mercoledì 21 ottobre 2009
Un semplice bacio tutt’altro che semplice
AUTORE: me medesima
GENERE: Romance
STORYLINE: ficlet della puntata: "La vedova" terza stagione
SPOILERS: fino alla puntata sopra citata
PAIRING: Jan e Miguel
RATING:NC 17
DISCLAIMER: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Squadra speciale Lipsia"
SUMMARY: Il turbamento di Jan dopo aver appreso che la sua amante è un'assassina diviene 'altro' per via della vicinanza di Miguel
Feedback: giusipatito@yahoo.it
Jan rimase per alcuni minuti immobile guardando la finestra davanti a sé. Non sapeva nemmeno se Miguel, che gentilmente l’aveva riportato a casa quel giorno, fosse ancora lì. Supponeva di sì. Non aveva sentito sbattere la porta.
Benni era ancora dalla zia. E Corinne, la donna, la vedova di cui si era invaghito, era dietro le sbarre.
Avrebbe dovuto sentirsi rincuorato del fatto che fosse stata smascherata. Aveva fatto fuori il marito per un vile fatto di denaro. Una prostituta. Una spogliarellista, come l’aveva definita più volte Miguel... già, Miguel... proprio lui. Il caro amico che più l’aveva messo in guardia da lei. Da quella vedova nera pronta a tutto pur di farla franca.
Sospirò. La sentiva eccome la presenza di Miguel. Perché anche se stava zitto, stranamente zitto, lui c’era. Ogni sua cellula lo percepiva. Ora avrebbe dovuto mandarlo a casa. Non aveva alcun senso che stesse lì, a guardarlo mentre si sconquassava. Era una doppia beffa. Ma lui gli voleva bene. Dopo tutto non si erano sempre aiutati a vicenda? Quando lui si era preso quella bella cotta per Carmen Rubio, la truffatrice dell’agenzia matrimoniale, non era toccato a lui consolarlo? Si erano presi una sbronza e, alla fine, Miguel non ci aveva pensato più. Dimenticata. Come tutte le sue fiamme. Donne che gli scaldavano la parte vuota del letto per qualche ora, al più qualche settimana. Era dunque quello il destino dei due giovani commissari? Amori transitori. Passioni che duravano giusto il tempo di lasciare dietro sé qualche traccia. Di rossetto soltanto a volte. Il più delle volte.
“Ora andrei” ruppe il silenzio Miguel.
“Certo, vai pure” si girò Jan. Lo guardò. Con sorpresa scorse il suo turbamento.
“Non devi starci male. Supererò anche questa storia come tutto il resto, tranquillo.”
“Lo so Jan, tu sei forte.”
“Già” sorrise amaramente.
“E, in ogni caso, se proprio ti senti giù mi chiami e qualche cavolata da dire per farti ridere la trovo.”
“Come sempre Miguel” gli diede una pacca sul braccio. Ma Miguel, istintivamente, lo afferrò per la vita e lo avvicinò a sé. Jan, subito, si lasciò andare all’abbraccio. Abbandonò la testa sulla spalla dell’amico. La sua guancia carezzava la giacca grigia. Curiosamente Miguel quel giorno si era vestito meno male del solito, anzi, era pure piuttosto elegante.
Pensoso, lisciò i capelli biondi mentre l’odore del suo compagno gli entrava dentro. Nelle narici e nell’animo.
“Jan io...”
“Ti ho detto che devi stare tranquillo” sussurrò. Ma Miguel non lo era, tranquillo. Affatto. Tutt’altro. L’inquietudine che gli mordeva in petto era simile ad un mare in tempesta. Un oceano fatto di dubbi e tormenti.
“Jan, ti devo parlare” lo disse tutto d’un fiato.
“Amico che ti succede?” Miguel richiuse la porta dietro di sé. Ma quale parlare... pensò. Fissò sue labbra. Quella bella bocca che fino a poche ore prima era in possesso d’un’ignobile sgualdrina. Un’assassina.
No, anche se era pericoloso come nient’altro, doveva farlo! Se non lo avesse fatto sarebbe impazzito, questo era garantito!
Fu un attimo, nemmeno il tempo che la lancetta dei secondi passasse dal quattro al cinque. Pam! Più veloce di un proiettile. E come un proiettile buca la carne, la carne di Jan fu completamente trafitta.
Miguel lo baciò. E non un bacio amicale sulla guancia o sulla fronte. Un bacio vero.
Lo baciò come andava fatto. Come aveva sognato di fare nei suoi sogni più proibiti. Catturò la testa tra le mani e lo baciò. Jan rispose dettato da un istinto che da lì a poche ore avrebbe sconvolto tutto. Avrebbe ribaltato tutto. Il castello di certezze sarebbe stato spazzato via da quel bacio. Un bacio.
Un semplice bacio tutt’altro che semplice.
Dopo che le bocche si furono azzannate per almeno due minuti buoni.
Dopo che le lingue ebbero mappato la bocca dell’altro.
Dopo uno scambio di saliva piuttosto importante.
Dopo quel bacio tutt’altro che semplice. Dopo... si staccarono.
Miguel lo guardò fissandolo duro. Nel suo sguardo c’era tutto. I suoi occhi erano braci. Due pozzi profondi. Jan sgranò i suoi di occhi. Era così iracondo il suo sguardo che non sapeva più cosa aspettarsi. Lo avrebbe baciato di nuovo? Lo avrebbe sbattuto per terra e stramazzato di baci? O lo avrebbe picchiato? Per come lo scrutava cattivo era quella l’ipotesi più probabile.
