martedì 25 maggio 2010

Ripassino

Semplicemente copiaincollato da un post fatto da me in un forum slash dedicato alla coppia Luke/Noah. Offre una panoramica a chi si mettesse in contatto per la prima volta con il mondo slashoso di SOKO Lipsia

Jan Maybachè un commissario di polizia a Lipsia, originario di Colonia. Vive con suo figlio Benny di 10 anni (almeno durante la prima stagione ne ha 10 poi, chiaramente crescerà) la sua ex è una donna problematica che ha preferito la carriera alla maternità. È un uomo molto riservato. In ogni occasione appare impeccabile e professionale. È un profiler. In passato ha fatto il modello, un lavoro sottocopertura per scovare un trafficante di droga.
Miguel Alvarezè il suo collega più giovane. Padre spagnolo e madre tedesca ha il sangue caliente, e non solo nel suo lavoro. Con i malviventi non conosce mezzi termini, duro, spavaldo. Un po’ rozzo nel suo approcciarsi ai casi. Ha un debole per le belle donne, non perde occasione per fare il cascamorto ma, in fondo, è un timidone, un romantico incompreso.
La loro amicizia non è il tipico rapporto odio amore ma è fatta di alti bassi e di contradizioni. Pur volendosi un gran bene spesso non si capiscono. Miguel soffre quando Jan fa il saputello, mentre Jan non vuole che si cacci nei guai ed è molto protettivo. Sebbene stiamo ancora parlando di ‘amicizia’ Miguel è estremamente possessivo nei confronti di Jan e non mancano dei veri attacchi di gelosia quando Jan si mostra interessato a qualche donna. Al contrario di quanto avviene nei telefilm americani dove lo slash quasi sempre si gioca tutto negli sguardi, in questa serie tedesca il fattore ‘toccarsi’ conta molto.La fisicità del loro rapporto non si mostra soltanto con le classiche pacche amicali o carezze, abbracci apparentemente fortuiti, Jan e Miguel fanno di tutto per stare insieme e quando sono vicini lo sono nel vero senso della parola. Nel senso appiccicati!

Per saperne di più chiedetemi pure, in ogni modo nel mio canale video trovate di tutto :D http://www.youtube.com/user/giupoo

giovedì 13 maggio 2010

Ti voglio sposare (seconda e ultima parte)


SECONDA PARTE
Jan entra in ufficio piuttosto scazzato. Qualche minuti dopo anche Miguel, ancora più scazzato. Le due donne si guardano allibite. “Guai in paradiso?” sussurra Berinike ad Ina. Sono in cucina davanti a una tazza di the.
“Hanno litigato, Miguel è un libro aperto. Tutti sentimenti li ha scritti in faccia”
“Poverini, però. Vorrei sapere cosa non va”
“Indagherò, dopotutto è il mio lavoro, no?” sorriso d’intesa.
“Ti consiglio Miguel, Jan è una torre inespugnabile”
“Ottima considerazione capo” Ina sorridendo complice, raggiunge l’ispanico impegnato a fingere di lavorare.
“Tutto ok?”
“Sì, certo, tu? Paolino?”
“Bene. Hai una brutta cera Miguel. Hai lottato con il cuscino stanotte?”
Si volta e la fulmina con gli occhi neri latini “Non mi va di parlarne” Ina intende subito il vero significato: ti prego Ina, dimmi che devo fare con Jan!
“Avete litigato vero?”
“Sì, di brutto. Penso sia finita”
“Non dire scemenze. Vi amate tantissimo. Figurati”
“Non così tanto, almeno Jan...”
“Cosa te lo fa supporre?”
dopo un lungo sospirò, la confessione: “Gli ho chiesto di sposarci e lui dice... dice che soffrirebbero Haio, Leni e Benny dunque ha rifituato, seccamente. Sai come è Jan. Tutto razionalità...”
“Ma il matrimonio non è irrazionale, oddio in certi casi...” ironizza.
“Io lo amo. LO STRAMO. Che c’è di strano a volersi sposare con la persona che si ama?”
“Niente, infatti penso che Jan non intendesse che non lo vorrà per sempre, ma per ora... non si sente pronto. Dagli tempo”
“Stiamo insieme solo da sei mesi ma ci amiamo da anni. Non vedo perché rimandare. Voglio vivere con lui. Ufficializzare la nostra posizione. Non ci vedo niente di brutto”
“Pensavi davvero che uno come Jan ti avrebbe buttato le braccia al collo dicendoti sì come qualsiasi ragazzetta che si vuol fare impalmare? Primo lui ha già un matrimonio alle spalle, un figlio. Ha realizzato la sua omosessualità da pochissimo. E, come ben sai, non vuole dare un dispiacere a Leni e Haio. Tutto questo marasma scoraggerebbe chiunque e se tu non ti sforzi di capire, beh Miguel in torto sei tu!” Miguel annuisce. Ina è saggia, Ina ha ragione!
“Gli parlerò”
“Bravo...” lei gli da una pacca sulla spalla e poi un bacino sulla guancia. Ma i buoni propositi di Miguel spariscono di fronte alla freddezza del compagno. Dopo la settima serata separati, Miguel, umore pessimo, decide di uscire da solo. Si reca al Marhaba un locale specializzato musica a volume moderato, alcol elargito in gran quantità da cameriere vestite come odalische. E da un gran numero di single maschi per questo le donne che si sentono sole a Lipsia lo sceglievano. Per l’appunto anche Ina e Berinike.
“Guarda che carini quei due” fece sapere la mora alla bionda.
“Ma se uno porta il parrucchino e l’altro ha una specie di gotta. Guarda che gambe gonfie!”
“Non ti facevo così sofisticata”
“Non pensavo fossi ninfomane” si guardano negli occhi e scoppiano a ridere.
“Su dai Ina, se proprio non riusciamo a rimorchiare faremo come i tuoi colleghi, ci titilleremo a vicenda” sghignazza in mano un martini con ghiaccio.
“Le cose non vanno bene. Hanno litigato”
“Poverini... cioè Miguel è tornato scopabile?”
“Come sei sensibile...”
“Tra due giorni Haio tornerà e io me ne andrò. Non avrò molte scuse per venirvi a trovare. A parte la nostra amicizia”
“Che dolce” le due donne si abbracciano e proprio nel mentre...
“Berinike!!” urla una ragazzetta sui venti. Capelli rossi e fisico prorompente quasi quanto quello del commissario. Grandi tette.
“Sorellina...” sorriso sbilenco. “Frey ti presento Ina Zimmerman, una mia collega”
“Piacerissimo...”
“Con chi stai?”
“Alcune compagne d’università ma le ho perse. E voi che mi dite? Qui per rimorchiare”
“Mi sembra chiaro che al Marhaba ci si venga per quello” Ina è acida. A parte che ha oltre dieci anni meno di loro, ma Frey ha tutta l’aria di essere una di quelle che ti butta giù dal piedistallo. Bella, sexy e anche sfrontata.


