sabato 27 febbraio 2010

Una notte al confine



Squadra Speciale Lipsia
Pairing: Jan- Miguel
Ispirata alla puntata: La ragazza dell'est (quarta stagione)
Contenuti slash NC 17




I due poliziotti di Lipsia erano stati spediti al confine, un imprenditore era sparito, e dato che ultimamente frequentava fittamente la zona tra Repubblica Ceca e Germania occorreva indagare proprio lì, nella fitta rete della prostituzione.
Si erano mossi tutto il santo giorno tra puttane e magnaccia. A metà giornata avevano seguito un poliziotto del luogo il quale diceva di conoscere la persona che avrebbe fatto luce sul caso. Li aveva condotti un ambiguo albergo-bar frequentato per lo più da prostitute e dai loro clienti. Dopo aver interrogato altre ragazze allegre, l’agente della polizia ceca aveva affermato di avergli prenotato una stanza in quel pub che assomigliava, anzi sicuramente era, un bordello.
Miguel, espressione sbigottita, aveva fatto sapere a Jan che di dormire in macchina non aveva intenzione dunque sì, vada per la camera del puttanaio. Aveva ceduto le chiavi dell’auto al collega come ad intendere che in quella stanza-letto non poteva esserci posto per entrambi. Jan le aveva prese un po’ incerto. Naturalmente non aveva creduto un solo istante che Miguel avesse intenzione di farlo dormire all’agghiaccio.
Di fatti, da lì a poco, si ritrovarono di fronte alla porta di quella stanza. Miguel con un ansia incontenibile, Jan un tantino più rilassato ma nemmeno troppo!
Dagli altri alloggi proveniva ansiti e sospiro.
“Si danno da fare i nostri vicini, vero Jan?”
“È sì, c’è un gran movimento” si guardarono e, un attimo dopo, scoppiarono a ridere. Ma, una volta spalancata la porta e gettato l’occhio sulla stanzetta, le risate gli tornarono per traverso.
“Ca.... caspita Jan, spiegami cos’è quello”
“Collega non hai mai visto un letto? Solo che è rotondo”
“E girevole. E poi quello sul soffitto è quello che sembra?”
“E cosa vuoi che sia, Miguel: uno specchio!”
“Uno?” l’ispanico volse lo sguardo intorno a sé “è pieno di specchi qui!”
“Sembrano abbiano un effetto stimolante dal punto di vista sessuale” poi si lasciò scappare una risatina nei riguardi del collega. “E tu Miguel? Narciso come sei immagino avrai anche tu un bell’arsenale di specchi intorno al letto” Miguel fece una smorfia prima di rispondere.
“Ti sbagli, io sono un timido”
“Come no, immagino che le chiederei di spegnere la luce alla tua ragazza”
“No questo mai, vedendomi nudo iniziano a scaldarsi senza che le tocchi” si pavoneggiò. Jan lo guardò di traverso.
“Chi dorme sulla moquette? Facciamo testa o croce?”
“Guarda che il letto e rotondo ma c’è posto per tutti e due”
Miguel lo fissò sgomento “Jan è... è quanto meno...”
“Hai paura di non resistere al mio fascino?” l’altro restò senza parole, quell’intraprendenza da Jan non se l’aspettava. In effetti aveva ragione, non c’era niente da temere. Erano grandi amici, si conoscevano da oltre quattro anni. Potevano assolutamente dormire insieme anche in un letto tondo, pieno di specchi e ascoltando gli ansiti che provenivano dalle altre stanze. Miguel ebbe la brillante idea di accendere la televisione posta all’interno dell’armadio a muro. Sullo schermo apparvero due donnine in perizoma e giarrettiere. Una era rossa con delle belle tette rifatte, l’altra bruna e meno formosa ma con un sedere all’insù incantevole.
“Si tratta di un canale satellitare, guai a te se ti azzardi a cambiare canale” Jan sembrava davvero rapito da ciò che la televisione mostrava.
“Stai scherzando vero? Cambiare?” avevano entrambi il colorito più acceso.
Le discinte ragazze si stavano toccando i seni tra battutine che non compresero essendo di un’altra lingua.
“Jan io mi sto eccitando” fece sapere Miguel andandosi a collocare sul letto per stare comodo. Di fatti l’erezione era ben visibile attraverso la stoffa dei pantaloni neri. Jan, scrutandolo, alzò un sopracciglio.
“Si vede benissimo Miguel, non c’era bisogno dirlo, sai?” sorrise. Poi pensò bene di installarsi accanto a lui. Nel frattempo, alla tv, le ragazze avevano tolto il tanga e si stavano trastullando il clitoride.
“Cosa ne pensi di questa moda di depilarsi tutto, Jan?”
