sabato 31 ottobre 2009

Alcune chicche



Dolcetto o scherzetto?


AUTORE: me medesima
PAIRING: Jan e Miguel
GENERE: Romance
STORYLINE: tra la terza e la quarta (periodo secondo me nel quale i due....)
SPOILERS: fino alla puntata sopra citata
RATING:NC 17
DISCLAIMER: I personaggi citati in questa Fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Squadra speciale Lipsia"
SUMMARY: Jan e Miguel hanno una relazione da circa tre mesi. È la notte di Halloween e tutti i bambini sono in giro, bussando ad ogni porta e ponendo la solita domanda: dolcetto o scherzetto?
Feedback: giusipatito@yahoo.it





“Vedrai che questa volta la signora Schmidtgal con il suo fucile aria mozza qualcuno di voi lo fa fuori” fece sapere in tono gutturale Jan a suo figlio. Benni, nonostante i suoi quasi tredici anni era eccitato più che mai da Halloween. A Jan quella festa non piaceva. Non contando l’impegno come ogni anno di dover addobbare la casa con zucche arancioni, fantasmi e qualche ragnatela.
“Zia Erata, mi aiuti tu ad indossare il mio vestito da zombi?”
La donna oscillò la testa sconsolata: “Non te lo mettere Benni, ti prego. Quello che hai scelto lo scorso anno era già di per sé orrendo. Tutto sporco di sangue com’era! Mi vengono di nuovo i brividi a pensarci! Ma quello che sta di là anche peggio!”
“Perché ti impressiona? Il sangue era finto e ci doveva stare per forza, ero vestito da incidentato stradale!” precisò il ragazzo. Il travestimento da zombi che aveva preteso da suo padre era appoggiato nel suo letto. Alla fine fu Jan ad aiutare il figlio. Una volta pronto sembrava davvero un morto vivente!
“Benni”
“Sì papà?”
“Fai schifo!”
“L’effetto è quello giusto.” Sorridendo il ragazzino si allontanò da lui.
“Vado anch’io signor Mayback”
“Buon Halloween anche a lei, Erta.”
“Per lei buono che è giovane, piuttosto” Mentre indossava il suo cappotto la donna fece qualche domanda indiscreta: “Non esce? Non va in qualche discoteca?” domandò curiosa.
“Le discoteche non fanno per me. Penso proprio che resterò a casa a leggermi un buon libro.”
“Allora buona cultura signor Mayabck” salutò con la mano e poi chiuse la porta.
Jan sospirò. Non aveva programmi per quella sera. In realtà non aveva davvero voglia di mettersi a leggere il suo libro. Tra l’altro si trattava di un thriller fin troppo angoscioso. Di fatti, glielo aveva prestato un suo collega della scientifica.
“Mettermi a leggere di morti ammazzati con il lavoro che faccio proprio la notte delle streghe... non ci penso affatto!” disse ad alta voce. Sopirò. Miguel quella sera era occupato. Non gli aveva specificatamente detto cosa lo tenesse occupato. Aveva vagheggiato di conti in sospeso, questioni da risolvere... poi mi faccio sentire io. Ma la preoccupazione maggiore di Jan era con chi fosse occupato. Miguel, nonostante tutto, continuava ad occhieggiare le ragazze, quando poteva faceva il cascamorto e non passava giorno che non ricevesse almeno una decina di sms da qualche ex fiamma! Naturalmente tutto questo infastidiva non poco il commissario. Dopo tutto la loro storia era piuttosto breve e, sebbene fossero tanto legati, non avevano mai affrontato l’argomento fedeltà. In poche parole se per la sera di Halloween Miguel fosse uscito con una donna mentre lui era da solo a casa... fece una smorfia di disgusto per via di quel pensiero. Si mise a riordinare la casa nervosamente. Era quasi parossistico il modo nel quale spostò oggetti, riponendoli nei relativi cassetti, cassapanche, frigorifero e quant’altro! Considerò persino di passare l’aspirapolvere! Lo scoraggiò l’orario. Non voleva essere lui quello che avrebbe beccato la pallottola della signora Schmidtgal! Una volta che la casa fu linda e pinta fissò il televisore. Che avrebbero dato quella sera? Horror, nient’altro che Horror! Tanto valeva accontentarsi.