Miguel sospira con il suo on the rock in mano. Non è più avvezzo a quei locali e gli occhi gli bruciano per via della polverina che esce dalle bocchette dell’aria condizionata. La musica è a volume sempre più alto, ad una cert’ora funziona così. Ma lui si allontana dalle casse, con la mente è distante anni luce. Pensa a Jan, ha tantissima voglia di provare a riconquistarlo. Ha ragione Ina, non avrei dovuto insistere! Si accusa. Gli manca tanto il suo ragazzo, sia l’amico sia... il resto. Dopo oltre una settimana d’astinenza sente che potrebbe impazzire ancora qualche ora senza sesso. Si guarda intorno, la fauna del locale non sarebbe niente male. C’è un tipino di colore caldo, indossa una gonnellina inconsistente che ondeggia maliziosa. Bel sedere e non avrà più di diciotto anni! Ma c’è pure un biondino con le spalle larghe che visto da dietro potrebbe assomigliare a... due mani magre gli coprono gli occhi.
“Sorpresa!”
“Ina...!” si volta e trova pure la sua compagna di divertimenti “Berinike, capo... come mai da queste parti?”
“E tu? Non dovresti essere sotto casa di Jan a tirare sassi?”
“L’idea era quella”
“Avrà sbagliato strada” aggiunge Berinike stropicciandosi gli occhi col pensiero. Che c’è di male? Pensa che quel bel bocconcino di Miguel Alvarez avrà un’intera vita dedita alla sodomia, che c’è di male se per una notte ritorna al tradizionale? Sta per attuare la sua strategia di seduzione, quando alle loro spalle...
“Piacere amico di mia sorella e amico della collega di mia sorella. Mi chiamo e Frey, tu chi sei?”
Il trio di trentenni è sconvolto dall’arrivo della spavalda teen-ager.
“Mi... sono Miguel, Miguel Alvarez” la salivazione dell’unico maschio si azzera. Quella ragazzina è definibile solo in un modo: bomba del sesso.
“Caz... cavolo sei ispanico?! Io ho un debole per gli spagnoli, sono così calienti...”
“Tesoro datti una calmata. Non dovresti essere a casa?” interviene sua sorella “il convitto di suore dove abiti non aveva orari rigidi tipo tutte dentro prima delle dieci?”
“Sorellina non sto più lì, ora vivo in città con tre amiche” fa l’occhiolino. Le parole finisco lì che Frey ha già agguantato la mano di Miguel e lo trascina lontano dalle due single.
“Me lo ha soffiato”
“Tanto non succederà niente nemmeno con lei. È sotto un treno, pensa ancora a Jan”
“Mi dovrei riconsolare all’idea che con me avrebbe fatto cilecca?”
“Esatto” Ina si volta dalla parte della collega. La prende sotto braccio e la trascina in pista. C’è un biondino dalle spalle larghe al bancone del bar da solo. Chissà, magari con un po’ di fortuna si accorgerà di loro.


