconda stagione

Sinossi: Jan ha perso una scommessa con Miguel, gli deve offrire una cena...

Avviso: I personaggi di questa fiction non mi appartengono, la storia e gli avvenimenti sono tutto frutto della mia fantasia


“Hai perso la scommessa, mi devi una cena!” esordisce Miguel con il sorrisetto più soddisfatto del suo repertorio.
“Sì, è vero, era stata la moglie a farlo fuori come dicevi tu e non l’amante. Ma scordati il ristorante, questo mese sono davvero al verde”
“Ho della carne da scongelare, io te la porto ma cucini tu”
“No, a fare una spesa ci arrivo. Porta del vino non la voglio la tua carne. Chissà da quanto starà nel tuo congelatore. Quell’animale non sarà stato ucciso neanche in questo millennio!” Jan fa una faccetta alquanto schifata.
“Il solito salutista e malfidato! L’ho congelata appena una settimana fa! Avevo una cenetta con due giovani fanciulle bisessuali come ospiti, sai volevano divertirsi con me, poi una delle due ha avuto un impegno di lavoro e mi sono dovuto accontentare del Tête-à-tête. Così la carne in più non l’ho cucinata”
“Ma sentitelo” fa Ina dietro la scrivania. “La smetti di millantare conquiste assurde? Tanto sono più che sicura che di notte stringi il cuscino perché ti senti tanto solo” assume un’aria da finto melodramma. Miguel la imita stizzito “Tu stringi i cuscini, Miguel Alvarez ha sempre il letto affollato!” e dopo l’ultima sparata passa accanto a Jan e gli da una manata sul braccio.
“A che ora devo venire?”
“Alle otto. E mi raccomando, sii puntuale! A me e Benny non ci piace mangiare il cibo raffreddato!”
“Tranquillo amico mio, sarò superpuntualissimo!”


Quando Miguel esce dalla doccia, il telefono inizia a squillare. “Meno male che ho finito. Forse sarà Jan che ha avuto problemi per la cena” bofonchia tra sé.
“Pronto”
“Ciao stallone, sono Frauke, ti ricordi quella della buca. Dovevo venire Klarissa. Mi ha detto la mia amica che sei stato all’altezza...”
Miguel arrossisce toccandosi la nuca imbarazzato.“Che carina a pensarmi Frau, tutto bene?”
“Vengo stasera, e se tu sei d’accordo si unisce a noi anche Klarissa, almeno possiamo divertirci in tre come eravamo d’accordo. Ok?”
Panico... panico... panico.... ok ora chiamo a Jan gli dico che... s’è rotto il condizionatore, no alt è inverno, l’impianto del gas, è andata a fuoco la casa.... beh certo, se vengono Klarissa e Frauke tutte e due è sicuro che s’incendierà la casa. All’idea la sua fisionomia cambia ma poi ritorna in sé.
Ho voluto io essere invitato e ora gli do buca? Avrà pure fatto la spesa a quest’ora, ed è anche al verde. Penserà che sono uno stronzo o peggio, e Benny?“Hey, di casa? Ci sei ancora? pronto!” Frauke è infastidita.
“Non posso stasera bellezza, devo lavorare”
“Lavorare? E prendi un permesso, i delinquenti li sbatterà dietro le sbarre qualcun altro, mentre tu sbatterai noi due...” sogghigna piena di malizia.
“Ehm....”
“Insieme Miguel, pensaci! Klarissa ed io faremo un sacco di giochini saffici che ti faranno perdere la testa completamente”
Miguel ha le vampate. Da una parte focalizza quelle due tigri scatenate di Klarissa e Frauke poi dall’altra parte Jan che prepara la cena e poi butta tutto deluso. Benny con la faccia triste e sconsolata.
“Davvero sono spiacente. Devo proprio lavorare” Mi odio, sono il meno uomo degli uomini. Si accusa. “Devo lasciarti sennò farò tardi”
“Ma Miguel...”
Mette giù scaraventando il telefono con una forza non necessaria.
Si dice guardandosi allo specchio: “Miguel Alvarez, sei stato ufficialmente cancellato dalla razza umana”. Poi controlla l’orologio alla parete. Le sette e quaranta cinque. È quasi in ritardo.