“Io preferisco un pochino più naturale, però non è che mi dispiaccia tutto in vista, capisci cosa intendo dire?” mentre parlava prese a lisciarsi il pacco.
“Capisco benissimo. Cosa c’è di meglio di un bel bottoncino in vista, per non parlare delle labbra...” si leccò le sue. “A me fa impazzire metterci la bocca, a te amico?”
“Sì anche a me”
“Abbiamo gli stessi gusti, collega! Sai, non a tutti gli uomini piace”
“Non sanno che si perdono!” risero complici. Manco a farlo a posta, nel film, un uomo sui trent’anni moro e ben dotato fece il suo ingresso ponendosi in mezzo alle due signorine. Con una mano trastullava il capezzoli della mora, con l’altra lo spacco tra le gambe dell’altra. Ben presto la bocca si spostò sui lidi umidi di quella rossa di capelli. Lei gridò appena la lingua iniziò a compiere dei movimenti intorno al su interruttore del piacere.
“Beato lui, vero Miguel? Non sai quanto mi piacerebbe con due insieme” la voce del biondino tradiva cupidigia.
“Io l’ho fatto”
“Non ci credo, sei il solito spaccone!”
“No ti giuro, quando ero in vacanza. Due animatrici mi s’infilarono nel letto. Ti racconto?”
Jan lo fisso un po’ stranito, l’eccitazione stava prendendo il sopravvento. Il video era sì sexy ma immaginare Miguel Alvarez alle prese con due ragazze lo era ancor di più!
“Va bene, dimmi tutto”
Miguel s’infilò la mano nei pantaloni mentre iniziava il resoconto.
“Prima si sono spogliate, hanno iniziato a provocarmi facendo le gattine sul letto. Nel senso che camminavano a quattro zampe, nude. Poi si sono strusciate tra di loro”
“E tu?” anche Jan si era ficcanto la mano sotto, aveva afferrato il suo sesso e le dita lo tastavano con decisione.
“Mi sono spogliato e poi giù a capofitto. Ho preso la più piccolina delle due e l’ho messa sopra all’atra di spalle. Poi le ho leccate insieme mentre loro si baciavano e gemevano. Uno spettacolo!”
“Ti credo!” Jan pensò che sarebbe potuto venire già se avesse avuto il coraggio abbassarsi i pantaloni e farsi una sega come cristo comanda.
“E poi te le sei fatte?”
“Puoi giurarci” lo sguardo del moro si soffermò sul pacco del collega. “Stai scoppiando, amico. Perché non ti metti comodo?”
“Credo che fosse questo il motivo per il quale mi volessi mandare a dormire in macchina, vero Miguel?” quella domanda apparve subito contenere pericoli inaspettati per la machissima virilità spagnola.
“Tranquillo, volevo solo metterti a tuo agio” Jan sorrise guardandolo con occhi imploranti
“A sì? Lo sono fin troppo” poi non attese oltre e si sbottonò i jeans. Miguel lo osservò di stucco mentre si masturbava come se fosse la cosa più naturale del mondo. Assurdo. Ora le donnine dello schermo si stavano godendo i venticinque centimetri dello stallone una alla volta.
“Sei proprio dotato Jan, non me lo aspettavo. Sarà che ti ho sempre visto nudo ma...”
“Cavolo Miguel, non sputi mai! Perché invece di chiacchierare a vanvera non mi fai compagnia?”
“Oh cazzo...” Miguel sentì la gocciolina di sudore solcargli la fronte. “Sì, hai ragione. La situazione lo richiede” se lo tirò fuori. Jan non si perse un attimo di quello spogliarello.
Mentre si toccavano, dimentichi del film porno, degli avventori del sesso che si dimenavano nelle stanze accanto, tenevano gli occhi puntati sui rispettivi gingilli in azione.
Jan era eccitatissimo, doveva ammettere che quel contesto l’aveva sempre sognata nei suoi momenti più intimi. Miguel che si masturba accanto a lui. Erano entrambi prossimi all’orgasmo.
Miguel stirò le gambe prima di eiaculare abbondantemente. Jan, pochi attimi dopo, gettò la testa all’indietro affondandola nel cuscino. Si lasciò sfuggire un lungo gemito per poi spillare il seme che schizzò per aria.
“Jan eri pieno”
“Sì, anche tu. Sarà colpa di questo posto!” si riferiva agli specchi e tutto il resto
“Anche che è tutto il giorno che giriamo in mezzo a ragazze bellissime praticamente nude”
“Vero amico. Ci voleva proprio”
Miguel si alzò poi diede una pacca sulla coscia del suo collega.
Un minuto dopo tornò dal bagno con un rotolo di carta igienica in mano.
“Preferisco fare la doccia”
Miguel lo fissò sensuale. Era davvero una spettacolo erotico il suo Jan mezzo nudo tutto impiastricciato di sperma fino alla gola.
“D’accordo. È una buona idea”