Si mise seduto sul divano esausto. Col telecomando stretto tra le dita fece uno zapping furioso fino a trovare un canale sportivo. Rischiò di addormentarsi motivo per cui optò per un altro canale. Al ventotto davano una sorta di antenato di Hostel. Guardò disgustato i dettagli splatter che, se non altro, lo tenevano sveglio. Il film narrava di una famiglia rapita da un oste pazzoide. Jan si immedesimò un po’ troppo. Tra l’altro il protagonista era biondo ed affascinante proprio come lui e aveva un figlio della stessa età di Benni. Non ci posso credere, mi faccio spaventare da queste cavolate! Blaterò dentro di sé. All’improvviso un crepitio strano alla finestra lo scosse.
“Che cosa è stato?” biascicò a voce alta. Pensò ai ragazzini per strada che cercavano i dolcetti. Pensò alla signora Schmidtgal che litigava con qualche vicino per via dei rumori. Ma, nonostante le varie possibilità, non poté evitare di impressionarsi. Impugnò la pistola d’ordinanza che teneva nascosta nel mobile principale della sala.
“Se c’è qualcuno lo avviso, sono armato” urlò contro l’entità che si muoveva dietro la tenda. Sulla finestra c’era una persona... questo era certo! Senza preavviso quel qualcuno aprì le sue ali. Letteralmente. Jan restò senza fiato nel costatare che non si trattava di una persona ma di un grosso uccello, probabilmente gigantesco, che si era appollaiato sul suo terrazzo. Ma che razza di volatile era? Un mostro o cosa?
“Se è uno scherzo non fa ridere!” disse. In effetti non c’era proprio un bel niente da ridere. Prese coraggio e spalancò la finestra. Un vento maligno lo colpì facendolo rabbrividire. Non ricordava facesse tanto freddo. La sagoma di quella specie di strano uccello apparve minacciosa. Puntò la pistola verso l’ala. A quel punto sentì la voce...
“Jan, per carità, non sparare!” era Miguel...
“Miguel, diavolo che cosa...?!” le domande gli morirono in gola. Accese la luce. Miguel Alvarez aveva indossato un costume da vampiro! Quelle che a Jan erano sembrate ali in realtà erano solo i cordoli del mantello.
“Sei pazzo? Mi hai fatto prendere un accidente!” lo riproverò.
“Io e te? tu a me! Quando ho visto che stavi per spararmi per poco me la faccio sotto...” Miguel gli aveva teso un bello scherzetto. Ma stava quasi per finire male.
“Non ci posso credere, era questo il tuo impegno. Entrare a casa mia dalla finestra?”
“Vestito da conte Dracula. Sono o non sono un sexy vampiro?”
Jan sorrise finalmente rilassato.
“Entra, che se stiamo qui ci prenderà come minimo il raffreddore. E se ci assentiamo chi lo sente Haio?”
“Già, il capo. Lui sì che è un mostro di cui avere paura.”.
Entrarono in casa. Jan osservò divertito il trucco dell’amico. Era davvero prefetto come vampiro. Guance bianche, rossetto cremisi, eye-liner nero sotto gli occhi. E il vestito faceva il resto. Jan considerò che era davvero sexy... gli si seccò la gola. Succedeva tutte le volte che si eccitava. E da quando stavano insieme gli succedeva spesso.
“Benni è in giro a caccia di dolci giusto?”
“Già. Ne avranno per parecchio...” fece sapere con un sottinteso. Miguel capì e non serviva altro. Gli si parò di fronte. Pochi attimi dopo lo abbracciò.
“Davvero pensavi che ti avrei lasciato solo stasera?” sussurrò mentre lo teneva stretto forte a sé.
“Parlavi di vari impegni... conti in sospeso. Io ho pensato subito che volessi vedere qualcuno... una donna...”
“Una donna?”
“Sì Miguel. Una donna. A te piacciono ancora tanto le donne.”
“Perché a te no?”
“Sì ma non ci penso.”
“Nemmeno io ci penso e sai perché?” i nasi si accarezzarono mentre si fissavano negli occhi.
“Non ci penso perché non ho trovato nessuna donna che mi piaccia quanto te, Jan.” Gli toccò i capelli. Il beneficiario di tanto desiderio si sciolse. Un po’ come il rossetto che ben presto fu trasferito al biondino. A piccoli passi si trasferirono nella stanza da letto. Una volta riversi Jan osservò l’amante.