“Papà perché non butti la pasta? Io ho fame” si lamenta Benny girondolando attorno al divano nervoso.
“Tanto Miguel arriverà come sempre in ritardo, non ho voglia di mangiare gli spaghetti scotti”
Guarda l’ora per la terza volta. Le otto e cinque. “Il solito ritardatario, mai una volta che fosse punt... ” non termina la frase che suona il citofono. Pochi secondi dopo Miguel entra defilato. Bottiglia di Rioja in mano.
“Sono tanto in ritardo?” sembra preoccupato. Ha messo il giubbotto nero e una camicia bianca, un po’ di gel sui capelli che più lunghi del solito si arricciano puntando verso l’alto.
“Entra dai, solo cinque minuti in effetti” Miguel si introduce nel grazioso appartamento e subito individua il piccolo di casa.
“Hola Benny!”
“Hola Miguelito. Dopo giochiamo al computer d’accordo?”
“Ricordati che devi finire il capitolo di storia” interviene Jan piccato.
“Ma papà!”
“Niente ma papà e vatti a lavare le mani”
Sbuffato il ragazzino ubbidisce.
“Me le devo lavare anch’io papà?” Miguel si rivolge a lui mentre si toglie il soprabito ridacchiando.
“Sì, e poi tagli il pane” un ultimo sguardo complice e poi Miguel raggiunge Benny al bagno.
Quando torna fa: “Questo odorino mi sta facendo morire. Che mi hai cucinato di buono?” si avvicina al compagno intento a girare gli spaghetti che fluttuano nell’acqua bollita.
“Pasta al sugo, la tua preferita” si volta e gli regala un sorriso radioso.
“Lo sai che ti amo, vero?” poi lo abbraccia da dietro. Tre baci sul collo.
“Finiscila”
“Mi vergogno a dirlo ma ho rinunciato alla miglior notte di sesso per un uomo, per te, per non darti buca. Capisci quanto ti amo?”
“Come no, sogni donnine allegre e ammucchiate come un quindicenne. Dovresti crescere”
Miguel si stacca da lui piccato “Ma perché te e Ina pensiate che m’inventi le cose. Non è colpa mia se le donne mi trovano irresistibile!”
“Sei quasi patetico. Invece di pensare al film pornografico che non vedrai, vai a chiamare Benny”
“Film pornografico?” ripete incredulo.
“Vai!”
“Vado vado, uomo di poca fede” ad un passo dalla stanza di Benny che nel frattempo cerca di finire il capitolo per poter giocare dopo, si gira un’ultima volta “Secondo me sei solo invidioso perché io ho sempre un sacco di appuntamenti e tu sei un musone che non esce con una donna da almeno qualche secolo”
Jan non gli risponde limitandosi ad una smorfia di disapprovazione.


La cena si protrae fino alle dieci. Miguel ha accettato ben tre porzioni di pasta. Benny ha iniziato a giocare da solo alla play e Jan ha già ricominciato a riassettare.
“Vieni Miguel?” strilla Benny mostrando la consolle.
“Aiuto tuo padre a mettere questi piatti nella lavastoviglie e sono da te”
“No vai pure, così finita questa partita almeno va a dormire. Non voglio che faccia tardi, il pulmino domani passa presto”
“Che importa per una sera, è un ragazzino così giudizioso” gli passa un coltello. Jan lo prede per il verso sbagliato. Appena la lama tocca la pelle lancia un piccolo urlo.
“Ti sei tagliato?”
“Non penso” apre il palmo e una riga al centro inizia a sanguinare.
“Cavolo, dove hai la cassetta del pronto soccorso?”
“Non preoccuparti, mi serve giusto un cerotto” Jan si tampona la ferita con un canovaccio poi si dirige in bagno seguito da Miguel
“Miguel? Che succede a papà?”
“Niente, tu ammazzane più che puoi di alieni che dopo gli facciamo una faccia così insieme” fa l’occhietto poi sparisce dietro la porta del bagno.
Jan è seduto sul bordo della vasca, mentre Miguel gli netta la ferita con un batuffolo di cotone colmo d’acqua ossigenata.
“Brucia?”
“Un po’”
“È stata colpa mia!” Miguel si sente avvilito oltre il necessario.
“Per un taglietto da niente?”
“Sono un pasticcione, lo dici sempre anche tu”
“Sono io che ho preso il coltello dalla parte della lama”
Miguel appoggia il cerotto sul palmo con delicatezza attento a non fare male all’amico.
“Finisco io di rimettere a posto. Tu gioca con Benny”
“Non esiste, io sono una schiappa con quel gioco. Lui vuole te”
“Ma”
“Non rompere Miguel, non morirò dissanguato se riassesto un po’ la cucina, e se proprio dovessi sentirmi male ci sarai tu a rianimarmi, no?”
Lo scansa e poi sguscia fuori dal bagno.