Fine prima parte

venerdì 26 febbraio 2010

Coccole


Squadra Speciale Lipsia
Pairing: Jan- Miguel
Ispirata alla puntata: Professionisti e dilettanti, seconda stagione
Contenuti slash



Jan e Miguel sono al commissariato in attesa che un certo Heski si faccia vivo cosa che puntualmente non accade. Per passare il tempo giocano al computer. Mentre le dita si affannano tra mouse e tastiera la spalla di Jan urta quella di Miguel abbastanza da farlo quasi cadere
- Stai attento! Per poco non finisco con il sedere per terra
- Hai ragione Miguel, ti chiedo scusa
Quando quest’ultimo si volta e lo guarda con quei suoi grandi occhi azzurri, il commissario Alvarez resta per qualche secondo immobile fissandolo a sua volta. Intanto le dita vicino al mouse si accarezzano, come se non dipendessero più dal braccio-cervello dei loro rispettivi corpi, si sono ribellate e prendono decisioni autonome.
- Non capisco perché stiamo ancora aspettando Heski, tanto non verrà più
- E allora che si fa?
- Non so, tu cosa proponi?
Silenzio e imbarazzo
Nel frattempo le dita giochicchiano tra di loro, i polpastrelli si accarezzano e anche i palmi sembrano viaggiare nella stessa direzione.
- Ti sei stancato di giocare a Battlecruiser millenium Miguel? Vuoi cambiare?
- No.... cioè... sì. Sì, facciamo qualcos’altro...
- Le manette? Preferisci le freccette oppure prendo la scacchiera?
- No, pensavo a... altro...
- Cosa?
Jan allontana la mano da quella di Miguel. Guarda la porta come se sperasse che Ina, Haio, o qualcun altro entrassero per rompere quell’atmosfera d’intimità.
Niente.
Silenzio e imbarazzo
- Perché non ci facciamo le coccole?
Miguel lo domanda abbassando la voce di due terzi. Jan lo guarda incredulo.
- Non... stiamo lavorando!
Il suo colorito si è acceso per tre quarti
- Giochiamo al computer, lo chiami lavorare?
- Miguel... ti prego... non fare lo sciocco
- Temi che qualcuno ci sorprenda?
- Senti... non è quello
Miguel si avvicina a lui di parecchio, gli mette un braccio attorno alla vita e lo stringe a sé.
- Non fare il difficile. Lo so che ne hai voglia anche tu. Sorride.
Jan è sempre più agitato ma la carezza di Miguel lo fa stare bene e irrazionalmente non riesce a discostarsi da lui
- Ok ma niente che lasci il segno.
- Ancora quella storia? Per un mozzichetto!
- E me lo chiami mozzichetto? Mi hai lasciato il segno per giorni. Persino Erta mi ha chiesto cosa avessi fatto sul collo!
- Tranquillo, niente segni. Appoggia la testa sul mio petto, ti accarezzo e basta.
Jan pur titubante ubbidisce e si piega addosso all’amico.
- Bravo il mio cucciolone
- Piantala, non sono mica il tuo cane!
- Non fare il duro, goditi il trattamento!
Jan non lo ammetterebbe mai ma adora ‘il trattamento’.
Miguel gli liscia i capelli gentilmente, poi si sposta sulla tempia, la nuca, la gola... a Jan piace proprio, piace tanto. Chiude gli occhi e Miguel capisce che sta bene. Così gli posa una serie di baci delicati sulla fronte ampia. Pensa che Jan è proprio bello ma ha una piccola imperfezione: la pelle del viso è eccessivamente grassa. Sulla fronte compare un po’ di acne. Perenne. Eppure ha già trent’anni suonati, non lo risolverà più quel problema! In effetti ama anche questo di lui. Ama anche i suoi difetti. Tutto.
- Ammettilo, è stata una buona idea, vero?
Jan, ubriaco di vezzeggiamenti, risponde con un vago:
- Eh?
- Di coccolarci
- Sì, in effetti... totalmente sbagliato il luogo e il momento.
Jan abbraccia il collega per la vita mentre quest’ultimo sposta le labbra su una gota. Con entrambe le mani abbranca il volto come farebbe uno sculture con la creta.
- Che c’entra, anche a me piacerebbe se fossimo nel mio appartamento, sul divano e fosse sera
- E magari fuori piove
- Non ti facevo così romantico Jan
Quindici secondi di silenzio
- Invece sì, lo so che sei un romanticone.
Un piccolo tonfo e la porta si spalanca. È il capo, ha alcuni fascicoli in mano.
Jan e Miguel hanno fatto in tempo a staccarsi. Jan è in piedi tra la finestra e la scrivania, Miguel seduto a gambe accavallate finge di guardare lo schermo del PC dove ancora spicca la homepage di Battlecruiser Millenium.
- Non aspettavate Heski?
- Non si è fatto vivo
- Già, dovremmo usare le maniere forti.
Sottolinea Miguel mentre si volta a guardare l’amico con complicità. Haio fa una smorfia, li esorta a darsi da fare e se ne va.
Jan si siede sulla sua poltrona. Finge di controllare delle cartelle. Miguel si alza e si avvicina a lui.
- Sai a cosa pensavo?
- Me lo dici?
- Ho visto le previsioni del tempo e forse stasera ci sarà un temporale. Chiama zia Erta.
Gli pizzica il braccio prima di allontanarsi con il volto fieramente soddisfatto.

