giovedì 13 maggio 2010

Ti voglio sposare (seconda e ultima parte)


SECONDA PARTE
Jan entra in ufficio piuttosto scazzato. Qualche minuti dopo anche Miguel, ancora più scazzato. Le due donne si guardano allibite. “Guai in paradiso?” sussurra Berinike ad Ina. Sono in cucina davanti a una tazza di the.
“Hanno litigato, Miguel è un libro aperto. Tutti sentimenti li ha scritti in faccia”
“Poverini, però. Vorrei sapere cosa non va”
“Indagherò, dopotutto è il mio lavoro, no?” sorriso d’intesa.
“Ti consiglio Miguel, Jan è una torre inespugnabile”
“Ottima considerazione capo” Ina sorridendo complice, raggiunge l’ispanico impegnato a fingere di lavorare.
“Tutto ok?”
“Sì, certo, tu? Paolino?”
“Bene. Hai una brutta cera Miguel. Hai lottato con il cuscino stanotte?”
Si volta e la fulmina con gli occhi neri latini “Non mi va di parlarne” Ina intende subito il vero significato: ti prego Ina, dimmi che devo fare con Jan!
“Avete litigato vero?”
“Sì, di brutto. Penso sia finita”
“Non dire scemenze. Vi amate tantissimo. Figurati”
“Non così tanto, almeno Jan...”
“Cosa te lo fa supporre?”
dopo un lungo sospirò, la confessione: “Gli ho chiesto di sposarci e lui dice... dice che soffrirebbero Haio, Leni e Benny dunque ha rifituato, seccamente. Sai come è Jan. Tutto razionalità...”
“Ma il matrimonio non è irrazionale, oddio in certi casi...” ironizza.
“Io lo amo. LO STRAMO. Che c’è di strano a volersi sposare con la persona che si ama?”
“Niente, infatti penso che Jan non intendesse che non lo vorrà per sempre, ma per ora... non si sente pronto. Dagli tempo”
“Stiamo insieme solo da sei mesi ma ci amiamo da anni. Non vedo perché rimandare. Voglio vivere con lui. Ufficializzare la nostra posizione. Non ci vedo niente di brutto”
“Pensavi davvero che uno come Jan ti avrebbe buttato le braccia al collo dicendoti sì come qualsiasi ragazzetta che si vuol fare impalmare? Primo lui ha già un matrimonio alle spalle, un figlio. Ha realizzato la sua omosessualità da pochissimo. E, come ben sai, non vuole dare un dispiacere a Leni e Haio. Tutto questo marasma scoraggerebbe chiunque e se tu non ti sforzi di capire, beh Miguel in torto sei tu!” Miguel annuisce. Ina è saggia, Ina ha ragione!
“Gli parlerò”
“Bravo...” lei gli da una pacca sulla spalla e poi un bacino sulla guancia. Ma i buoni propositi di Miguel spariscono di fronte alla freddezza del compagno. Dopo la settima serata separati, Miguel, umore pessimo, decide di uscire da solo. Si reca al Marhaba un locale specializzato musica a volume moderato, alcol elargito in gran quantità da cameriere vestite come odalische. E da un gran numero di single maschi per questo le donne che si sentono sole a Lipsia lo sceglievano. Per l’appunto anche Ina e Berinike.
“Guarda che carini quei due” fece sapere la mora alla bionda.
“Ma se uno porta il parrucchino e l’altro ha una specie di gotta. Guarda che gambe gonfie!”
“Non ti facevo così sofisticata”
“Non pensavo fossi ninfomane” si guardano negli occhi e scoppiano a ridere.
“Su dai Ina, se proprio non riusciamo a rimorchiare faremo come i tuoi colleghi, ci titilleremo a vicenda” sghignazza in mano un martini con ghiaccio.
“Le cose non vanno bene. Hanno litigato”
“Poverini... cioè Miguel è tornato scopabile?”
“Come sei sensibile...”
“Tra due giorni Haio tornerà e io me ne andrò. Non avrò molte scuse per venirvi a trovare. A parte la nostra amicizia”
“Che dolce” le due donne si abbracciano e proprio nel mentre...
“Berinike!!” urla una ragazzetta sui venti. Capelli rossi e fisico prorompente quasi quanto quello del commissario. Grandi tette.
“Sorellina...” sorriso sbilenco. “Frey ti presento Ina Zimmerman, una mia collega”
“Piacerissimo...”
“Con chi stai?”
“Alcune compagne d’università ma le ho perse. E voi che mi dite? Qui per rimorchiare”
“Mi sembra chiaro che al Marhaba ci si venga per quello” Ina è acida. A parte che ha oltre dieci anni meno di loro, ma Frey ha tutta l’aria di essere una di quelle che ti butta giù dal piedistallo. Bella, sexy e anche sfrontata.