“Sei complicato stasera da scartare.”
“Dammi una mano tu, non so nemmeno io come ho fatto a mettermi queste specie di ali da pipistrello.” Jan fece uno sguardo malizioso e disse:
“No...”
“No?”
“Resta così, non mi sembra poi tanto male fare l’amore con il conte Dracula. Un vampiro così carino e sensuale...”
“Uh uh... commissario lei è davvero tutta una sorpresa.. oltre che tutto un bollore...” Jan rise di gusto mentre gli venivano slacciati i pantaloni.
“Fai piano” si raccomandò Jan quando la mano si aggrappò all’erezione.
“Cos’è, Halloween ti rende delicato?”
“Sono così eccitato che non so se ce la faccio...non ce la faccio già più ad aspettare” sospirò. Miguel lo guardò con desiderio mentre lo sormontava.
“Fammi capire come si sbottona questa specie di frak e ti accontento subito” disse mentre cincischiava con la strana abbottonatura dei suoi pantaloni.
“Lascia fare a me. Tu non sei bravo in queste cose. Come minimo la rompi.”
“Dici che sarebbe una cattivissima idea?” Senza preavviso Miguel optò per quella ipotesi. Quello che premeva sotto non voleva attendere oltre. La strappò. La cerniera fuggì per aria e un brandello del pantalone scucito da qualche parte sul pavimento.
“Miguel tu...”
“Sono caliente, lo sai... un vampiro caliente ed affamato che vuole nutrirsi di buon sangue tedesco...”
“Tutto tuo...” esalò Jan offrendo il collo. Miguel ci si buttò a capofitto.
I baci si fecero sempre più appassionati mentre in pochi attimi concitati, Jan si ritrovò completamente nudo e in balia della bocca dell’amante.
“A questo punto della storia il vampiro violenta il bel ragazzo biondo...”
“Il bel ragazzo biondo non ha nulla in contrario... anzi... non sta più nella pelle...” Miguel ghignò. Si spinse dentro. I primi cinque secondi per Jan erano sempre un po’ duri. Ma poi tutto s’alleggeriva. E arrivava qualcosa di ben diverso. Il piacere.
Restarono uniti per una dozzina di minuti almeno fin quando, a pochi secondi l’uno dall’altro, raggiunsero l’appagamento più completo.
Miguel si gettò a peso morto su di lui. Il fiato grosso, le goccioline di sudore che gli imperlavano la fronte cadendo sul corpo ancora caldo dell’amato.
“Tranquillo Jan, il prossimo sarà dolcetto.”
“No, se di questo si tratta voglio un altro scherzetto”
“Questi scherzetti per te ogni sera, carissimo...” ridendo rotolarono sul letto.
“Senza vestito di scena, senior vampiro...” sdraiati di fianco si coccolarono per qualche minuto guardandosi fissi negli occhi.
“Ti amo proprio tanto, signor Mayback”
“Anch’io signor Alvarez... c’è un solo problema...”
“Quale?” domandò preoccupato.
“Tra poco tornerà Benni. Devi ritornare nella tua tomba, sai... poi lui è uno zombi.”
“Ah ok, il mio loculo mi attende.” Prima di ritirarsi sul serio diede un ultimo sofferto bacio all’amico. Staccarsi fu un’impresa, anche perché la voglia riprendere era spossante.
“Salutami il mio piccolo zombi” erano sulla porta di casa. Miguel e il suo vestito mezzo stracciato da vampiro e Jan, con un asciugamano attorno ai fianchi.
“Sarà fatto”. Un ultimissimo bacio e la porta si chiuse.
Jan sospirò. Un vero sospiro di piacere. Era stato un Halloween davvero hard quello. Di cose ne erano successe davvero tante quegli ultimi mesi. Era diventato l’amante del suo migliore amico! Con quei pensieri tornò sul letto. Annusò l’odore del sesso. Tra le lenzuola trovò tracce di rossetto. Un piccolo ricordo lasciato dall’amante. Fregandosene sorrise tra sé. Molto probabilmente zia Erta le avrebbe viste quell’indomani rassettando la stanza e avrebbe dato per scontato che Jan Mayaback non aveva letto un libro ma... fatto bene altro. Certo la donna non poteva sicuro pensare che aveva fatto l’amore con un vampiro, e, oltretutto, un vampiro spagnolo!