Sono fuori dal locale, è già molto tardi. Miguel Alvarez sta palleggiando con le tonsille di Frey. Sicuramente la ragazza più sexy che ha incontrato negli ultimi due anni.
“Andiamo da te?”
“Sempre così intraprendente?”
“Non sono una zoccola patentata. Ma tu sei un gran figo, mi tiri. Poi mi ha divertito scipparti a mia sorella” ridacchia boriosa.
“Ma cosa diavolo vai farneticando. È il mio capo tua sorella!”
“Balle, voleva entrarti a capo dritto nei pantaloni” piega le gambe fino a genuflettersi “ma l’onore spetterà a me” intrigante strofina il naso sulla piega dei calzoni. L’erezione spinge.
“Vuoi succhiarmelo in mezzo la strada?”
“No, sei un poliziotto, avrei dei pudori. Meglio a casa tua” si avviano. Mentre stanno per entrare nel portone, Miguel ha un ultimo scrupolo “Non sarò un po’ troppo grande per te?”
“A me sembri perfetto per me. Quanti anni hai?”
“Trentatré”
“Forte. Sei davvero vecchio per me” ammicca ciancicando ostentatamente un chewing-gum. Miguel la guarda un po’ schifato.
“Tranquillo bel moro, prima di.... cominciare, la butterò”
“Meno male”
Miguel avrebbe preferito non farsi fare un lavoretto di bocca seduto sulla sua poltrona preferita. Gli ricorda Jan. Poi, tra l’altro, Frey è proprio brava. Non proprio come Jan. Certo il piercing sulla lingua non è male, ma non è esattamente il suo genere.
“Basta con questi giochetti, voglio fare qualcosa pure io!”
“Come siamo caldi” lei si alza. Si toglie il vestitino con un gesto solo. Perizoma e balconcino.
“Ti piace il mio corpo?”
“Cavolo... sei stupenda!”
“Non sbavare troppo, anche tu sei sexy hai pure un bell’uccello”
“Frey...”
“Che c’è?”
“Un consiglio da un ragazzo più grande: non dovresti dire agli uomini con cui fai sesso che hanno un bell’uccello. Ti fa un po’ troia”
“Tesoro, si vede che sei nato negli anni settanta” sghignazza. Poi si toglie il tanga. “Ti piace?” si riferisce al pube, una strisciolina verticale simile a un punto esclamativo “o sicché sei vecchio preferisci il pelo alla selvaggia”
“Non sono così vecchio, e tu sei proprio uno schianto” così dicendo l’afferra per la vita e la trascina sul letto.
Quello che accadrà nelle ore successive riserverà orgasmi su orgasmi a lei, sensi di colpa a lui.
Dopo l’appagamento fisico c’è la depressione morale. Ho fatto un casino! Pensa a Jan, questa scappatella non gliela perdonerà. Fanculo a me che non sono capace di tenere a bada i cazzo di ormoni!
Poi si gira dalla parte della compagna di acrobazie sessuali. È sdraiata a pancia in sotto. I capelli sono sparpagliati in numerosi aloni, rossicci come i pochi peli del pube. Certo Frey, una bella tentazione. Poi a letto, una vera scoperta. Le ragazze di quell’età, il suo punto debole. La sveglia con i baci e riprendono a fare l’amore.
È mattino quando il commissario Alvarez si sveglia. L’amante appassionata della notte non c’è più e lui ha ancora addosso i bagordi notturni. Si strofina gli occhi. Sul posto vuoto del letto un biglietto: I ragazzi della vecchia guardia sarebbero orgogliosi di avere te come rappresentante. Sei insaziabile.... Diciassette orgasmi, battuto il mio record personale... faccina che sorride. Miguel straccia il biglietto. Lo fa in mille pezzi poi lo butta non cesso, non si sa mai Jan passasse da quelle parti. Sarebbe proprio una disgrazia! Si accusa rabbioso: invece di tentare il tutto e anche di più per riprendermi la persona che amo, me ne sto occupato ad elargire piacere ad una studentessa un po’ puttana. Sospira. È pure la sorella del capo. Questa volta l’ha fatta proprio grossa!