Miguel sospira con il suo on the rock in mano. Non è più avvezzo a quei locali e gli occhi gli bruciano per via della polverina che esce dalle bocchette dell’aria condizionata. La musica è a volume sempre più alto, ad una cert’ora funziona così. Ma lui si allontana dalle casse, con la mente è distante anni luce. Pensa a Jan, ha tantissima voglia di provare a riconquistarlo. Ha ragione Ina, non avrei dovuto insistere! Si accusa. Gli manca tanto il suo ragazzo, sia l’amico sia... il resto. Dopo oltre una settimana d’astinenza sente che potrebbe impazzire ancora qualche ora senza sesso. Si guarda intorno, la fauna del locale non sarebbe niente male. C’è un tipino di colore caldo, indossa una gonnellina inconsistente che ondeggia maliziosa. Bel sedere e non avrà più di diciotto anni! Ma c’è pure un biondino con le spalle larghe che visto da dietro potrebbe assomigliare a... due mani magre gli coprono gli occhi.
“Sorpresa!”
“Ina...!” si volta e trova pure la sua compagna di divertimenti “Berinike, capo... come mai da queste parti?”
“E tu? Non dovresti essere sotto casa di Jan a tirare sassi?”
“L’idea era quella”
“Avrà sbagliato strada” aggiunge Berinike stropicciandosi gli occhi col pensiero. Che c’è di male? Pensa che quel bel bocconcino di Miguel Alvarez avrà un’intera vita dedita alla sodomia, che c’è di male se per una notte ritorna al tradizionale? Sta per attuare la sua strategia di seduzione, quando alle loro spalle...
“Piacere amico di mia sorella e amico della collega di mia sorella. Mi chiamo e Frey, tu chi sei?”
Il trio di trentenni è sconvolto dall’arrivo della spavalda teen-ager.
“Mi... sono Miguel, Miguel Alvarez” la salivazione dell’unico maschio si azzera. Quella ragazzina è definibile solo in un modo: bomba del sesso.
“Caz... cavolo sei ispanico?! Io ho un debole per gli spagnoli, sono così calienti...”
“Tesoro datti una calmata. Non dovresti essere a casa?” interviene sua sorella “il convitto di suore dove abiti non aveva orari rigidi tipo tutte dentro prima delle dieci?”
“Sorellina non sto più lì, ora vivo in città con tre amiche” fa l’occhiolino. Le parole finisco lì che Frey ha già agguantato la mano di Miguel e lo trascina lontano dalle due single.
“Me lo ha soffiato”
“Tanto non succederà niente nemmeno con lei. È sotto un treno, pensa ancora a Jan”
“Mi dovrei riconsolare all’idea che con me avrebbe fatto cilecca?”
“Esatto” Ina si volta dalla parte della collega. La prende sotto braccio e la trascina in pista. C’è un biondino dalle spalle larghe al bancone del bar da solo. Chissà, magari con un po’ di fortuna si accorgerà di loro.