mercoledì 28 ottobre 2009

So beautiful...

Un omaggio (l'ennesimo) ai nostri ciccini (come sempre)

martedì 27 ottobre 2009

Happy together, capitolo 3





Il locale era piccolo ma grazioso. La birra spumeggiava nei boccali e la gente ne tracannava sincere sorsate. Anche Miguel beveva tranquillo. Mentre Jan parlava...
“Capisci. È il tuo atteggiamento che non va. Tu fai apparire il sesso come una specie di esercizio ginnico.
“Ma come fai a dire questo a me? Io sono l’uomo più romantico che conosci!”
“Senti, non hai capito il nesso. Benny ha diritto alla sue di romanticherie non che esperienze sessuali lontano da gente che lo inciti. Se non ha iniziato ad uscire con le ragazze vuol dire che non si sente pronto o... che ne so, ancora non ha trovato quella giusta.”
“Ma certo. E tu Jan, quando hai perso la verginità?” chiese così a freddo. Jan sbiancò un po’. Si toccò il colletto della maglietta con fare agitato.
“E che c’entra questo? Piuttosto hai capito che non volevo tenerti fuori dalla vita di Benny come tu, testardo come sei, hai subito voluto intendere?”
“Sì, ok però ora non tergiversare. Quando è stato. Non me lo hai mai raccontato...” Miguel appoggiò il mento sulle mani congiunte guardandolo con malizia. L’altro restò in silenzio. Non gli piaceva ricordarla... era passato tanto tempo eppure era come fosse successo il giorno prima.
“Allora Jan?”
“Non sono affari tuoi” ribatté sprezzante.
“Così male?” ridacchiò lui. Diede una pacca sulla mano che assomigliava più ad una carezza. Poi gliela strinse. Il biondino lo guardò contrariato.
“Smettila di bere, Miguel. Tu non la reggi la birra. Quante volte te lo devo ripetere.”
“Sto solo al terzo boccale. Perché devi sempre fare la madre?”
“Deformazione professionale” sorrise. “E quando non devo fare la madre a Benny mi tocca farla a te.”
“Sicuramente sei più materno della mia vera mammina!” Gli strinse il polso. Jan fu un po’ turbato. Gli succedeva tutte le volte che Miguel lo toccava. E lo toccava spesso.
“Non me lo vuoi proprio raccontare?”
“Smettila.” Un attimo dopo il tedesco puro sangue si alzò. Prese l’amico brillo per un braccio e lo trascinò fuori.
“Perché non restiamo ancora?”
“Perché ho un figlio che deve cenare. E secondo me dovresti cenare anche tu prima che ti ritrovi lo stomaco sotto le tonsille”
“È un invito?” Non lo era ma, in ogni modo, Miguel si ritrovò per l’ennesima sera a cenare tra Benny e suo padre. Il ragazzino aveva l’aria di chi ha passato una giornata sui libri e fu molto grato a suo padre di non avergli chiesto di apparecchiare o altro. Per sua fortuna quando c’era Miguel queste incombenze antipatiche se le sorbiva lui. La tata aveva lasciato delle cose da comprare attaccate al blocnotes attaccato al frigorifero. Jan le scrutò prima di passare al dolce. Erta aveva preparato la torta alle nocciole. La preferita di Benny.
“Zia Erta di vizia” gli ricordò suo padre.
Miguel la guardò contrariato toccandosi lo stomaco.
“Com’è, non ce la fai? Bevuto troppo?” provocò ironico. Benny sorrise.
“Hai bevuto troppo Miguel?”
“Ho solo un crampo. Avrò preso freddo” mentì. Era proprio vero. Quando esagerava con l’alcol aveva poi difficoltà a mangiare, e i dolci gli facevano venire la nausea. Benny annunciò che doveva finire un compito di geografia. Sbuffando si accomiatò. Jan lo scrutò orgoglioso.
“Ma è sempre così diligente?”
“Sì, sono un padre fortunato.”
“Beh, questo è vero. È proprio un bravo ragazzo.” Sorridendo aggiunse: “l’abbiamo tirato su proprio bene, vero?”
“Ma finiscila, tu non tireresti su bene nemmeno un cane” ma scherzava e Miguel non abboccò alla provocazione.
“In questo momento, amico mio, non tirerei su nemmeno una cassa di lattine di birra.” Si toccò la gola nervoso. “Perché ho nominato la birra... cavolo Jan mi vien da vomitare” così dicendo scappò in bagno. Jan sospirò nervoso. Vide i piatti accatastati nel lavandino che attendevano di finire nella lavastoviglie. Ma decise che aiutare Miguel aveva la priorità su quel macello.

L'incidente, ovvero: comunque vada sono fuochi d'artificio

mercoledì 21 ottobre 2009

Un semplice bacio tutt’altro che semplice


AUTORE: me medesima
GENERE: Romance
STORYLINE: ficlet della puntata: "La vedova" terza stagione
SPOILERS: fino alla puntata sopra citata
PAIRING: Jan e Miguel
RATING:NC 17
DISCLAIMER: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Squadra speciale Lipsia"
SUMMARY: Il turbamento di Jan dopo aver appreso che la sua amante è un'assassina diviene 'altro' per via della vicinanza di Miguel
Feedback: giusipatito@yahoo.it