Miguel e Benny combattono contro i loro nemici virtuali, ma l’adulto ogni tanto lancia occhiate verso la cucina. Finalmente Jan che ha meticolosamente rimesso a posto ogni cosa. A Benny scappa uno sbadiglio.
“Sono quasi le undici, devi andare a letto!”
“Che barba...”
“Benny!”
“Sto andando” il bambino si rivolge a Miguel: “Resti qui?”
“Non ci dormo con tuo padre, russa troppo”
“Non è vero non russo” si difende Jan mentre prende posto sul divano accanto all’amico.
“Se resti ci vediamo domani a colazione” dice Benny prima di allontanarsi dentro la sua stanza.
Appena i videogiochi sono messi da parte, l’atmosfera cambia.
“Come ti senti?” Miguel si avvicina.
“Benissimo, davvero ti preoccupa questa cavolata?” apre la mano mostrando il taglio.
“Molto, il mio Jan non deve sanguinare” così dicendo gli mette il braccio attorno alle spalle e spinge la sua testa verso quella di lui. Le fronti si toccano.
“Sei uno zuccone, ma premuroso” gli fa Jan sorridendo. Miguel lo invita ad un abbraccio. Si tengono così per qualche secondo senza parlare. Jan abbandona il capo sulla spalla dell’amico. Miguel gli massaggia la nuca.
“Dormi qui?”
“Con te?”
Jan arrossisce “Con Benny?”
“Ho capito, almeno non abbraccerò il cuscino se ci sei tu. Come pensate te e Ina”
“Io non lo penso, ma lo preferisco”
Miguel si stacca e lo guarda interdetto “Perché?”
“Non lo so, ma tu pensi troppo alle donne”
“Sei geloso?”
“Sì un po’” ammette Jan. Per non far vedere il proprio imbarazzo si rifugia in un altro abbraccio. Miguel lo stringe a sé più forte.
“Il mio cucciolo è geloso. Cavolo che bello, non l’avrei mai pensato” un bacio dietro l’orecchio.
“Davvero ti fa piacere Miguel?”
“Me lo chiedi? Mi sono fatto scappare una notte di sesso per stare tra le tue braccia e sei che ti dico? Ho fatto proprio bene!” Per qualche attimo Jan pensa che potrebbe esserci qualcosa di vero perché Miguel sembra proprio convinto quando parla di queste due presunte conquiste.
“Ora basta, mi stai davvero irritando”
“Mi dispiace se sei geloso ma Klarissa e Frauke esistono se vuoi te le posso pure presentare”
“Non ci tengo!” Jan è palesemente nervoso e si stacca dalle sue braccia adirato.
“Ok se ti fa piacere ti dirò che sono le protagoniste di un porno, contento?”
“Non m’interessa, finiamola qui dai” volge lo sguardo alla camera da letto. “Andiamo a dormire sennò domattina sembreremo due relitti”
“Voglio chiarire prima”
“Non fare il ragazzino, non c’è nulla da chiarire” Miguel allarga le braccia mentre lo vede dirigersi nella sua stanza.


Jan è già a letto sdraiato quando Miguel si toglie la camicia e l’appoggia su una sedia. Poi è il turno dei pantaloni. In boxer raggiunge l’amico sotto le coperte.
Gli occhi chiari del commissario Maybach baluginano nel quasi buio. L’unica cosa che illumina è il faretto del box armadio. Miguel si mette di fianco. Guarda Jan che non dorme. Sguardo serio, fronte corrugata. Lo sente sospirare e dire poi: “Buonanotte Miguel” e voltarsi dall’altra parte.
Miguel resta zitto poi gli si avvicina invadendo il suo lato del letto. Lo abbraccia.
“Scusa, mi dispiace”
“Di cosa ti dispiace”
“Non lo so, che abbiamo litigato”
“Non abbiamo litigato Miguel, toglitelo dalla testa”
Miguel sente che a Jan sfugge un gemito e che non si sottrae al suo abbraccio.
“Ho paura di averti deluso”
“Non mi hai deluso”
“Mi vuoi sempre bene?”
A Jan scappa un sorrisetto.“Bambino viziato e rompino, sì ti voglio bene ma finiscila. Ora vorrai dormire attaccato a me come una vongola nel suo guscio?”
“Non ti è dispiaciuto l’ultima volta” a quella Jan si volta dalla sua parte. Restano un po’ a guardarsi nell’oscurità. Poi Jan si piega su di lui, appoggia la testa sul petto e lo stringe.
“Ci devi tenere un sacco a me e Benny se hai rinunciato a quelle due signorine che volevano entrarti nelle mutande”
“Me lo sono inventato”
“Lo so”
“Ma se fosse vero, ti ripeto, sarei felice di aver scelto di stare con te Jan” lo stringe a sua volta a sé. Gli bacia la fronte. Restano a coccolarsi per parecchio.
Sono quasi le tre di notte quando stravolti dalla stanchezza e consumati di baci, si addormentano.


Un paio di giorni dopo Haio manda Ina e Miguel a sentire due testimoni riguardo una rapina finita con un ferito grave. Jan gli serve per interrogare una teste. Alla fine dell’interrogatorio sudato e stanco, Jan si concede un panino al bar. Sta rientrando quando intruppa quasi su una giunonica fanciulla. Altezza un metro ottanta, quarta di reggipetto, molto appariscente.
“È qui che lavora Miguel Alvarez, vero?”
Jan la guarda completamente rapito.
“Ricaccia la bava bel biondino e rispondi”
“Sì, ora è fuori” imbarazzato ciondola da un piede all’altro. “Chi devo dire?”
“Sono Klarissa. La mia amica Frauke dice che l’altra sera gli ha praticamente attaccato il telefono in faccia rifiutando di stare con noi perché doveva lavorare. Non mi sembra da Miguel. Così ho pensato di passare da lui per sentire se sta bene. Magari ha un problema."
Jan è colto da un dubbio. Sorride divertito “Quanto ti ha pagato”
“Cosa?” fa lei confusa.
“Sì, questa scenetta. Ti ha dato cinquanta euro, no forse si è svenato ed è arrivato a cento!”
“Mi hai preso per una prostituta?” strilla infuriata “l’amore con Miguel lo farei gratis almeno altre cento volte, a letto è un vero stallone. Ma se ha colleghi così stupidi meglio lasciar perdere. Puoi dirgli che i suoi attributi se li tintilli da solo!” gira i tacchi e si allontana tutta nervosa.
Jan la guarda voltare l’angolo incapace di respirare o quasi. Quanta confusione in testa!
Si osserva la mano dove si è tagliato e tutto torna alla mente. I pezzi del puzzle si compongono da soli.
“E io dovrei essere un detective” si dice accusandosi. Non vede l’ora che Miguel torni da lui.
La scena sarà epica.