giovedì 25 febbraio 2010

Il portafortuna



Miguel ha in mano due braccialetti brasiliani portafortuna. È con Jan in auto.
Ad un semaforo: “Questo è per te” gli prende il polso e gliene infila uno.
“Ah sì? E cos’è?”
“È un portafortuna. Me lo ha regalato un santone”
“Ma Miguel, sono quei bracciali che ti rifilano in qualsiasi posto. Te l’avrà dato un venditore extracomunitario!”
“Sì forse è un venditore ma se dice che è un santone e che questi portano fortuna io ci credo. Infatti vedi? L’ho messo!”
Miguel mostra il suo con un sorriso soddisfatto.
“E l’ultimo braccialetto? Lo regalerai a qualche nuova fiamma?”
“Se mi inviti a cena a casa tua lo donerò a chi mi ero ripromesso”
A Jan brillano gli occhi. “A Benny?”
“Ma certo”
Jan gli accarezza la nuca “Stasera alle sette e mezzo. Sei dei nostri”.


Fine

martedì 23 febbraio 2010

Schegge dal passato


Squadra Speciale Lipsia
Pairing: Jan- Miguel
Terza stagione

Contenuti slash NC17 per dettagliate scene di sesso





Era tutto in disordine. Miguel cercò di rimettere a posto prima dell’arrivo del suo unico ospite. Conoscendo la sua proverbiale puntualità era strano che non avesse già suonato. La cucina era un campo di battaglia, sembrava fosse esploso qualcosa. Ma anche la sala da pranzo attigua era messa male, cumuli di dvd erano sparsi per terra assieme a giornali e riviste. Quando il rumore del citofono rimbombò nell’appartamento ebbe un tonfo al cuore. Spalancò la porta in attesa.
Jan Maybach sorpassò l’uscio, in mano un cartone rettangolare che conteneva quasi certamente un dolce ipercalorico. Sicuramente per quella sera la dieta sarebbe andata a farsi benedire.
“Eccoti!” Miguel gli venne in contro. Si abbracciarono.
“Che stai preparando di buono? C’è un odore che si sente fin dalle scale”
“Una sorpresa” Jan lo squadrò da capo a piedi. E chi ha voglia di mangiare... pensò mentre la salivazione si azzerava. Indossava una maglietta rossa sulla quale erano incise delle frasi in cinese e un disegno sempre vagamente asiatico. Un jeans normalissimo a vita bassa lasciava intravedere i boxer neri. Non poteva rimandare, se non ‘agiva’ subito Miguel sarebbe sparito in cucina oppure avrebbe trovato una scusa. Senza preavviso si spinse su di lui, lo afferrò per la vita e lo schiacciò addosso al muro. Miguel lo accolse tra le braccia senza però celare la sorpresa che sprizzava dall’espressione agitata. Le labbra si ritrovarono in un attimo. Le mani dell’ispanico solcarono l’ampia schiena dell’amico-collega. Jan approfondì il bacio. Le lingue si coccolarono mentre lentamente Miguel si lasciava piegare verso il pavimento.
“Jan” riuscì a proferire tra un bacio e l’altro.
“Cosa?”
“Le scaloppine si bruceranno”
“Non importa” Sto bruciando anch’io.
Miguel si ritrovò spalle a terra e con il suo compagno sopra che armeggiava con la patta dei jeans.
“Ci vuole uno scassinatore per aprili!” si lagnò Jan, l’eccitazione lo rendeva suscettibile. Miguel avrebbe voluto agevolarlo, tra l’altro aveva un bisogno atroce di sbottonarsi. Era così duro che gli dolevano i testicoli e la punta del suo sesso doveva essersi consumata già a forza di premere contro la stoffa del boxer ormai logoro. Ma qualcosa lo bloccò.
“Jan io non so...”
“Ti prego, amore, questa è la nostra serata, l’hai promesso” quasi implorò. Un attimo dopo Miguel scivolò da sotto il corpo.
Si sedé: “Mi dispiace, non ci riesco ancora”
Jan lo affiancò. Era deluso e irritato, ma doveva provare a rimediare alla situazione. Non poteva tenergli il broncio. Ma se continuava così lo avrebbe fatto diventare matto!
“Ti rendi conto che...”
“Lo so, sono stato io a baciarti, a dirti che mi ero innamorato di te... mi dispiace”
“Non basta scusarti Miguel! Sono settimane che va avanti questo tira e molla. Mi dici che sei pronto, che mi vuoi e poi quando siamo al dunque ti ritiri”