Jan rimase per alcuni minuti immobile guardando la finestra davanti a sé. Non sapeva nemmeno se Miguel, che gentilmente l’aveva riportato a casa quel giorno, fosse ancora lì. Supponeva di sì. Non aveva sentito sbattere la porta.
Benni era ancora dalla zia. E Corinne, la donna, la vedova di cui si era invaghito, era dietro le sbarre.
Avrebbe dovuto sentirsi rincuorato del fatto che fosse stata smascherata. Aveva fatto fuori il marito per un vile fatto di denaro. Una prostituta. Una spogliarellista, come l’aveva definita più volte Miguel... già, Miguel... proprio lui. Il caro amico che più l’aveva messo in guardia da lei. Da quella vedova nera pronta a tutto pur di farla franca.
Sospirò. La sentiva eccome la presenza di Miguel. Perché anche se stava zitto, stranamente zitto, lui c’era. Ogni sua cellula lo percepiva. Ora avrebbe dovuto mandarlo a casa. Non aveva alcun senso che stesse lì, a guardarlo mentre si sconquassava. Era una doppia beffa. Ma lui gli voleva bene. Dopo tutto non si erano sempre aiutati a vicenda? Quando lui si era preso quella bella cotta per Carmen Rubio, la truffatrice dell’agenzia matrimoniale, non era toccato a lui consolarlo? Si erano presi una sbronza e, alla fine, Miguel non ci aveva pensato più. Dimenticata. Come tutte le sue fiamme. Donne che gli scaldavano la parte vuota del letto per qualche ora, al più qualche settimana. Era dunque quello il destino dei due giovani commissari? Amori transitori. Passioni che duravano giusto il tempo di lasciare dietro sé qualche traccia. Di rossetto soltanto a volte. Il più delle volte.
“Ora andrei” ruppe il silenzio Miguel.
“Certo, vai pure” si girò Jan. Lo guardò. Con sorpresa scorse il suo turbamento.
“Non devi starci male. Supererò anche questa storia come tutto il resto, tranquillo.”
“Lo so Jan, tu sei forte.”
“Già” sorrise amaramente.
“E, in ogni caso, se proprio ti senti giù mi chiami e qualche cavolata da dire per farti ridere la trovo.”
“Come sempre Miguel” gli diede una pacca sul braccio. Ma Miguel, istintivamente, lo afferrò per la vita e lo avvicinò a sé. Jan, subito, si lasciò andare all’abbraccio. Abbandonò la testa sulla spalla dell’amico. La sua guancia carezzava la giacca grigia. Curiosamente Miguel quel giorno si era vestito meno male del solito, anzi, era pure piuttosto elegante.
Pensoso, lisciò i capelli biondi mentre l’odore del suo compagno gli entrava dentro. Nelle narici e nell’animo.
“Jan io...”
“Ti ho detto che devi stare tranquillo” sussurrò. Ma Miguel non lo era, tranquillo. Affatto. Tutt’altro. L’inquietudine che gli mordeva in petto era simile ad un mare in tempesta. Un oceano fatto di dubbi e tormenti.
“Jan, ti devo parlare” lo disse tutto d’un fiato.
“Amico che ti succede?” Miguel richiuse la porta dietro di sé. Ma quale parlare... pensò. Fissò sue labbra. Quella bella bocca che fino a poche ore prima era in possesso d’un’ignobile sgualdrina. Un’assassina.
No, anche se era pericoloso come nient’altro, doveva farlo! Se non lo avesse fatto sarebbe impazzito, questo era garantito!
Fu un attimo, nemmeno il tempo che la lancetta dei secondi passasse dal quattro al cinque. Pam! Più veloce di un proiettile. E come un proiettile buca la carne, la carne di Jan fu completamente trafitta.
Miguel lo baciò. E non un bacio amicale sulla guancia o sulla fronte. Un bacio vero.
Lo baciò come andava fatto. Come aveva sognato di fare nei suoi sogni più proibiti. Catturò la testa tra le mani e lo baciò. Jan rispose dettato da un istinto che da lì a poche ore avrebbe sconvolto tutto. Avrebbe ribaltato tutto. Il castello di certezze sarebbe stato spazzato via da quel bacio. Un bacio.
Un semplice bacio tutt’altro che semplice.
Dopo che le bocche si furono azzannate per almeno due minuti buoni.
Dopo che le lingue ebbero mappato la bocca dell’altro.
Dopo uno scambio di saliva piuttosto importante.
Dopo quel bacio tutt’altro che semplice. Dopo... si staccarono.
Miguel lo guardò fissandolo duro. Nel suo sguardo c’era tutto. I suoi occhi erano braci. Due pozzi profondi. Jan sgranò i suoi di occhi. Era così iracondo il suo sguardo che non sapeva più cosa aspettarsi. Lo avrebbe baciato di nuovo? Lo avrebbe sbattuto per terra e stramazzato di baci? O lo avrebbe picchiato? Per come lo scrutava cattivo era quella l’ipotesi più probabile.
“Miguel...” disse in un soffio. Passarono cinque secondi. Solo cinque secondi a fissarsi. Cinque secondi di una tensione tale che sarebbe bastato accendere un fiammifero per far esplodere il palazzo! C’era elettricità pura.
“Che significa?” chiese cercando di riprendersi dallo shock.
“E me lo chiedi pure bastardo?” Miguel serrò i pugni cattivo. Poi usò i polpastrelli per qualcosa di gran lunga più doloroso. Lo colpì così forte che subito stramazzò a terra.
Jan si mise a sedere.
“Alzati e combatti.”
“Non ha senso” rispose toccandosi il volto. Il naso aveva cominciato a sanguinare.