Jan entra al commissariato dismesso. Da quando ha rotto con Miguel si sente uno straccio. Gli manca l’amico, gli manca l’amante, gli manca il compagno. Tutto. Voleva sposarmi e io butto ogni cosa via per il mio stupido orgoglio. Che stronzo! Jan Maybach ha deciso di mettere da parte l’orgoglio che in quella settimana lo ha bloccato. Vuole parlare a Miguel. Questi arriva al distretto stanco, depresso e con la barba non fatta. Anche Ina ha le occhiaie e per solidarietà non lo fa notare al collega. Ha già istruito l’amica nottambula a fare altrettanto. Nessun riferimento alla sera precedente, soprattutto se nei paraggi c’è Jan.
“Ti devo parlare” Miguel se lo ritrova così, davanti al muso, il suo ex ragazzo. Come se fosse venuto fuori dal pavimento.
“Anch’io... ci ho provato ma tu...”
“Lo so... pranziamo insieme?”
“Certo”
Ma al pranzo non ci arrivano. Sono in macchina insieme. Tra un bacio e l’altro scuse date, scuse ricevute.
“È colpa mia”
“No è colpa mia”
“Infatti, sei una testa di cazzo”
“Perché ti voglio sposare?”
“No quello lo sono io, per averti detto no”
“Dunque?”
Jan sospira, ha deciso che se non lo dice tutto insieme poi, dopo, il momento passerà e sarà troppo tardi “Ti amo Miguel, tantissimo e accetto di sposarti, quando vuoi. Anche subito” gli occhi di Miguel si fanno scuri di passione.
“Amore mio...” lo abbraccia al colmo di una gioia senza precedenti. La notte con la studentessa sexy lontana anni luce. Distante, come il ricordo della prima polluzione notturna. Prosaica.



TERZA ( e ultima) PARTE


Jan e Miguel camminano per Prager Straße come due perfetti fidanzatini che stanno per coronare il loro sogno d’amore. Gravati di tre buste per mano, conversano felici, sereni, eccitati e divertiti. Combinazione bomba.
“Io non pensavo che il capo la prendesse così alla leggere” fa Miguel.
“Infatti non l’ha presa alla leggera, pensa sia una scherzo, è diverso!”
“Ma quando verrà alla cerimonia e vedrà che ci scambiamo gli anelli...”
“Giusto! Con tutto questo shopping per poco ci dimenticavamo degli anelli” si fermano alla prima gioielleria. Una bella ragazza con i capelli legati alla testa, li accoglie sorridente. Nell’altro lato del negozio ci solo due clienti anziani che stanno scegliendo dell’argenteria.
“Come posso aiutarvi?” fa la commessa tutta sorrisi e ossequi.
“Ci occorrono degli anelli di fidanzamento”
“Matrimonio. Delle fedi nuziali” corregge Miguel fulminandolo.
“Capisco, siete i testimoni e dovete regalarli agli sposi... aspettate un attimo, ho tanta roba bella per voi”
“Ma...” Miguel non fa in tempo a correggere che lei, sui suoi tacchi, vola nel retrobottega.
“Giovanotto, mi scusi” il commissario ispanico si sente chiamare dall’altra venditrice, una donna di mezza età. “Sia gentile, ho scordato gli occhiali a casa, può verificare il prezzo di questa teiera?” Miguel sorridendo si avvicina. Proprio in quel momento una terza venditrice esce dal retro. Si tratta di una bella mora. Prima guarda Jan, poi Miguel, e poi si rivolge alla sua collega impegna a cercare gli anelli.
“Ricordi il moretto dei diciassette orgasmi?” gli sente spifferare Maybach.
“Quello ben messo e con la lingua come un formichiere?”
“Sì esatto, Miguel! È quello che sta aiutando Anna a leggere quanto costano quei pezzi d’argento” A Jan crolla la mascella. La commessa coi capelli legati torna da Jan.
“Eccomi qui” appoggia una serie di scatolette sotto il suo naso. Jan rivolge a lei uno sguardo abbattuto all’altra uno cattivo, duro. Se potesse l’abbatterebbe con gli occhi. Ma a chi vorrebbe davvero spaccare il muso è il suo promesso sposo. Stringe i pugni e se ne va. Le due giovani donne restano basite. Quando se ne avvede, Miguel abbandona la sua condotta boyscout e lo segue fuori.
“Jan dove vai?”
“Fottiti!” si sente gridare dietro.
“Amore che succede?”
“Succede che sei un porco schifoso... diciassette orgasmi! Lingua come un formichiere. Non ce la fai proprio a tenertelo nella mutande, eh?” Miguel è sconcertato, con la rapidità del detective che si ritrova ricostruisce i fatti. Frey!
“Amore non so cosa tu abbia saputo ma ti assicuro che quella ragazza non vale nulla! Una storia di una notte. Solo sesso”
“Ma certo, questo dovrebbe consolarmi? Mi fai ancora più schifo!” urla.
“Ero arrabbiato! Ti avevo chiesto di sposarmi e tu avevi rifiutato per Leni e il capo. È stata una tentazione. E poi non lo sai, è la sorella di Berinike”
“Questo dovrebbe cambiare le cose?”
Miguel si fa triste. Accanto a loro passa gente, il fiume umano che al centro di Lipsia non smette mai di scorrere. Stanno dando spettacolo, o quasi.
“Ti odio Miguel, mi fai ribrezzo dal profondo...” poi un ultimo saluto: “Addio”
“Come addio? Jan dopodomani ci sposiamo!”
“Scordatelo” e così dicendo si allontana nella direzione opposta.