“Hai ragione, scusa”
“Non occorre nemmeno essere accondiscendenti” gli circondò le spalle con un braccio.
“Amico, dimmi cosa ti blocca” Miguel si voltò dalla sua parte a bocca aperta. Jan aveva capito! Era un detective, perché si sorprendeva? Dopo tutto era il suo lavoro carpire cosa si celasse nella mente delle persone.
“Io ti amo Miguel, saprò capire... saprò perdonare se c’è qualcosa da perdonare”
Il moro si alzò di scatto, le ultime parole di Jan l’avevano turbato parecchio.
“In effetti c’è qualcosa... qualcosa che non sai di me, Jan”
“Cioè?” si alzò a sua volta e si collocò di fronte a lui. “Parla una volta per tutte, vedrai che dopo starai bene” Miguel ci rifletté su, forse il suo ragazzo aveva ragione, probabilmente se avesse vuotato il sacco... ma era così imbarazzante.
“Quello che sto per dirti non ti piacerà”
“Che premessina... ma lo saprò sopportare”
“Vedremo” Jan gli prese la mano e se la portò alle labbra. Assaporò la consistenza della pelle, era vagamente salata. “Ti amo talmente tanto che niente potrà cambiare quello che provo” Miguel allontanò la mano dalla bocca, poi lo invitò a sedere.
E iniziò a sciorinare il racconto.
“Avevo diciassette anni o giù di lì, ero uno sbandato, un buon annulla. Uno spiantato! Mi tenevano in vita i furti d’auto e altri reati. Poi una sera ero completamente al verde, non mangiavo da giorni e non avevo nemmeno la forza di tenermi in piedi. Di fatti mi accoccolai ai piedi di un lampione aspettando che i servizi sociali mi venissero a prelevare per portarmi in qualche ricovero per senza tetto come me.” Jan era impressionato, conosceva un po’ del passato dell’amico, ma evidentemente non abbastanza.
“Passò una bella macchina, una Mercedes di quelle grosse e potenti, di quelle che vedi solo nei quartieri chic. Io alzai la testa e questi mi chiese che diavolo ci facessi in quella posizione, se aspettassi di morire congelato o qualcosa del genere. Era un tipo sui cinquanta, con la barba mezza bianca e un sorriso seducente. Il tipo d’uomo che da subito fiducia. Mi chiese di seguirlo e io ubbidii...”
“Ma Miguel, mi stai forse dicendo che...”
“Sì, Jan, hai proprio capito: ho fatto sesso con lui! Avevo bisogno di grana ed ero sempre arrapato. Sai, gli ormoni, e le ragazze non ne vogliono sapere di te quando sei sporco e il tuo alito puzza perché non hai niente nello stomaco da ore” la durezza di quelle parole colpì il commissario più anziano.
“In ogni modo, lui è stato il primo di una lunga serie. Capii che era più facile fare quattrini succhiando uccelli e dando via il culo rispetto a rubare. E non era nemmeno un reato tanto grave. Insomma iniziai a battere il marciapiede e questo mi permise di rimettermi un po’ in sesto. Ripresi peso, avevo denaro a sufficienza per prendere un appartamento, vestiti nuovi, le solite cose. E le ragazze non mi guardavano più di sbieco. Non mi sentivo gay perché le donne continuavano a piacermi tantissimo e poi ilsesso coi maschi non mi piaceva. Raggiungevo l’orgasmo ma era solo in risposta ad un riflesso. Forse saprai che nell’ano ci sono terminazioni nervose che portano al piacere...”
“Veramente speravo di approfondire l’argomento con te” ironizzò Jan. Sentiva che c’era ancora qualcosa che l’amico non aveva rivelato.
“E poi qualcosa cambiò”
“Cosa?”
“Una sera un ragazzo che batteva vicino a me fu quasi ammazzato di botte, probabilmente il suo protettore o forse doveva dei soldi a qualcuno perché era un drogato. Venne la polizia e fece un sacco di domande. E, un giovane commissario venne da me, affinché dessi la mia versione dell’accaduto. Si chiamava Raul Keller. Fu molto gentile, onesto e non sembrava giudicarmi. Mi lasciò il suo biglietto da visita pregandomi di chiamarlo se avessi avuto novità sul caso. Non lo feci, credo che persi i suoi recapiti quasi subito. Circa due mesi più tardi ero nei pressi della stazione, come sempre alla ricerca di qualche avventura. E me lo ritrovai di fronte. Era molto più carino di quanto ricordassi. Alto, moro, occhi di ghiaccio. Restai impressionato. Mi domandò contrito perché non lo avessi chiamato. Feci spallucce, ero imbarazzato. Mi mise una mano sulla schiena e poi fece quello che non avrei mai pensato.”