“Non ti difendi?”
“Finiscila di fare il ragazzino.”
“Sei sempre il solito. Vero Jan? Sempre a dar ordini. Ti piace farmi sentire il tuo sottoposto, vero? Questa volta non te lo aspettavi. Non te lo aspettavi che il tuo sottoposto, quel cretino di Miguel Alvarez avesse ragione. Vero?”
“Stati sparlando! Sono solo un mucchio di stronzate!”
“A sì? E quando ti dicevo di stare alla larga da quella donna erano tutte stronzate?”
“Solo perché eri geloso” affermò all’improvviso malinconico.
Capiva, finalmente! Il bacio, i cazzotti. Tutto era figlio di quella gelosia. Di quei sentimenti intensi che da troppo tempo Miguel celava nel suo cuore.
“Geloso? Io ero geloso?” rise sarcastico.
“Sei innamorato di me...”
“Ripetilo se hai coraggio!” sbraitò.
Jan si alzò da terra. Si avvicinò a lui a piccoli passi. Lo fissò impavido.
“Sei innamorato di me.” Ripeté mentre si accostava a lui. Miguel indietreggiò spaventato. Si bloccò quasi subito. Jan mascherò un mezzo sorriso d’intesa con un grugnito storto.
“Povero piccolo Miguel, incompreso da tutti e da tutto. Avresti fatto meglio a parlarmene invece di fingerti un playboy da strapazzo!”
“Finiscila, non sai quello che dici!” Miguel stava soccombendo. E non gli piaceva affatto. Anche perché gli occhi di Jan erano sempre più vicini ai suoi. Il corpo di Jan era sempre più vicino al suo.
“Sei gay.”
“Sai che non lo sono.”
“Però mi ami...”
“Finiscila Jan sei solo un pallone gonfiato!” Jan scrutò gli occhi dell’amico intensamente. Parlavano una lingua tutta differente. Confermava in pieno ogni cosa. Miguel lo amava. Ora era tutto chiaro. Limpido. Una felicità da pazzi ingorgò il cuore del bel commissario biondo. L’amore. Quel all’abbagliante luccicore che acceca gli stolti, stordisce le menti, ammalia i randagi. Quel sentimento che fa diventare due unità un corpo solo forse... Due solitudini.
La voce calma di Jan a stemperare quel clima.
“Anch’io ti amo Miguel...”
“Assurdo.”
“Già... di assurdo c’è che me ne rendo conto solo ora” sussurrò avvicinandosi ancora di più. I nasi si sfiorarono mentre Miguel inghiottiva un gemito di piacere. Ma quando l’abbraccio sicuro dell’amico lo accostò a sé non riuscì a trattenersi. Un lamento gutturale gli sgorgò dalla labbra.
“Jan...”
“Miguel...”.
Un ultimo sguardo con gli occhi a perdersi nelle iridi dell’altro. Fino ad arrivare oltre le pupille, oltre lo spazio, il tempo, la vita. Tutta la vita dell'uno negli occhi dell’altro.
“Ti amo, Jan.” Di nuovo il proiettile sparato. Il bacio. Sofferto, duro, ancora più aggressivo del precedente. Jan incespicò mentre accoglieva l’amato. Lo accoglieva, lo accettava. Miguel lo trascinò lungo la stanza vuota. Il fragore dei baci rendeva ancora tutto più audace. Senz’altro più reale. Senza smettere di baciarsi i due uomini iniziarono a strapparsi i vestiti di dosso. I propri e quelli dell’altro. E con urgenza tale che sarebbe venuto da pensare che ne fosse dipesa la vita. In qualche modo raggiunsero il letto. Miguel ci spinse Jan sopra. In quella stanza il buio era quasi vero buio. Miguel riusciva solo a scorgere il baluginio degli occhi chiari. Sentì il bisogno di vedere anche il resto. Prima di sdraiarsi accanto a lui accese il faretto sopra il comodino. Scorgendolo deglutì. Non era certo la prima volta che lo vedeva nudo e sapeva quanto fosse perfetto il suo corpo. Sfacciatamente perfetto. Ma ne rimase lo stesso abbagliato.
“Mio dio” proferì ciondolando la testa. Sentì salire l’eccitazione come una cascata al contrario, inesorabile. Era quasi dolorosa. Jan era tutto quello che desiderava. E ora era nudo e a sua disposizione. Ma forse si trattava di un sogno. O si stava facendo una sega.
“Miguel.”
“Sta zitto” ma gli tappò lui stesso la bocca con la propria. Il bacio riprese. Questa volta meno aggressivo. Più dolce, lungo, e talmente intenso da inebriarli. Jan gemette mentre lo stringeva a sé. Sembrava tutto così facile. Così normale. Non pensare... se si fosse messo a pensare per un solo istante che stava facendo l’amore con Miguel, il suo migliore amico, sarebbe corso via di sicuro. Non pensare. Quella era la prima regola. Per la prima volta in vita sua trasgrediva. Lentamente capovolsero le posizioni. Per alcuni minuti furono l’uno di fronte all’altro in posizione fetale. Poi fu Jan a sovrastarlo. A prendere il sopravvento. Era lo stesso Miguel a volerlo.
“Piccolo” sussurrò Jan mentre gli accarezzava con le labbra il lobo l’orecchio per poi scendere fino alla clavicola. Lo sentiva ansimare sotto di sé. Sembrava così innocuo, eppure il sangue che gli aveva fatto uscire il suo destro gli impiastricciava ancora la faccia!
“Prendimi Jan...” lo supplicò.
“Ma che stai dicendo...”
“Voglio essere tuo”
“Sei già mio.”
“Lo voglio essere di più” per dimostrare che non scherzava catturò il sesso dell’amico tra le mani. A Jan scappò un urlo.
Morti...
Tanti morti...
Bollette da pagare.
Il rapimento di Benni...