Arriva il giorno delle nozze...


“Quei due sono proprio incorreggibili” fa Haio a Ina, “non riescono ad essere seri nemmeno quando fanno gli scherzi” sebbene pensasse che non fosse vero, Haio ha messo il suo vestito migliore per l’evento. Pensa sia tutta una farsa e il mancato arrivo nel ristorante dove i sottoposti avrebbero dovuto scambiarsi le promesse d’amore e fedeltà, getta una luce strana su quel giorno. Sfortunato giorno, che avrebbe dovuto essere di gioia e romanticismo invece si è trasformato in una specie di incubo, almeno per i diretti interessati. Berinike, che da qualche tempo non fa più parte della squadra, arriva defilata. Anche lei è al massimo del look. Uno schianto di commissario.
“So cos’è successo Ina!”
“Davvero?”
“Mia sorella, che stronza!” sospira.
“Cioè? Lo ha detto a Jan?”
“Non volendo ma sì. I piccioncini per gli anelli hanno avuto la brillante idea di scegliere proprio il negozio dove lavora lei per pagarsi gli studi”
“E dunque? Gli ha buttato le braccia al collo appena lo ha visto?”
“Non so come si siano svolti i fatti di preciso. In ogni modo, mi ha raccontato che questi due bei ragazzi erano entrati per degli anelli e poi sono scappati così, nemmeno il tempo di sceglierne uno”
“Cavolo”
“Povero Jan”
“Già poverino”
“Ma non possiamo fare proprio niente?” chiede alla bionda. Ina risponde scotendo la testa. Il giocattolo s’è rotto. Gli unici in grado di riaggiustarlo forse, sono i diretti interessati.


Miguel è disperato. Vorrebbe tagliarsi l’uccello per essere sicuro di non sbagliare! Pezzo di cretino! Si ripete come in un mantra. Fare sesso con quella ragazzetta! “Ma non può buttare tutto per una stronzata simile!” urla. Mancano una manciata di minuti all’ora prevista alla cerimonia. E lui ha indossato lo stesso il vestito, un bel gessato grigio e blu. “Basta! Tu mi sposerai Jan, a costo di costringerti con la forza!” con quell’intento bellicoso si precipita fuori. Dieci minuti dopo è davanti alla porta di casa Maybach.
Dopo tre scampanellate gli apre. Dismesso, spettinato. Gli occhi sono ancora rossi di pianto. A Miguel fa una pena tremenda.
“Amore, io... io mi odio ti giuro mi odio”
“Vattene Miguel, i discorsi non servono. È finita!”
“No che non lo è. Tu mi sposerai perché mi ami! E metterai da parte quella storia di una notte! So di aver sbagliato ma non conta. Quanto accaduto quella notte, non conta niente per me”
“E io Miguel? Io quanto conto?”
“Tu sei tutto” gli occhi di Alvarez si fanno lucidi “ricordo quando ero attaccato a quei fili che mi tenevano in vita. Riuscivo a vederti nonostante fossi inebetito dai sedativi. Sentivo la tua angoscia. Mi eri sempre vicino. E io mi sono aggrappato alla vita perché non volevo lasciarti. Non prima di averti detto ciò che provavo”
“Lo so...”
“Ho avuto la fortuna di vivere. E oggi stavo per coronare il sogno, il mio sogno da quanto sono tornato a stare bene. Quello di renderti felice. Non posso pensare che per una stupida sbandata sto rischiando di perderti!”
“Ma tu non puoi ridurre tutto in questi termini. Hai sbagliato. Mi hai tradito. Potrebbe risuccedere!”
“No che non potrebbe! Pensi davvero che una donna qualsiasi, per quanto attraente, potrebbe competere con quello che provo per te?” Jan non risponde e lo fissa disarmato. Immobile. Miguel capisce che qualche difesa è stata abbattuta.
“Vestititi e seguimi, i nostri amici ci aspettano”
“Pensi che non lo vorrei? Ti amo al punto che ho messo da parte tutti i miei timori e ho detto di sì a questa follia. Ma ora...”
“Ora non è cambiato nulla. Sposami Jan. Sposami oggi. E saremo felici per sempre”
“Fino al prossimo colpo di testa?”
“No, fino alla vecchiaia. Voglio prenderti in giro quando non riuscirai nemmeno a fare le scale di casa”
“Smettila” Jan sorride finalmente.
“E io sarò lì ad aiutarti, a sostenerti” gli occhi di Miguel si riempiono di lacrime “e tu sosterrai me. È a questo che servono i mariti!”
Anche a Jan brillano gli occhi di pianto. Trattiene un singulto.
“Ma non credere che non la pagherai, giuro che per tutta la luna di miele non ti lascerò muovere un dito su di me”
“Sadico...” Miguel sorride, “ma accetto, se ora mi segui” Jan fa sì con la testa. Si abbracciano stretti e si lasciano andare in un bacio che sa di lacrime, di perdono. Intenso, appassionato come non mai. Poi via, verso la felicità.