“Vale a dire?”
“Mi chiese il prezzo della marchetta”
Jan era sbigottito. “E tu?”
“Io? Figurati, un poliziotto! Pensai ad una trappola e negai che mi stavo prostituendo. Dissi che bighellonavo alla ricerca di qualche turista da rimorchiare. Niente d’illegale. Ma lui fu così convincente che alla fine mi lasciai convincere”
“Ci sei andato?”
“Sì Jan, l’ho seguito a casa sua. Sono entrato nell’auto d’ordinanza e lui mi ha portato nel suo appartamento. Mi spiegò che viveva con sua ragazza, ma lei, evidentemente quel giorno lavora comunque non c’era. Io ero molto nervoso, non capivo il motivo, non era solo perché lo stavo per fare con uno sbirro, c’era qualcosa di diverso. Quando mi portò nella sua camera e mi piegò sul letto, mi lasciai baciare. Capisci Jan? Io, prima di allora, non avevo mai permesso ai miei clienti di baciarmi, mi faceva troppo schifo. Invece con Raul fu diverso, totalmente. Lui mi baciò e io già ero eccitato da morire, con quel bacio diventai semplicemente famelico. Gli strappai i vestiti, sembravo posseduto. Lui fece altrettanto con i miei. Mi prese e per la prima volta sentii un piacere diverso, assoluto. Non era solo fisico, c’era qualcosa di più, come quando sei innamorato e fai l’amore per la prima volta”
“Dunque?” Jan sembrava agitato, era geloso marcio di questo Raul, se ce l’avesse avuto davanti l’avrebbe steso a suon di cazzotti in faccia!
“Lo abbiamo fatto per ore. Lui a me e io a lui. Abbiamo goduto fino a perdere il conto degli orgasmi. Poi mi sono ritrovato mezzo collassato tra le sue braccia. Felice. Solo quando fu il momento di scaricarmi per strada mi confidò il vero motivo per il quale mi aveva cercato”
“Vale a dire?”
“Erano iniziati i nuovi reclutamenti per l’accademia di polizia. Senza pendenze serie si poteva partecipare. Dovevo solo essere pulito da droghe e quant’altro. Gli risi in faccia. Figuriamoci, uno come me, feccia delle feccia, in polizia! Io li detesto i poliziotti, gli dissi. A parte te che sei carino e scopi da dio. Ma lui non volle sentire ragione. Mi fece una testa così poi volle rivedermi. Iniziammo una sorta di relazione. Non demordeva, poco primo o poco dopo il sesso mi ripeteva la storia dell’accademia e di che bravo tutore della legge sarei stato. Il resto Jan te lo puoi immaginare perché è storia recente: mi sono lasciato convincere ed eccomi qui!”
“E Raul? Che fine ha fatto?”
“So che entrò nella polizia di frontiera e non l’ho più visto da allora, sono passati tanti anni ormai”
“Nemmeno una telefonata, una cartolina, un augurio di compleanno?”
“Non era quel genere di relazione, Jan. A parte il sesso e la stima che provavo io nei suoi confronti non eravamo veramente amici. Lui aveva il suo lavoro, la sua donna. Insomma io ero una specie di diversivo. La trasgressione”
Jan sospirò prima di porre quella domanda che tanto lo turbava “Lo amavi come adesso ami me?”
Miguel sgranò gli occhi. “Jan ma che cazzo dici?” lo affiancò, poi gli prese il volto tra le mani: “non puoi paragonarlo. Tu sei il mio migliore amico, ti amo da morire oltre al fatto che ti desidero come non ho mai desiderato nessuno, donna o uomo che sia”
“Ma certo, solo che, con me, a parte qualche bacio e fugaci carezze...” a Jan s’incrinò la voce
“Tesoro lo so, ma tu mi capisci, ti amo talmente tanto che... qualcosa mi bloccava”
“Ti bloccava?”