sabato 12 giugno 2010


Stralci essenziali di questa intervista finalmente tradotta dal nostro caro amico vince


"Andreas, Gabriel ed io eravamo già stati reclutati per SOKO. Mancava solo il personaggio femminile, Ina Zimmerman che è stata trovata attraverso un casting.
Di Gabriel Merz ho pensato subito che fosse più un clown che un attore!
Io e Gabriel abbiamo trascorso molto tempo insieme, dormito insieme, siamo andati alle mostre, ecc. Grazie all’esperienza io e lui abbiamo acquistato un buon ritmo. Un grande intesa.
Ricordo il primo giorno come il peggiore poiché tutti volevano sapere cosa fare e come recitare il loro ruolo. Eravamo tutti stressati. Gabriel voleva continuamente maneggiare le armi o le auto".
Servono commenti?

martedì 1 giugno 2010

martedì 25 maggio 2010

Ripassino

Semplicemente copiaincollato da un post fatto da me in un forum slash dedicato alla coppia Luke/Noah. Offre una panoramica a chi si mettesse in contatto per la prima volta con il mondo slashoso di SOKO Lipsia

Jan Maybachè un commissario di polizia a Lipsia, originario di Colonia. Vive con suo figlio Benny di 10 anni (almeno durante la prima stagione ne ha 10 poi, chiaramente crescerà) la sua ex è una donna problematica che ha preferito la carriera alla maternità. È un uomo molto riservato. In ogni occasione appare impeccabile e professionale. È un profiler. In passato ha fatto il modello, un lavoro sottocopertura per scovare un trafficante di droga.
Miguel Alvarezè il suo collega più giovane. Padre spagnolo e madre tedesca ha il sangue caliente, e non solo nel suo lavoro. Con i malviventi non conosce mezzi termini, duro, spavaldo. Un po’ rozzo nel suo approcciarsi ai casi. Ha un debole per le belle donne, non perde occasione per fare il cascamorto ma, in fondo, è un timidone, un romantico incompreso.
La loro amicizia non è il tipico rapporto odio amore ma è fatta di alti bassi e di contradizioni. Pur volendosi un gran bene spesso non si capiscono. Miguel soffre quando Jan fa il saputello, mentre Jan non vuole che si cacci nei guai ed è molto protettivo. Sebbene stiamo ancora parlando di ‘amicizia’ Miguel è estremamente possessivo nei confronti di Jan e non mancano dei veri attacchi di gelosia quando Jan si mostra interessato a qualche donna. Al contrario di quanto avviene nei telefilm americani dove lo slash quasi sempre si gioca tutto negli sguardi, in questa serie tedesca il fattore ‘toccarsi’ conta molto.La fisicità del loro rapporto non si mostra soltanto con le classiche pacche amicali o carezze, abbracci apparentemente fortuiti, Jan e Miguel fanno di tutto per stare insieme e quando sono vicini lo sono nel vero senso della parola. Nel senso appiccicati!

Per saperne di più chiedetemi pure, in ogni modo nel mio canale video trovate di tutto :D http://www.youtube.com/user/giupoo

giovedì 13 maggio 2010

Ti voglio sposare (seconda e ultima parte)