Sono fuori dal locale, è già molto tardi. Miguel Alvarez sta palleggiando con le tonsille di Frey. Sicuramente la ragazza più sexy che ha incontrato negli ultimi due anni.
“Andiamo da te?”
“Sempre così intraprendente?”
“Non sono una zoccola patentata. Ma tu sei un gran figo, mi tiri. Poi mi ha divertito scipparti a mia sorella” ridacchia boriosa.
“Ma cosa diavolo vai farneticando. È il mio capo tua sorella!”
“Balle, voleva entrarti a capo dritto nei pantaloni” piega le gambe fino a genuflettersi “ma l’onore spetterà a me” intrigante strofina il naso sulla piega dei calzoni. L’erezione spinge.
“Vuoi succhiarmelo in mezzo la strada?”
“No, sei un poliziotto, avrei dei pudori. Meglio a casa tua” si avviano. Mentre stanno per entrare nel portone, Miguel ha un ultimo scrupolo “Non sarò un po’ troppo grande per te?”
“A me sembri perfetto per me. Quanti anni hai?”
“Trentatré”
“Forte. Sei davvero vecchio per me” ammicca ciancicando ostentatamente un chewing-gum. Miguel la guarda un po’ schifato.
“Tranquillo bel moro, prima di.... cominciare, la butterò”
“Meno male”
Miguel avrebbe preferito non farsi fare un lavoretto di bocca seduto sulla sua poltrona preferita. Gli ricorda Jan. Poi, tra l’altro, Frey è proprio brava. Non proprio come Jan. Certo il piercing sulla lingua non è male, ma non è esattamente il suo genere.
“Basta con questi giochetti, voglio fare qualcosa pure io!”
“Come siamo caldi” lei si alza. Si toglie il vestitino con un gesto solo. Perizoma e balconcino.
“Ti piace il mio corpo?”
“Cavolo... sei stupenda!”
“Non sbavare troppo, anche tu sei sexy hai pure un bell’uccello”
“Frey...”
“Che c’è?”
“Un consiglio da un ragazzo più grande: non dovresti dire agli uomini con cui fai sesso che hanno un bell’uccello. Ti fa un po’ troia”
“Tesoro, si vede che sei nato negli anni settanta” sghignazza. Poi si toglie il tanga. “Ti piace?” si riferisce al pube, una strisciolina verticale simile a un punto esclamativo “o sicché sei vecchio preferisci il pelo alla selvaggia”
“Non sono così vecchio, e tu sei proprio uno schianto” così dicendo l’afferra per la vita e la trascina sul letto.
Quello che accadrà nelle ore successive riserverà orgasmi su orgasmi a lei, sensi di colpa a lui.
Dopo l’appagamento fisico c’è la depressione morale. Ho fatto un casino! Pensa a Jan, questa scappatella non gliela perdonerà. Fanculo a me che non sono capace di tenere a bada i cazzo di ormoni!
Poi si gira dalla parte della compagna di acrobazie sessuali. È sdraiata a pancia in sotto. I capelli sono sparpagliati in numerosi aloni, rossicci come i pochi peli del pube. Certo Frey, una bella tentazione. Poi a letto, una vera scoperta. Le ragazze di quell’età, il suo punto debole. La sveglia con i baci e riprendono a fare l’amore.
È mattino quando il commissario Alvarez si sveglia. L’amante appassionata della notte non c’è più e lui ha ancora addosso i bagordi notturni. Si strofina gli occhi. Sul posto vuoto del letto un biglietto: I ragazzi della vecchia guardia sarebbero orgogliosi di avere te come rappresentante. Sei insaziabile.... Diciassette orgasmi, battuto il mio record personale... faccina che sorride. Miguel straccia il biglietto. Lo fa in mille pezzi poi lo butta non cesso, non si sa mai Jan passasse da quelle parti. Sarebbe proprio una disgrazia! Si accusa rabbioso: invece di tentare il tutto e anche di più per riprendermi la persona che amo, me ne sto occupato ad elargire piacere ad una studentessa un po’ puttana. Sospira. È pure la sorella del capo. Questa volta l’ha fatta proprio grossa!


Jan entra al commissariato dismesso. Da quando ha rotto con Miguel si sente uno straccio. Gli manca l’amico, gli manca l’amante, gli manca il compagno. Tutto. Voleva sposarmi e io butto ogni cosa via per il mio stupido orgoglio. Che stronzo! Jan Maybach ha deciso di mettere da parte l’orgoglio che in quella settimana lo ha bloccato. Vuole parlare a Miguel. Questi arriva al distretto stanco, depresso e con la barba non fatta. Anche Ina ha le occhiaie e per solidarietà non lo fa notare al collega. Ha già istruito l’amica nottambula a fare altrettanto. Nessun riferimento alla sera precedente, soprattutto se nei paraggi c’è Jan.
“Ti devo parlare” Miguel se lo ritrova così, davanti al muso, il suo ex ragazzo. Come se fosse venuto fuori dal pavimento.
“Anch’io... ci ho provato ma tu...”
“Lo so... pranziamo insieme?”
“Certo”
Ma al pranzo non ci arrivano. Sono in macchina insieme. Tra un bacio e l’altro scuse date, scuse ricevute.
“È colpa mia”
“No è colpa mia”
“Infatti, sei una testa di cazzo”
“Perché ti voglio sposare?”
“No quello lo sono io, per averti detto no”
“Dunque?”
Jan sospira, ha deciso che se non lo dice tutto insieme poi, dopo, il momento passerà e sarà troppo tardi “Ti amo Miguel, tantissimo e accetto di sposarti, quando vuoi. Anche subito” gli occhi di Miguel si fanno scuri di passione.
“Amore mio...” lo abbraccia al colmo di una gioia senza precedenti. La notte con la studentessa sexy lontana anni luce. Distante, come il ricordo della prima polluzione notturna. Prosaica.