“Sì, il pensiero che tu te ne saresti accorto, di non essere il primo intendo”
“Hai detto bloccava, dunque? Ora non lo sei più” Miguel fece un sorriso ammaliante.
“Se ho detto così vuol dire che...” non parlò più e pose le labbra schiuse su quelle dell’amico.
“Ti amo”
“Ti amo anch’io, Jan” scivolarono lentamente l’uno tra le braccia dell’altro. I vestiti volarono ai lati del divano. Miguel piegò l’amico sul sofà. Era nudo e tremendamente eccitante.
“Dio Jan, sei bello da togliere il respiro” con il dorso della mano accarezzò il torace fino ai peli del pube. Lo sentì fremere al tocco.
“Prendimi Alvarez, non aspetto altro” Miguel restò un po’ allibito a quella richiesta. Ubbidì. Prese da un cassetto la crema lubrificante e un preservativo. Lo indossò poi pose la crema su due dita.
“Farà un po’ male ma tu sei un poliziotto tutto d’un pezzo, che vuoi che sia!”
“Lo hai detto, Miguel” sorrise. L’espressione gioiosa mutò di colpo quando le dita lo profanarono. Sebbene la crema, faceva un male assurdo. Gli bloccò il polso per impedirgli di andare avanti.
“Tesoro, dammi retta, è molto meglio che ti prepari così che ti seppellisca a freddo un cazzo di ventidue centimetri!”
“Che premuroso” smorzò con una battuta, ma il dolore era atroce. Miguel mosse le dita fin quando non sentì che l’amico si stava abituando all’intrusione.
“Bravo tesoro mio, asseconda i miei movimenti. Sei eccitante da morire dolcezza, lo sai?”
“Ti odio” rispose ma lo disse sorridendo. Qualcosa stava cambiando e il dolore stava lentamente scemando.
“Spingiti più dentro” quasi implorò, Miguel capì di aver scovato il pulsante giusto.
“Ora ti piace? Vedrai, con il mio uccello sarà ancora meglio. Mi pregherai di scoparti, garantito”
“Sei proprio un presuntuoso....” ansimò accompagnando il dondolio della mano. Era sempre più piacevole, qualcosa da quelle parti stava crescendo e non sapeva come prendere quelle sensazioni. “Non ci posso credere tesoro, è la prima volta che ti fai massaggiare la prostata? Hai avuto donne alquanto monotone”
“No, sono io che non l’ho mai permesso. Che imbecille... ” ruminò l’ultima frase con malizia.
“Sei dilatato a puntino. Ora passiamo al piatto forte” così dicendo si alzò, diede un ultimo sguardo al corpo dell’amico nudo e sudato. Poi gli chiese di voltarsi. Jan obbedì. Miguel si sdraiò sulla sua schiena, la baciò: era imperlata di sudore.
“Sei splendido amore mio. Ora ti voglio senza inibizioni, non ti vergognare di gridare il tuo piacere quando non ne potrai più, non devi trattenerti”
“Ti amo Miguel, però ora prendimi. Adesso, subito!” Miguel non se lo fece ripetere un'altra volta. Con un colpo di reni si piantò in lui. Jan fu costretto ad inarcare la schiena, con un grido gli chiese di togliersi. “Fa troppo male!”
“Non farà più tanto male, so di cosa parlo piccolo” si mosse in lui. Il commissario biondo strinse i denti cercando di abituarsi a quel trattamento. Il sesso di Miguel era davvero di ottime dimensioni, dentro di sé sembrava come se lo stesse squarciando. Lo sentiva possente. Qualcosa di piacevole cominciava a farsi strada.
“Sei incredibilmente stretto Jan” sussurrò al suo orecchio, era in assoluto il sesso più piacevole da quando aveva iniziato a fare certe cose, e già si pregustava quando avrebbero ribaltato le posizioni. Ricordava nitidamente il piacere parossistico che gli procurava il sesso di Raul, qualcosa di impensabile. Jan era altrettanto dotato, non si sarebbe stancato più di farsi sbattere da lui.
“Ti prego Miguel...” Jan esalò con voce rotta dal piacere
“Cosa?”
“Più forte, più a fondo”
“Lo vedi? Ora ti piace” gli leccò la goccia di sudore che gli solcava la tempia.
Lo sentì gemere e muovere il bacino verso di sé come ad agevolare la penetrazione
“È stupendo Miguel” prossimo all’apice, godeva senza freno.