SECONDA PARTE
Jan entra in ufficio piuttosto scazzato. Qualche minuti dopo anche Miguel, ancora più scazzato. Le due donne si guardano allibite. “Guai in paradiso?” sussurra Berinike ad Ina. Sono in cucina davanti a una tazza di the.
“Hanno litigato, Miguel è un libro aperto. Tutti sentimenti li ha scritti in faccia”
“Poverini, però. Vorrei sapere cosa non va”
“Indagherò, dopotutto è il mio lavoro, no?” sorriso d’intesa.
“Ti consiglio Miguel, Jan è una torre inespugnabile”
“Ottima considerazione capo” Ina sorridendo complice, raggiunge l’ispanico impegnato a fingere di lavorare.
“Tutto ok?”
“Sì, certo, tu? Paolino?”
“Bene. Hai una brutta cera Miguel. Hai lottato con il cuscino stanotte?”
Si volta e la fulmina con gli occhi neri latini “Non mi va di parlarne” Ina intende subito il vero significato: ti prego Ina, dimmi che devo fare con Jan!
“Avete litigato vero?”
“Sì, di brutto. Penso sia finita”
“Non dire scemenze. Vi amate tantissimo. Figurati”
“Non così tanto, almeno Jan...”
“Cosa te lo fa supporre?”
dopo un lungo sospirò, la confessione: “Gli ho chiesto di sposarci e lui dice... dice che soffrirebbero Haio, Leni e Benny dunque ha rifituato, seccamente. Sai come è Jan. Tutto razionalità...”
“Ma il matrimonio non è irrazionale, oddio in certi casi...” ironizza.
“Io lo amo. LO STRAMO. Che c’è di strano a volersi sposare con la persona che si ama?”
“Niente, infatti penso che Jan non intendesse che non lo vorrà per sempre, ma per ora... non si sente pronto. Dagli tempo”
“Stiamo insieme solo da sei mesi ma ci amiamo da anni. Non vedo perché rimandare. Voglio vivere con lui. Ufficializzare la nostra posizione. Non ci vedo niente di brutto”
“Pensavi davvero che uno come Jan ti avrebbe buttato le braccia al collo dicendoti sì come qualsiasi ragazzetta che si vuol fare impalmare? Primo lui ha già un matrimonio alle spalle, un figlio. Ha realizzato la sua omosessualità da pochissimo. E, come ben sai, non vuole dare un dispiacere a Leni e Haio. Tutto questo marasma scoraggerebbe chiunque e se tu non ti sforzi di capire, beh Miguel in torto sei tu!” Miguel annuisce. Ina è saggia, Ina ha ragione!
“Gli parlerò”
“Bravo...” lei gli da una pacca sulla spalla e poi un bacino sulla guancia. Ma i buoni propositi di Miguel spariscono di fronte alla freddezza del compagno. Dopo la settima serata separati, Miguel, umore pessimo, decide di uscire da solo. Si reca al Marhaba un locale specializzato musica a volume moderato, alcol elargito in gran quantità da cameriere vestite come odalische. E da un gran numero di single maschi per questo le donne che si sentono sole a Lipsia lo sceglievano. Per l’appunto anche Ina e Berinike.
“Guarda che carini quei due” fece sapere la mora alla bionda.
“Ma se uno porta il parrucchino e l’altro ha una specie di gotta. Guarda che gambe gonfie!”
“Non ti facevo così sofisticata”
“Non pensavo fossi ninfomane” si guardano negli occhi e scoppiano a ridere.
“Su dai Ina, se proprio non riusciamo a rimorchiare faremo come i tuoi colleghi, ci titilleremo a vicenda” sghignazza in mano un martini con ghiaccio.
“Le cose non vanno bene. Hanno litigato”
“Poverini... cioè Miguel è tornato scopabile?”
“Come sei sensibile...”
“Tra due giorni Haio tornerà e io me ne andrò. Non avrò molte scuse per venirvi a trovare. A parte la nostra amicizia”
“Che dolce” le due donne si abbracciano e proprio nel mentre...
“Berinike!!” urla una ragazzetta sui venti. Capelli rossi e fisico prorompente quasi quanto quello del commissario. Grandi tette.
“Sorellina...” sorriso sbilenco. “Frey ti presento Ina Zimmerman, una mia collega”
“Piacerissimo...”
“Con chi stai?”
“Alcune compagne d’università ma le ho perse. E voi che mi dite? Qui per rimorchiare”
“Mi sembra chiaro che al Marhaba ci si venga per quello” Ina è acida. A parte che ha oltre dieci anni meno di loro, ma Frey ha tutta l’aria di essere una di quelle che ti butta giù dal piedistallo. Bella, sexy e anche sfrontata.


Miguel sospira con il suo on the rock in mano. Non è più avvezzo a quei locali e gli occhi gli bruciano per via della polverina che esce dalle bocchette dell’aria condizionata. La musica è a volume sempre più alto, ad una cert’ora funziona così. Ma lui si allontana dalle casse, con la mente è distante anni luce. Pensa a Jan, ha tantissima voglia di provare a riconquistarlo. Ha ragione Ina, non avrei dovuto insistere! Si accusa. Gli manca tanto il suo ragazzo, sia l’amico sia... il resto. Dopo oltre una settimana d’astinenza sente che potrebbe impazzire ancora qualche ora senza sesso. Si guarda intorno, la fauna del locale non sarebbe niente male. C’è un tipino di colore caldo, indossa una gonnellina inconsistente che ondeggia maliziosa. Bel sedere e non avrà più di diciotto anni! Ma c’è pure un biondino con le spalle larghe che visto da dietro potrebbe assomigliare a... due mani magre gli coprono gli occhi.
“Sorpresa!”
“Ina...!” si volta e trova pure la sua compagna di divertimenti “Berinike, capo... come mai da queste parti?”
“E tu? Non dovresti essere sotto casa di Jan a tirare sassi?”
“L’idea era quella”
“Avrà sbagliato strada” aggiunge Berinike stropicciandosi gli occhi col pensiero. Che c’è di male? Pensa che quel bel bocconcino di Miguel Alvarez avrà un’intera vita dedita alla sodomia, che c’è di male se per una notte ritorna al tradizionale? Sta per attuare la sua strategia di seduzione, quando alle loro spalle...
“Piacere amico di mia sorella e amico della collega di mia sorella. Mi chiamo e Frey, tu chi sei?”
Il trio di trentenni è sconvolto dall’arrivo della spavalda teen-ager.
“Mi... sono Miguel, Miguel Alvarez” la salivazione dell’unico maschio si azzera. Quella ragazzina è definibile solo in un modo: bomba del sesso.
“Caz... cavolo sei ispanico?! Io ho un debole per gli spagnoli, sono così calienti...”
“Tesoro datti una calmata. Non dovresti essere a casa?” interviene sua sorella “il convitto di suore dove abiti non aveva orari rigidi tipo tutte dentro prima delle dieci?”
“Sorellina non sto più lì, ora vivo in città con tre amiche” fa l’occhiolino. Le parole finisco lì che Frey ha già agguantato la mano di Miguel e lo trascina lontano dalle due single.
“Me lo ha soffiato”
“Tanto non succederà niente nemmeno con lei. È sotto un treno, pensa ancora a Jan”
“Mi dovrei riconsolare all’idea che con me avrebbe fatto cilecca?”
“Esatto” Ina si volta dalla parte della collega. La prende sotto braccio e la trascina in pista. C’è un biondino dalle spalle larghe al bancone del bar da solo. Chissà, magari con un po’ di fortuna si accorgerà di loro.