TERZA ( e ultima) PARTE


Jan e Miguel camminano per Prager Straße come due perfetti fidanzatini che stanno per coronare il loro sogno d’amore. Gravati di tre buste per mano, conversano felici, sereni, eccitati e divertiti. Combinazione bomba.
“Io non pensavo che il capo la prendesse così alla leggere” fa Miguel.
“Infatti non l’ha presa alla leggera, pensa sia una scherzo, è diverso!”
“Ma quando verrà alla cerimonia e vedrà che ci scambiamo gli anelli...”
“Giusto! Con tutto questo shopping per poco ci dimenticavamo degli anelli” si fermano alla prima gioielleria. Una bella ragazza con i capelli legati alla testa, li accoglie sorridente. Nell’altro lato del negozio ci solo due clienti anziani che stanno scegliendo dell’argenteria.
“Come posso aiutarvi?” fa la commessa tutta sorrisi e ossequi.
“Ci occorrono degli anelli di fidanzamento”
“Matrimonio. Delle fedi nuziali” corregge Miguel fulminandolo.
“Capisco, siete i testimoni e dovete regalarli agli sposi... aspettate un attimo, ho tanta roba bella per voi”
“Ma...” Miguel non fa in tempo a correggere che lei, sui suoi tacchi, vola nel retrobottega.
“Giovanotto, mi scusi” il commissario ispanico si sente chiamare dall’altra venditrice, una donna di mezza età. “Sia gentile, ho scordato gli occhiali a casa, può verificare il prezzo di questa teiera?” Miguel sorridendo si avvicina. Proprio in quel momento una terza venditrice esce dal retro. Si tratta di una bella mora. Prima guarda Jan, poi Miguel, e poi si rivolge alla sua collega impegna a cercare gli anelli.
“Ricordi il moretto dei diciassette orgasmi?” gli sente spifferare Maybach.
“Quello ben messo e con la lingua come un formichiere?”
“Sì esatto, Miguel! È quello che sta aiutando Anna a leggere quanto costano quei pezzi d’argento” A Jan crolla la mascella. La commessa coi capelli legati torna da Jan.
“Eccomi qui” appoggia una serie di scatolette sotto il suo naso. Jan rivolge a lei uno sguardo abbattuto all’altra uno cattivo, duro. Se potesse l’abbatterebbe con gli occhi. Ma a chi vorrebbe davvero spaccare il muso è il suo promesso sposo. Stringe i pugni e se ne va. Le due giovani donne restano basite. Quando se ne avvede, Miguel abbandona la sua condotta boyscout e lo segue fuori.
“Jan dove vai?”
“Fottiti!” si sente gridare dietro.
“Amore che succede?”
“Succede che sei un porco schifoso... diciassette orgasmi! Lingua come un formichiere. Non ce la fai proprio a tenertelo nella mutande, eh?” Miguel è sconcertato, con la rapidità del detective che si ritrova ricostruisce i fatti. Frey!
“Amore non so cosa tu abbia saputo ma ti assicuro che quella ragazza non vale nulla! Una storia di una notte. Solo sesso”
“Ma certo, questo dovrebbe consolarmi? Mi fai ancora più schifo!” urla.
“Ero arrabbiato! Ti avevo chiesto di sposarmi e tu avevi rifiutato per Leni e il capo. È stata una tentazione. E poi non lo sai, è la sorella di Berinike”
“Questo dovrebbe cambiare le cose?”
Miguel si fa triste. Accanto a loro passa gente, il fiume umano che al centro di Lipsia non smette mai di scorrere. Stanno dando spettacolo, o quasi.
“Ti odio Miguel, mi fai ribrezzo dal profondo...” poi un ultimo saluto: “Addio”
“Come addio? Jan dopodomani ci sposiamo!”
“Scordatelo” e così dicendo si allontana nella direzione opposta.



Arriva il giorno delle nozze...