“Voltati ora, ti farà impazzire ancora di più, vedrai”
Jan lo fece. Miguel si tolse giusto un attimo per poi tornare tra le gambe dell’amico.
“Non hai idea di quanto è bello amore mio”
“No Jan, ti sbagli, ho idea eccome... ”
“Era così anche con...” ansimò.
“Certo, ma per te sarà anche meglio quando ti abituerai” Miguel si piegò per un lungo bacio sofferto. Jan non resistette più: dopo aver urlato si aggrappò ai bicipiti del collega. Graffiò agitandosi e con una sega decisa allagò il torace. La peluria s’infiorò di sperma e sudore.
Anche Miguel era sul punto di raggiungere il culmine. Se non fosse bastata la stupenda sensazione delle contrazioni ritmiche attorno al sesso, a mandarlo completamente su di giri, l’odore acre del seme di Jan fece il resto. Si abbassò al punto da catturarne delle stille con la lingua. Leccò fino a quando fu così arrapato che non riuscì più a trattenersi.
“Sto venendo piccolo mio”
“Fai il pieno amore” Miguel riempì il profilattico, poi crollò sull’amico. Gli baciò il volto, in particolare si soffermò sugli occhi, le guancie e le belle labbra umide.
“Miguel sei il dio del sesso, e pensare che prima eri... questa puzza di bruciato è quello che penso?”
“Le scaloppine!” Miguel si alzò di scatto. La cena era completamente carbonizzata ma i due commissari ci risero su. Avevano di meglio a cui pensare. Baciandosi si spostarono in camera.
“Ora tocca a te Jan”
“Volentieri, sicuro di non aver perso il ritmo?” crollarono sul letto.
“E cosa ti dice che non mi sia mantenuto in allenamento?”
Jan lo squadrò torvo “Mio Dio, è così? Sei stato a letto con altri...”
“Ma Jan, perché ne fai una questione di stato, è normale!”
“Normale un corno, perché non me lo hai detto?”
“Cosa avrei dovuto dirti Jan? Che sono bisessuale?”
“Magari... perché no?”
“E tu perché non lo hai detto?”
“Perché non sapevo di esserlo prima che tu avessi l’accortezza di baciarmi!” a quel punto smisero di parlare. Jan si spostò sotto il corpo dell’amico. Lasciò che la bocca di Miguel tornasse a solcare il torace per poi muoversi verso il pene già eretto.
“Jan non hai idea da quanto è che sogno di succhiartelo”
“Anch’io che tu lo faccia!” giochicchiò una manciata di secondi con la pelle del prepuzio poi se lo infilò fino alla gola. Pompò una decina di minuti fin quando fu parecchio duro e luccicante di saliva.
“Ora voglio essere tuo Jan” prese un condom, con i denti strappò l’involucro poi lo srotolò per tutta la lunghezza del sesso. “Mi fa impazzire, è bellissimo” dopo un ultimo sguardo lo lasciò sparire dentro di sé. Jan fissò in estasi l’ispanico cavalcarlo.
“Oddio Miguel, non avrai mai pensato di vederti... ”
“A cavalcioni su di te” terminò la frase. Miguel doveva ammettere che aveva desiderato fin dal principio, probabilmente dalla prima volta che erano stati presentati, di essere esattamente dove era.
“Non puoi capire Jan, è sempre stato il mio sogno farmi montare da uno stallone come te”
“Se continui ad agitarti così non durerò molto, amore”
“Non importa” da come stava strofinando la sua prostata Miguel non era già troppo lontano dal rilascio.
“Mi stai facendo impazzire Jan!” urlò “cazzo, come ti muovi, sembri nato per scopare”
“Anche tu...” ad un ennesimo affondo Miguel non trattenne tutto il piacere che si fece liquido e schizzò tra i due corpi copioso.
“Voglio assaggiarti Miguel” il giovane poliziotto comprese. Raccolse con la lingua i rimasugli di sperma e li porto alla bocca dell’altro che accolse estasiato.
“Non puoi capire quanto sai di buono, Miguel”
“Sei il mio angelo Jan” lo abbracciò sdraiandosi su di lui. “Voglio che tra noi sia sempre così”
“Lo sarà, ti amo troppo”
“Anch’io” continuarono a baciarsi per diversi minuti. E dopo un pasto fugace tornano a darsi piacere fino all’alba.

martedì 9 febbraio 2010

venerdì 5 febbraio 2010