Sono fuori dal locale, è già molto tardi. Miguel Alvarez sta palleggiando con le tonsille di Frey. Sicuramente la ragazza più sexy che ha incontrato negli ultimi due anni.
“Andiamo da te?”
“Sempre così intraprendente?”
“Non sono una zoccola patentata. Ma tu sei un gran figo, mi tiri. Poi mi ha divertito scipparti a mia sorella” ridacchia boriosa.
“Ma cosa diavolo vai farneticando. È il mio capo tua sorella!”
“Balle, voleva entrarti a capo dritto nei pantaloni” piega le gambe fino a genuflettersi “ma l’onore spetterà a me” intrigante strofina il naso sulla piega dei calzoni. L’erezione spinge.
“Vuoi succhiarmelo in mezzo la strada?”
“No, sei un poliziotto, avrei dei pudori. Meglio a casa tua” si avviano. Mentre stanno per entrare nel portone, Miguel ha un ultimo scrupolo “Non sarò un po’ troppo grande per te?”
“A me sembri perfetto per me. Quanti anni hai?”
“Trentatré”
“Forte. Sei davvero vecchio per me” ammicca ciancicando ostentatamente un chewing-gum. Miguel la guarda un po’ schifato.
“Tranquillo bel moro, prima di.... cominciare, la butterò”
“Meno male”
Miguel avrebbe preferito non farsi fare un lavoretto di bocca seduto sulla sua poltrona preferita. Gli ricorda Jan. Poi, tra l’altro, Frey è proprio brava. Non proprio come Jan. Certo il piercing sulla lingua non è male, ma non è esattamente il suo genere.
“Basta con questi giochetti, voglio fare qualcosa pure io!”
“Come siamo caldi” lei si alza. Si toglie il vestitino con un gesto solo. Perizoma e balconcino.
“Ti piace il mio corpo?”
“Cavolo... sei stupenda!”
“Non sbavare troppo, anche tu sei sexy hai pure un bell’uccello”
“Frey...”
“Che c’è?”
“Un consiglio da un ragazzo più grande: non dovresti dire agli uomini con cui fai sesso che hanno un bell’uccello. Ti fa un po’ troia”
“Tesoro, si vede che sei nato negli anni settanta” sghignazza. Poi si toglie il tanga. “Ti piace?” si riferisce al pube, una strisciolina verticale simile a un punto esclamativo “o sicché sei vecchio preferisci il pelo alla selvaggia”
“Non sono così vecchio, e tu sei proprio uno schianto” così dicendo l’afferra per la vita e la trascina sul letto.
Quello che accadrà nelle ore successive riserverà orgasmi su orgasmi a lei, sensi di colpa a lui.
Dopo l’appagamento fisico c’è la depressione morale. Ho fatto un casino! Pensa a Jan, questa scappatella non gliela perdonerà. Fanculo a me che non sono capace di tenere a bada i cazzo di ormoni!
Poi si gira dalla parte della compagna di acrobazie sessuali. È sdraiata a pancia in sotto. I capelli sono sparpagliati in numerosi aloni, rossicci come i pochi peli del pube. Certo Frey, una bella tentazione. Poi a letto, una vera scoperta. Le ragazze di quell’età, il suo punto debole. La sveglia con i baci e riprendono a fare l’amore.
È mattino quando il commissario Alvarez si sveglia. L’amante appassionata della notte non c’è più e lui ha ancora addosso i bagordi notturni. Si strofina gli occhi. Sul posto vuoto del letto un biglietto: I ragazzi della vecchia guardia sarebbero orgogliosi di avere te come rappresentante. Sei insaziabile.... Diciassette orgasmi, battuto il mio record personale... faccina che sorride. Miguel straccia il biglietto. Lo fa in mille pezzi poi lo butta non cesso, non si sa mai Jan passasse da quelle parti. Sarebbe proprio una disgrazia! Si accusa rabbioso: invece di tentare il tutto e anche di più per riprendermi la persona che amo, me ne sto occupato ad elargire piacere ad una studentessa un po’ puttana. Sospira. È pure la sorella del capo. Questa volta l’ha fatta proprio grossa!