“Tutto bene, amico?” Miguel aveva notato l’attimo si smarrimento.
“C’è mancato un pelo” sorrise. Anche Miguel sorrise.
“Non ce la fai proprio più?”
“Tu che ne pensi?” l’altro gli rispose leccandogli la faccia.
“Ti amo, però adesso scopami!”
“La fai facile.”
“Tranquillo non mi ucciderà,”
“Il solito spaccone.” Jan cercò nel cassetto qualcosa di adatto. L’unico oggetto che assomigliava vagamente a quello che gli serviva era un gel contro le arrossature provocate dal freddo. Non lo aveva praticamente mai usato. Preferiva una buona crema viso rigenerante. Si spalmò la sostanza oleosa sul sesso. Era fin troppo fredda e rabbrividì. Con tatto ne posò una piccola quantità tra le natiche di Miguel, anche lui tremò al contatto.
“Però fai piano...”
“Che c’è? Dove è finito il tuo coraggio, matador?”
“Voglio camminare normalmente mentre entro in commissariato, domani.”
“Questo non te lo garantisco” scherzò Jan mentre si avvicinava. Il momento delle battute doveva dirsi finito. Gli restava solo di non perdere il controllo della situazione. Di solito lui non era tipo che lo perdeva con facilità il controllo.
Si appoggiò a lui. Dopo vari tentativi riuscì a trovare l’entrata. Non era né facile né naturale. Ma estremamente eccitante.
“Mio Dio...” sfuggì al biondino.
Per qualche secondo buono Miguel vide gran parte del firmamento. Poi, in qualche modo, cedette. A quel punto il corpo dell’amico era seppellito dentro di sé. Jan iniziò a muoversi. E Miguel contro di lui.
E furono un corpo solo. Fusi. Sembrava fossero nati per stare così. Come mai non l’avevano capito prima?
Jan faceva un gran baccano. Con la voce, con il corpo. Tutto! Gli piaceva troppo. Miguel lo guardo estasiato. Si era chiesto almeno un milione di volte come fosse il suo volto quando godeva. Ora ce l’aveva di fronte. A meno di un centimetro. Ed era il suo corpo a farlo godere. Ma nonostante la passione, il piacere, l’amore che provavano l’uno per l’altro, qualcosa ancora rodeva dentro.
“Era così bello con la spogliarellista?” esalò. Frase così fuori luogo che avrebbe ammosciare un battaglione in guerra. Non l’eccitazione di Jan che non conosceva freno.
Tra gli ansiti replicò: “Non c’è paragone Miguel, scoparti è divino. Sei così... così stretto.”
“Certo, mica sono una puttana che si spoglia nei night club, io!”
“Già, tu sei solo mio, Miguel, e ora finiscila sennò ti faccio male sul serio” minacciò. Miguel sorridendo, lo avvicinò ancora più a sé.
“Non mi fa paura, commissario” Jan si chinò per baciarlo. Miguel schiuse le labbra per accogliere la lingua. La danza riprese. E ripresero i gemiti scomposti di Jan.
Dopo un lungo ‘sto venendo’ ringhiato tra l’orecchio e la spalla di Miguel, s’accasciò sfinito tra le sue braccia.
“Questa e la cosa più grandiosa che mi sia successa da quando sono nato” rivelò mentre rotolava a fianco all’amico. Miguel si mise nella stessa posizione. Furono di nuovo uno davanti all’altro.
“Non sono venuto.”
“Mi dispiace. Sono un fottuto egoista. Pensi questo di me?”
“Tranquillo. Mi rifaccio con gli interessi...”
“Anche subito!”
“Non fare il teutonico superefficiente. Ora voglio restare così” e si avvicinò a lui abbracciandolo e abbandonandosi all’ampio torace ancora scosso dal fiatone.
“Voglio solo sentire che è vero. Che è tutto vero, amore mio.”
“Sì,è vero Miguel. Se ci penso non riesco a crederci nemmeno io.” Non pensare. Quella era la regola. Per uno che aveva infranto ogni regola esistente almeno per quella notte, almeno una regola in cui credere doveva averla. La regola era: niente regole.
Jan gli accarezzò il labbro inferiore con le dita.
“Che intendevi con ‘mi rifaccio con gli interessi’?”
“Ce abbastanza crema in quel tubetto?”