domenica 9 maggio 2010

Ti voglio sposare, prima parte



Titolo: Ti voglio sposare

Fandom: Squadra speciale Lipsia (Soko Leipzig)

Personaggi: Jan Maybach, Miguel Alvarez

WARNING: adatta ad un pubblico adulto

Storyline: dopo la puntata -Il mio amico- (sesta stagione) ma con finale alternativo (Miguel si salva e Jan lascia Leni e ha una storia con il collega)

Sinossi: Il commissario Haio è fuori per un incarico speciale. Al distretto arriva una nuova poliziotta. E Miguel spera di ufficializzare il suo legame con Jan


PRIMA PARTE


Miguel dorme di fianco quando Jan, alle sue terga, gli circonda la vita con le braccia, poggia il mento sulla spalla. Dopo un sospiro sussurra: “Amore... stanotte è stato bellissimo” Miguel si desta e prende coscienza che è già giorno, risponde: “Sì, amore mio, stupendo, come sempre”
Jan: “Ti amo”
Miguel: “Ti amo anch’io” poi si gira e lo abbraccia. Iniziano a pomiciare. All’inizio è un bacio lento, dolce, poi sempre più appassionato. In un attimo, Miguel infila la mano nel cassetto a fianco al letto. Estrae la vasellina, l’appoggia sul cuscino, poi un profilattico. Lo scartoccia, se lo arrotola, riprende il tubetto del gel. Una noce sulla punta e s’infila.
Sono uniti e fanno l’amore con passione. Dura un quarto d’ora. Dopo aver goduto l’uno dell’altro si staccano. L’orologio segna le otto. È ora di andare al lavoro.


Haio è fuori e Ina è sola quando Berinike Hedlehn entra negli uffici. Sarà la sostituta del capo fino al suo rientro. È una bella ragazza sui trenta, capelli neri, fisicamente ben fatta. Poco dopo il suo arrivo giungono pure Jan Maybach e Miguel Alvarez. Presentazioni di rito. Berinike sorride ad entrambi. Fa un discorso in cui si auspica che il suo incarico la tenga occupata il meno possibile. In altre parole: niente eventi criminosi fino al ritorno di Trautzschke.
Miguel e Jan sono fuori quando Berinike e Ina sono in cucina che consumano uno snack.
“Però, davvero interessanti i tuoi colleghi”
“Carini, è?”
“Molto, soprattutto il moretto, ma anche Jan non scherza. Sono single? Spero di sì, non dirmi che sono già stati accalappiati”
Ina prima sospira poi spiattella “Sì, sono accalappiati. Si sono accalappiati a vicenda” Berinike sgrana gli occhi. “Merda, dici sul serio? Sono gay? Che spreco! Non ci credo”
“In effetti prima non lo erano. Prima di mettersi insieme. Almeno per quanto ne capisco io. Anzi, se vuoi saperlo, fino a poco tempo fa Jan usciva con la figlia di Haio. Hanno avuto una storiella anzi hanno pure provato a vivere insieme”
“E poi? S’è messo in mezzo lo spagnolo?”
“No, lui c’è sempre stato. Solo che... beh sai, prima che un uomo perfettamente etero accetti di cambiare sponda... ”
“E dunque?”
“Leni, la figlia del capo, ha un bel caratterino. Chi ci capita sotto lo sa. Litigavano spesso e poi Miguel ha avuto quell’incidente. Gli hanno sparato. Durante la convalescenza Jan gli è stato sempre accanto. Penso che l’essere stato tanto vicino a perderlo gli abbia aperto gli occhi su chi amava davvero”
“Ma che storia romantica” Berinike è elettrizzata. “Però povera Leni, e Trautzschke? Come l’ha presa?”
“Ma lui sa solo che Jan e Leni si sono lasciati per incompatibilità di carattere. Poi Leni è partita per l’Olanda e non ne sa niente. Haio anche non ha idea che ora il suo ex genero fila con un altro suo sottoposto”
“Cavolo, questo distretto è più appassionante di una puntata di Sex and the city!”
“Già, e mi raccomando: non dire niente a nessuno. In particolare ai diretti interessati. Si imbarazzerebbero, soprattutto Jan, lui ha anche un figlio”
“Sarò una tomba” poi sospira. “Peccato però, con Miguel un bel giretto l’avrei fatto eccome”
“Se ti va una sera di queste usciamo a rimorchiare. Sono single e bisognosa di attenzioni maschili anch’io...” lo sguardo di Ina è allusivo.
“So cosa intendi per attenzioni maschili” ridacchia. Finita la merenda, finisco pure i pettegolezzi. E tornano pigramente ai rispettivi compiti.