Jan entra al commissariato dismesso. Da quando ha rotto con Miguel si sente uno straccio. Gli manca l’amico, gli manca l’amante, gli manca il compagno. Tutto. Voleva sposarmi e io butto ogni cosa via per il mio stupido orgoglio. Che stronzo! Jan Maybach ha deciso di mettere da parte l’orgoglio che in quella settimana lo ha bloccato. Vuole parlare a Miguel. Questi arriva al distretto stanco, depresso e con la barba non fatta. Anche Ina ha le occhiaie e per solidarietà non lo fa notare al collega. Ha già istruito l’amica nottambula a fare altrettanto. Nessun riferimento alla sera precedente, soprattutto se nei paraggi c’è Jan.
“Ti devo parlare” Miguel se lo ritrova così, davanti al muso, il suo ex ragazzo. Come se fosse venuto fuori dal pavimento.
“Anch’io... ci ho provato ma tu...”
“Lo so... pranziamo insieme?”
“Certo”
Ma al pranzo non ci arrivano. Sono in macchina insieme. Tra un bacio e l’altro scuse date, scuse ricevute.
“È colpa mia”
“No è colpa mia”
“Infatti, sei una testa di cazzo”
“Perché ti voglio sposare?”
“No quello lo sono io, per averti detto no”
“Dunque?”
Jan sospira, ha deciso che se non lo dice tutto insieme poi, dopo, il momento passerà e sarà troppo tardi “Ti amo Miguel, tantissimo e accetto di sposarti, quando vuoi. Anche subito” gli occhi di Miguel si fanno scuri di passione.
“Amore mio...” lo abbraccia al colmo di una gioia senza precedenti. La notte con la studentessa sexy lontana anni luce. Distante, come il ricordo della prima polluzione notturna. Prosaica.



TERZA ( e ultima) PARTE


Jan e Miguel camminano per Prager Straße come due perfetti fidanzatini che stanno per coronare il loro sogno d’amore. Gravati di tre buste per mano, conversano felici, sereni, eccitati e divertiti. Combinazione bomba.
“Io non pensavo che il capo la prendesse così alla leggere” fa Miguel.
“Infatti non l’ha presa alla leggera, pensa sia una scherzo, è diverso!”
“Ma quando verrà alla cerimonia e vedrà che ci scambiamo gli anelli...”
“Giusto! Con tutto questo shopping per poco ci dimenticavamo degli anelli” si fermano alla prima gioielleria. Una bella ragazza con i capelli legati alla testa, li accoglie sorridente. Nell’altro lato del negozio ci solo due clienti anziani che stanno scegliendo dell’argenteria.
“Come posso aiutarvi?” fa la commessa tutta sorrisi e ossequi.
“Ci occorrono degli anelli di fidanzamento”
“Matrimonio. Delle fedi nuziali” corregge Miguel fulminandolo.
“Capisco, siete i testimoni e dovete regalarli agli sposi... aspettate un attimo, ho tanta roba bella per voi”
“Ma...” Miguel non fa in tempo a correggere che lei, sui suoi tacchi, vola nel retrobottega.
“Giovanotto, mi scusi” il commissario ispanico si sente chiamare dall’altra venditrice, una donna di mezza età. “Sia gentile, ho scordato gli occhiali a casa, può verificare il prezzo di questa teiera?” Miguel sorridendo si avvicina. Proprio in quel momento una terza venditrice esce dal retro. Si tratta di una bella mora. Prima guarda Jan, poi Miguel, e poi si rivolge alla sua collega impegna a cercare gli anelli.
“Ricordi il moretto dei diciassette orgasmi?” gli sente spifferare Maybach.
“Quello ben messo e con la lingua come un formichiere?”
“Sì esatto, Miguel! È quello che sta aiutando Anna a leggere quanto costano quei pezzi d’argento” A Jan crolla la mascella. La commessa coi capelli legati torna da Jan.
“Eccomi qui” appoggia una serie di scatolette sotto il suo naso. Jan rivolge a lei uno sguardo abbattuto all’altra uno cattivo, duro. Se potesse l’abbatterebbe con gli occhi. Ma a chi vorrebbe davvero spaccare il muso è il suo promesso sposo. Stringe i pugni e se ne va. Le due giovani donne restano basite. Quando se ne avvede, Miguel abbandona la sua condotta boyscout e lo segue fuori.
“Jan dove vai?”
“Fottiti!” si sente gridare dietro.
“Amore che succede?”
“Succede che sei un porco schifoso... diciassette orgasmi! Lingua come un formichiere. Non ce la fai proprio a tenertelo nella mutande, eh?” Miguel è sconcertato, con la rapidità del detective che si ritrova ricostruisce i fatti. Frey!
“Amore non so cosa tu abbia saputo ma ti assicuro che quella ragazza non vale nulla! Una storia di una notte. Solo sesso”
“Ma certo, questo dovrebbe consolarmi? Mi fai ancora più schifo!” urla.
“Ero arrabbiato! Ti avevo chiesto di sposarmi e tu avevi rifiutato per Leni e il capo. È stata una tentazione. E poi non lo sai, è la sorella di Berinike”
“Questo dovrebbe cambiare le cose?”
Miguel si fa triste. Accanto a loro passa gente, il fiume umano che al centro di Lipsia non smette mai di scorrere. Stanno dando spettacolo, o quasi.
“Ti odio Miguel, mi fai ribrezzo dal profondo...” poi un ultimo saluto: “Addio”
“Come addio? Jan dopodomani ci sposiamo!”
“Scordatelo” e così dicendo si allontana nella direzione opposta.