Fine

martedì 20 ottobre 2009

La vedova (parte seconda)




La vedova (parte prima)

Ecco i primi 5 videoclip della puntata che più di altre si è fatta ricordare. Passioni morbose, gelosia, abiguità e, alla fine, il perdono. Putroppo le scene che avrebbero meritato sarebbero molte di più. Ma va da se che ho preso il meglio del meglio...




lunedì 19 ottobre 2009

Io non dormo in macchina

Miguel difende a spada tratta la sua virilità... ci riuscirà? chissà...

domenica 18 ottobre 2009

Marco Girnth intervista

Grazie all'impagabile alessandra ecco il video nel quale l'attore Marco Girnth racconta della sua Lipsia. A sentirlo parlare moltissimo del suo Gabriel...*________*

giovedì 15 ottobre 2009

Happy together, capitolo 2



Capitolo due


“Duecentomila dollari, dico io, duecentomila dollari per un viaggetto due volte all’anno ai Caraibi. Te lo immagini, Jan? Repubblica Dominicana. Donne bellissime e sempre abbronzate, spiagge da sogno, mare d’incanto...”
“Finiscila Miguel, se volevi fare il contrabbandiere dovevi pensarci prima!”
“E già, ormai sono uno sbirro. Però pensaci...”
“Mi porteresti con te?” Jan lo fissò dritto negli occhi.
“E anche Benny, pure lui si merita le belle ragazze le spiagge dorate” così dicendo mimò la sagoma di una donna.
“Ma non riesci proprio a pensare ad altro?”
“Qualcuno deve pur avviare il ragazzo. Ha tredici anni, ci penserà lo zio Miguel a metterlo sulla buona strada” fece l’occhiolino.
Jan lo guardò di traverso.
“Prima di corrompere l’innocenza di mio figlio dovrai passare sul mio cadavere.” Dal piglio minaccioso non c’erano dubbi sul fatto che non scherzasse.
Miguel lo squadrò a sua volta con aria severa.
“Jan, credimi, prima o poi lo devi tagliare il cordone.” In quella si introdusse Ina, fino a quel momento apparentemente occupata al lavorare al computer.
“Finitela, sembrate una coppia di genitori che deve decidere se dare il permesso al proprio figlio andare ad una festa oppure no!”
“Ina, non ho ragione? Jan è o non è troppo apprensivo?”
“Ha ragione invece, io mio figlio non te lo darei, intendo per un uscita. Anzi te lo dico subito Jan, se fai uscire Benny e Miguel insieme da soli avrai il mio biasimo.”
“Grazie Ina.”
“Prego...” i due si guardarono complici. In mezzo a loro Miguel allargò le braccia sconsolato.
“Sono senza parole.”
“Perché non prendi quei fascicoli riguardo Cuba...”
“Santo Domingo.”
“Va bene Santo Domingo, e ti metti a lavorare invece che sparare cavolate?”
Miguel imitò il saluto militare in maniera ironica. Jan smorzò un sorrisetto. Un po’ anzi parecchio, gli dispiaceva di averlo messo in difficoltà davanti a Ina. Ma non sopportava l’idea che suo figlio fosse spronato a cominciare la vita sessuale. Gli sembrava prosaico oltre che anacronistico. Nel duemilacinque c’erano ben altri metodi. Gli uomini adulti non portavano quelli giovanissimi nei bordelli.
Ebbe un mezzo collasso ripensando alla ‘sua’ prima volta. Era stata patetica. Magari lo avessi avuto davvero un fratello maggiore che mi avvisasse. Pensò
Una volta finito il turno Jan si avvicinò al suo amico. Erano passate le diciannove e la gente si affrettava a raggiungere le proprie abitazioni.
“Hey Miguel.”
“Che c’è” rispose stizzito.
“Scusami per oggi... non volevo attaccarti.”
“Come no....” faceva l’offeso, anche se gli facevano genuinamente piacere le scuse di Jan. Gli dispiaceva sempre quando qualcuno lo provocava. In particolar modo se si trattava del suo migliore amico.
“Non dobbiamo parlarne più.”
“Ma certo, non ti preoccupare. Lo zio Miguel andava bene per qualche partita alla playstation o tutt’al più per una paella. Per le cose serie deve farsi gli affari propri, giusto?”
Jan capì subito che stava facendo la vittima. E si sentì molto colpito dalla questione che quell’apparente problema da niente aveva tirato fuori.
“Non è così, tu conti molto per noi. Benny farà parte sempre della tua vita come tu della sua.”
“Sai che non sarà così, Jan.”
“Che intendi dire?” Il commissario Maybach si avvicinò a lui sporgendosi con il capo. Lo guardò fisso negli occhi. “Andiamo a prenderci una birra così ne parliamo per bene?”
Miguel fu tentato di rifiutare. Ma la prossimità con l’amico lo confondeva. Ma non gli riuscì proprio di sottrarsi. Tutto sommato non riusciva non gli veniva in mente un proseguo della giornata migliore...

mercoledì 14 ottobre 2009

lunedì 12 ottobre 2009

WOW

Marco e Gabriel (Jan e Miguel) in un siparietto davvero godibile

giovedì 8 ottobre 2009

mercoledì 7 ottobre 2009

I wont you now

Altro video superslashoso, i riferimenti a gelosia sono fin troppo evidenti, a questo proposito:leggetela!

martedì 6 ottobre 2009

lunedì 5 ottobre 2009

I will survive

Ovvero: l'imperdibile performace di Miguel nella disco gay!!!!!!!!!!!!