Dopo aver interrogato un uomo sospettato di maltrattamenti famigliari, Jan e Miguel tornano a casa. Da quando Benny, il figlio di Jan, vive negli Stati Uniti con sua madre, il bel commissario biondo dispone della casa tutta per sé. In effetti sono molte anche le notti che trascorrono nell’appartamento di Miguel, ma quello è più piccolo e angusto, poi dista maggiormente dal commissariato. Così passano più tempo in quello di Jan. Dopo aver fatto la spesa da Billo, i due uomini si rifugiano nella tranquillità domestica. Jan infila le bistecche di suino nella griglia elettrica, mentre Miguel condisce una quantità innaturale di spaghetti.
“Non posso mangiare tutta quella pasta Miguel, e poi lo sai che è un’associazione pessima carboidrati e proteine!”
“Finiscila, tanto lo sai che consumeremo tutto... dopo” ammicca. Jan deglutisce, la sola allusione glielo fa rizzare. Ma si finge infastidito.
“Miguel tu non pensi altro che a fare sesso con me. Anche con le tue ex eri così fissato?”
“In verità solo all’inizio. Dopo un po’ perdevo interesse. Invece io e te stiamo insieme da sei mesi e ho sempre voglia come la prima volta” Jan morde un pezzetto di pane fresco mentre i suoi occhi divengono lucidi. Ricorda la prima volta con Miguel con tenerezza. Non la primissima volta che hanno fatto sesso, al confine con la Cecoslovacchia per trovare una ragazza scomparsa. In quell’occasione erano stati costretti a dividere il letto, e anche complice l’alcol, si erano lasciati andare... ma si era trattato di un gioco, simile alle carezze maliziose con cui ricavavano il reciproco appagamento sotto la doccia, dopo il fitness. No, la loro prima volta in un motel fuori Lipsia. Miguel era uscito dall’ospedale solo da una settimana. Jan gli aveva confidato che Leni se n’era andata, che non stavano più insieme. Qualche minuto dopo che lo amava. Si erano baciati a lungo, finalmente consapevoli di voler dare un senso a quel rapporto così particolare.
Voglio essere tuo
Voglio che tu sia mio.
Prima di andarsi a rinchiudere in un pessimo Motel (Jan avrebbe voluto protestare per la location, ma la voglia lo aveva fatto desistere) Miguel era passato in farmacia a comprare un kit per rapporti anali tra principianti, quali:
- Divaricatore anale
- Profilattici superlubrificanti
- Crema lubrificate a base acquosa
- Vibromassaggiatore
Il vibromassaggiatore non lo usarono ma ci andarono giù bene con cremine e gel vari. Era stato tutto perfetto anche se il mattino dopo, il letto era completamente saturo di sudore, sperma e resti di brezel. Tra i residui organici anche muco, Jan aveva di nuovo il raffreddore! Malgrado avessero dormito poco e niente, erano così felici da non sentire la stanchezza. Tutto era accaduto appena sei mesi prima.
“Jan, così le bruci” Miguel si pone alle sue spalle. Gli spiega come trattare con la carne. Sangue spagnolo, lui sì che sa cucinare alla griglia, anche senza brace! Scappa un bacio sul collo di Jan. Poi la bocca.
Miguel: “Ti amo lo sai?”
Jan “Sì, lo so. E mi fa molto piacere... ”
“Dimentichi qualcosa?”
“Ti amo anch’io”
Jan si gira e inizia un bacio vero. Con la lingua. Miguel scopre che è già eccitato. Glielo tasta sopra i jeans.
“Senti qui che roba, pensa dopo che avrai mangiato la carne...”
“Miguel smettila, se fai così andrà tutto in fumo. Per una volta almeno, prima ceniamo”
“Ok” anche se controvoglia, il commissario più giovane si stacca. La cena è salva, almeno per questa sera.