Arriva il giorno delle nozze...


“Quei due sono proprio incorreggibili” fa Haio a Ina, “non riescono ad essere seri nemmeno quando fanno gli scherzi” sebbene pensasse che non fosse vero, Haio ha messo il suo vestito migliore per l’evento. Pensa sia tutta una farsa e il mancato arrivo nel ristorante dove i sottoposti avrebbero dovuto scambiarsi le promesse d’amore e fedeltà, getta una luce strana su quel giorno. Sfortunato giorno, che avrebbe dovuto essere di gioia e romanticismo invece si è trasformato in una specie di incubo, almeno per i diretti interessati. Berinike, che da qualche tempo non fa più parte della squadra, arriva defilata. Anche lei è al massimo del look. Uno schianto di commissario.
“So cos’è successo Ina!”
“Davvero?”
“Mia sorella, che stronza!” sospira.
“Cioè? Lo ha detto a Jan?”
“Non volendo ma sì. I piccioncini per gli anelli hanno avuto la brillante idea di scegliere proprio il negozio dove lavora lei per pagarsi gli studi”
“E dunque? Gli ha buttato le braccia al collo appena lo ha visto?”
“Non so come si siano svolti i fatti di preciso. In ogni modo, mi ha raccontato che questi due bei ragazzi erano entrati per degli anelli e poi sono scappati così, nemmeno il tempo di sceglierne uno”
“Cavolo”
“Povero Jan”
“Già poverino”
“Ma non possiamo fare proprio niente?” chiede alla bionda. Ina risponde scotendo la testa. Il giocattolo s’è rotto. Gli unici in grado di riaggiustarlo forse, sono i diretti interessati.


Miguel è disperato. Vorrebbe tagliarsi l’uccello per essere sicuro di non sbagliare! Pezzo di cretino! Si ripete come in un mantra. Fare sesso con quella ragazzetta! “Ma non può buttare tutto per una stronzata simile!” urla. Mancano una manciata di minuti all’ora prevista alla cerimonia. E lui ha indossato lo stesso il vestito, un bel gessato grigio e blu. “Basta! Tu mi sposerai Jan, a costo di costringerti con la forza!” con quell’intento bellicoso si precipita fuori. Dieci minuti dopo è davanti alla porta di casa Maybach.
Dopo tre scampanellate gli apre. Dismesso, spettinato. Gli occhi sono ancora rossi di pianto. A Miguel fa una pena tremenda.
“Amore, io... io mi odio ti giuro mi odio”
“Vattene Miguel, i discorsi non servono. È finita!”
“No che non lo è. Tu mi sposerai perché mi ami! E metterai da parte quella storia di una notte! So di aver sbagliato ma non conta. Quanto accaduto quella notte, non conta niente per me”
“E io Miguel? Io quanto conto?”
“Tu sei tutto” gli occhi di Alvarez si fanno lucidi “ricordo quando ero attaccato a quei fili che mi tenevano in vita. Riuscivo a vederti nonostante fossi inebetito dai sedativi. Sentivo la tua angoscia. Mi eri sempre vicino. E io mi sono aggrappato alla vita perché non volevo lasciarti. Non prima di averti detto ciò che provavo”
“Lo so...”
“Ho avuto la fortuna di vivere. E oggi stavo per coronare il sogno, il mio sogno da quanto sono tornato a stare bene. Quello di renderti felice. Non posso pensare che per una stupida sbandata sto rischiando di perderti!”
“Ma tu non puoi ridurre tutto in questi termini. Hai sbagliato. Mi hai tradito. Potrebbe risuccedere!”
“No che non potrebbe! Pensi davvero che una donna qualsiasi, per quanto attraente, potrebbe competere con quello che provo per te?” Jan non risponde e lo fissa disarmato. Immobile. Miguel capisce che qualche difesa è stata abbattuta.
“Vestititi e seguimi, i nostri amici ci aspettano”
“Pensi che non lo vorrei? Ti amo al punto che ho messo da parte tutti i miei timori e ho detto di sì a questa follia. Ma ora...”
“Ora non è cambiato nulla. Sposami Jan. Sposami oggi. E saremo felici per sempre”
“Fino al prossimo colpo di testa?”
“No, fino alla vecchiaia. Voglio prenderti in giro quando non riuscirai nemmeno a fare le scale di casa”
“Smettila” Jan sorride finalmente.
“E io sarò lì ad aiutarti, a sostenerti” gli occhi di Miguel si riempiono di lacrime “e tu sosterrai me. È a questo che servono i mariti!”
Anche a Jan brillano gli occhi di pianto. Trattiene un singulto.
“Ma non credere che non la pagherai, giuro che per tutta la luna di miele non ti lascerò muovere un dito su di me”
“Sadico...” Miguel sorride, “ma accetto, se ora mi segui” Jan fa sì con la testa. Si abbracciano stretti e si lasciano andare in un bacio che sa di lacrime, di perdono. Intenso, appassionato come non mai. Poi via, verso la felicità.