“Quei due sono proprio incorreggibili” fa Haio a Ina, “non riescono ad essere seri nemmeno quando fanno gli scherzi” sebbene pensasse che non fosse vero, Haio ha messo il suo vestito migliore per l’evento. Pensa sia tutta una farsa e il mancato arrivo nel ristorante dove i sottoposti avrebbero dovuto scambiarsi le promesse d’amore e fedeltà, getta una luce strana su quel giorno. Sfortunato giorno, che avrebbe dovuto essere di gioia e romanticismo invece si è trasformato in una specie di incubo, almeno per i diretti interessati. Berinike, che da qualche tempo non fa più parte della squadra, arriva defilata. Anche lei è al massimo del look. Uno schianto di commissario.
“So cos’è successo Ina!”
“Davvero?”
“Mia sorella, che stronza!” sospira.
“Cioè? Lo ha detto a Jan?”
“Non volendo ma sì. I piccioncini per gli anelli hanno avuto la brillante idea di scegliere proprio il negozio dove lavora lei per pagarsi gli studi”
“E dunque? Gli ha buttato le braccia al collo appena lo ha visto?”
“Non so come si siano svolti i fatti di preciso. In ogni modo, mi ha raccontato che questi due bei ragazzi erano entrati per degli anelli e poi sono scappati così, nemmeno il tempo di sceglierne uno”
“Cavolo”
“Povero Jan”
“Già poverino”
“Ma non possiamo fare proprio niente?” chiede alla bionda. Ina risponde scotendo la testa. Il giocattolo s’è rotto. Gli unici in grado di riaggiustarlo forse, sono i diretti interessati.


Miguel è disperato. Vorrebbe tagliarsi l’uccello per essere sicuro di non sbagliare! Pezzo di cretino! Si ripete come in un mantra. Fare sesso con quella ragazzetta! “Ma non può buttare tutto per una stronzata simile!” urla. Mancano una manciata di minuti all’ora prevista alla cerimonia. E lui ha indossato lo stesso il vestito, un bel gessato grigio e blu. “Basta! Tu mi sposerai Jan, a costo di costringerti con la forza!” con quell’intento bellicoso si precipita fuori. Dieci minuti dopo è davanti alla porta di casa Maybach.
Dopo tre scampanellate gli apre. Dismesso, spettinato. Gli occhi sono ancora rossi di pianto. A Miguel fa una pena tremenda.
“Amore, io... io mi odio ti giuro mi odio”
“Vattene Miguel, i discorsi non servono. È finita!”
“No che non lo è. Tu mi sposerai perché mi ami! E metterai da parte quella storia di una notte! So di aver sbagliato ma non conta. Quanto accaduto quella notte, non conta niente per me”
“E io Miguel? Io quanto conto?”
“Tu sei tutto” gli occhi di Alvarez si fanno lucidi “ricordo quando ero attaccato a quei fili che mi tenevano in vita. Riuscivo a vederti nonostante fossi inebetito dai sedativi. Sentivo la tua angoscia. Mi eri sempre vicino. E io mi sono aggrappato alla vita perché non volevo lasciarti. Non prima di averti detto ciò che provavo”
“Lo so...”
“Ho avuto la fortuna di vivere. E oggi stavo per coronare il sogno, il mio sogno da quanto sono tornato a stare bene. Quello di renderti felice. Non posso pensare che per una stupida sbandata sto rischiando di perderti!”
“Ma tu non puoi ridurre tutto in questi termini. Hai sbagliato. Mi hai tradito. Potrebbe risuccedere!”
“No che non potrebbe! Pensi davvero che una donna qualsiasi, per quanto attraente, potrebbe competere con quello che provo per te?” Jan non risponde e lo fissa disarmato. Immobile. Miguel capisce che qualche difesa è stata abbattuta.
“Vestititi e seguimi, i nostri amici ci aspettano”
“Pensi che non lo vorrei? Ti amo al punto che ho messo da parte tutti i miei timori e ho detto di sì a questa follia. Ma ora...”
“Ora non è cambiato nulla. Sposami Jan. Sposami oggi. E saremo felici per sempre”
“Fino al prossimo colpo di testa?”
“No, fino alla vecchiaia. Voglio prenderti in giro quando non riuscirai nemmeno a fare le scale di casa”
“Smettila” Jan sorride finalmente.
“E io sarò lì ad aiutarti, a sostenerti” gli occhi di Miguel si riempiono di lacrime “e tu sosterrai me. È a questo che servono i mariti!”
Anche a Jan brillano gli occhi di pianto. Trattiene un singulto.
“Ma non credere che non la pagherai, giuro che per tutta la luna di miele non ti lascerò muovere un dito su di me”
“Sadico...” Miguel sorride, “ma accetto, se ora mi segui” Jan fa sì con la testa. Si abbracciano stretti e si lasciano andare in un bacio che sa di lacrime, di perdono. Intenso, appassionato come non mai. Poi via, verso la felicità.

1 commento:

  1. Povero Jan, sapere del tradimento in quel modo. Gli sarà crollato il mondo addosso. Cmq pure Miguel, poteva tenerselo nelle mutande. Brava cicci, mi è piaciuta molto questa fic, spumeggiante e divertente anche se a tratti triste.

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