Jan prende Miguel regolarmente, non come Miguel lo fa a lui ma abbastanza da potersi definire una coppia aperta ad entrambe le opzioni. Il fatto che Jan preferisca quello che in termini molto spicci è denominato -fare la donna- e che mentre succede urli tutto il tempo di piacere non deve trarre in inganno. Gli piace anche -fare l’uomo- quanto a Miguel piace a sua volta essere posseduto da lui. Solo che Miguel da il suo meglio quando fa l’attivo, non tanto per la sensazione (gli piace molto anche lui ricevere Jan dentro di sé) ma perché adora veder Jan godere così e sapere che è proprio lui l’artefice di tutto, corrobora la soddisfazione.
Quella sera, è Miguel ad accogliere Jan. Dopo essere venuti, restano uniti qualche secondo. Completamente basiti. Miguel ripete per la trentesima volta ti amo. Jan quasi non riesce a parlare. Con Leni e le altre della sua vita è stato sempre bello, ma con Miguel è qualcosa di diverso. Solo con lui amore ed attrazione vanno di pari passo, nemmeno un centimetro di distanza. Ed è questo a rendere il loro rapporto così speciale.
Miguel ripete: “Ti amo” subito dopo qualcosa che non ha mai detto prima “Ti voglio sposare”
Jan lo guarda ancora tra le nuvole. “Amore... cos... cosa dici?!”
“Sì Jan, ti amo e ti voglio sposare. Che c’è di strano, niente no? Ti amo e ti sposerò” Jan si ritira lentamente da lui. Nodino al profilattico che viene gentilmente trasferito sul comodino in attesa di finire nella pattumiera. Jan fa un sorriso preoccupato.
“Dopo l’orgasmo si dice qualsiasi cosa... ”
Miguel si tira su con gli avambracci. Addominali tesi. “Non parlo così perché ho goduto come un riccio. Ti voglio sposare” ribadisce.
“Miguel, sii ragionevole. Anch’io ti amo e ti sposerei ma non è nemmeno il caso di parlarne”
“Perché?” Miguel è sempre più piccato
“Serve chiederlo? La nostra storia è tutt’altro che vicino all’essere ufficializzata!”
“Ina lo sa e anche Berinike l’ha capito. L’altro giorno mi ha detto un -salutami Jan- piuttosto ambiguo”
“Non significa niente. Berinike tra una settimana tornerà nel suo distretto. Al posto suo Haio, e dio sa se preferirei morire piuttosto di dirgli in faccia che la storia con Leni è finita per... ”
“Per colpa mia? È questo che volevi dire?” Miguel è incazzato nero.
“Perché amavo te. Dopo la sparatoria...”
“Ma certo, ti facevo tanto pena! L’idea di una vita senza di me ti ha fatto aprire gli occhi! Finiscila Jan, questa storia non commuove più nessuno!”
“Calmati. Una buona volta comportarti come una persona assennata!”
“Non siamo tutti come te. Così trattenuti e disciplinati” lo fissa aggressivo, le parole che sta dicendo hanno un senso, almeno per Jan “se ti voglio sposare non è per togliermi un capriccio né tanto meno per scandalizzare il capo nonché ex suocero” si avvicina a lui fino a che i nasi si sfiorano: “Ma perché ti amo. E proprio in quanto stavo per morire non voglio rischiare che ciò accada di nuovo senza aver chiarito la nostra posizione”
Jan è serio. Lui ha ragione. Ma che fatica ammetterlo! Miguel sporge il bacino in avanti e con un dito indica la cicatrice ancora ben visibile appena sotto lo stomaco.
“Questo dovrebbe ricordarti non solo quanto siamo stati vicino a perderci. Ma anche che grazie al colpo di Rico abbiamo compreso di amarci davvero e che non potevamo continuare a nasconderlo”
“Lo so Miguel, ma io sono felice di stare con te, e anche se il tuo proposito è stupendo, ti mentirei se ti dicessi che mi rende la vita facile!”
“Che intendi?”
“Sto bene così”
“Amanti occasionali segreti?”
“Ma se sono mesi che non stiamo una notte separati!”
“In altre parole rifiuti di sposarmi, giusto?”
“Sì, esatto” sospira accigliandosi “ti amo da morire e darei mille volte la vita per te, ma sposarti significherebbe far soffrire due persone a cui tengo molto. Senza contare Benny. A lui hai pensato? Come la prenderebbe?”
“Capirebbe... è un ragazzino adulto ormai, con il tempo...”
“Tempo. Capire. Se la nostra felicità deve invadere la serenità di persone a cui teniamo, forse non è il caso di essere un po’ meno felici?” Miguel afferra i boxer arrotolati sotto le coperte.
“Dunque mi stai dicendo che saremo amanti per sempre? È questo?”
“Credo di sì”
“Non sono certo di volerlo, Jan”
“Cerca di comprendere...”
“Ci proverò...” Miguel si veste. Jan vorrebbe fermarlo ma non lo fa. Lo conosce troppo bene. Non sono solo innamorati, sono pure amici e lui sa che Miguel ora ha bisogno di starsene un po’ da solo. Tornerà a casa sua, magari romperà un suppellettile tirandolo sul muro, imprecherà. E alla fine di tutto questo sfogo, Jan spera che tornerà da lui.