“Miguel...” disse in un soffio. Passarono cinque secondi. Solo cinque secondi a fissarsi. Cinque secondi di una tensione tale che sarebbe bastato accendere un fiammifero per far esplodere il palazzo! C’era elettricità pura.
“Che significa?” chiese cercando di riprendersi dallo shock.
“E me lo chiedi pure bastardo?” Miguel serrò i pugni cattivo. Poi usò i polpastrelli per qualcosa di gran lunga più doloroso. Lo colpì così forte che subito stramazzò a terra.
Jan si mise a sedere.
“Alzati e combatti.”
“Non ha senso” rispose toccandosi il volto. Il naso aveva cominciato a sanguinare.
“Non ti difendi?”
“Finiscila di fare il ragazzino.”
“Sei sempre il solito. Vero Jan? Sempre a dar ordini. Ti piace farmi sentire il tuo sottoposto, vero? Questa volta non te lo aspettavi. Non te lo aspettavi che il tuo sottoposto, quel cretino di Miguel Alvarez avesse ragione. Vero?”
“Stati sparlando! Sono solo un mucchio di stronzate!”
“A sì? E quando ti dicevo di stare alla larga da quella donna erano tutte stronzate?”
“Solo perché eri geloso” affermò all’improvviso malinconico.
Capiva, finalmente! Il bacio, i cazzotti. Tutto era figlio di quella gelosia. Di quei sentimenti intensi che da troppo tempo Miguel celava nel suo cuore.
“Geloso? Io ero geloso?” rise sarcastico.
“Sei innamorato di me...”
“Ripetilo se hai coraggio!” sbraitò.
Jan si alzò da terra. Si avvicinò a lui a piccoli passi. Lo fissò impavido.
“Sei innamorato di me.” Ripeté mentre si accostava a lui. Miguel indietreggiò spaventato. Si bloccò quasi subito. Jan mascherò un mezzo sorriso d’intesa con un grugnito storto.
“Povero piccolo Miguel, incompreso da tutti e da tutto. Avresti fatto meglio a parlarmene invece di fingerti un playboy da strapazzo!”
“Finiscila, non sai quello che dici!” Miguel stava soccombendo. E non gli piaceva affatto. Anche perché gli occhi di Jan erano sempre più vicini ai suoi. Il corpo di Jan era sempre più vicino al suo.
“Sei gay.”
“Sai che non lo sono.”
“Però mi ami...”
“Finiscila Jan sei solo un pallone gonfiato!” Jan scrutò gli occhi dell’amico intensamente. Parlavano una lingua tutta differente. Confermava in pieno ogni cosa. Miguel lo amava. Ora era tutto chiaro. Limpido. Una felicità da pazzi ingorgò il cuore del bel commissario biondo. L’amore. Quel all’abbagliante luccicore che acceca gli stolti, stordisce le menti, ammalia i randagi. Quel sentimento che fa diventare due unità un corpo solo forse... Due solitudini.
La voce calma di Jan a stemperare quel clima.
“Anch’io ti amo Miguel...”
“Assurdo.”
“Già... di assurdo c’è che me ne rendo conto solo ora” sussurrò avvicinandosi ancora di più. I nasi si sfiorarono mentre Miguel inghiottiva un gemito di piacere. Ma quando l’abbraccio sicuro dell’amico lo accostò a sé non riuscì a trattenersi. Un lamento gutturale gli sgorgò dalla labbra.
“Jan...”
“Miguel...”.
Un ultimo sguardo con gli occhi a perdersi nelle iridi dell’altro. Fino ad arrivare oltre le pupille, oltre lo spazio, il tempo, la vita. Tutta la vita dell'uno negli occhi dell’altro.
“Ti amo, Jan.” Di nuovo il proiettile sparato. Il bacio. Sofferto, duro, ancora più aggressivo del precedente. Jan incespicò mentre accoglieva l’amato. Lo accoglieva, lo accettava. Miguel lo trascinò lungo la stanza vuota. Il fragore dei baci rendeva ancora tutto più audace. Senz’altro più reale. Senza smettere di baciarsi i due uomini iniziarono a strapparsi i vestiti di dosso. I propri e quelli dell’altro. E con urgenza tale che sarebbe venuto da pensare che ne fosse dipesa la vita. In qualche modo raggiunsero il letto. Miguel ci spinse Jan sopra. In quella stanza il buio era quasi vero buio. Miguel riusciva solo a scorgere il baluginio degli occhi chiari. Sentì il bisogno di vedere anche il resto. Prima di sdraiarsi accanto a lui accese il faretto sopra il comodino. Scorgendolo deglutì. Non era certo la prima volta che lo vedeva nudo e sapeva quanto fosse perfetto il suo corpo. Sfacciatamente perfetto. Ma ne rimase lo stesso abbagliato.
“Mio dio” proferì ciondolando la testa. Sentì salire l’eccitazione come una cascata al contrario, inesorabile. Era quasi dolorosa. Jan era tutto quello che desiderava. E ora era nudo e a sua disposizione. Ma forse si trattava di un sogno. O si stava facendo una sega.
“Miguel.”
“Sta zitto” ma gli tappò lui stesso la bocca con la propria. Il bacio riprese. Questa volta meno aggressivo. Più dolce, lungo, e talmente intenso da inebriarli. Jan gemette mentre lo stringeva a sé. Sembrava tutto così facile. Così normale. Non pensare... se si fosse messo a pensare per un solo istante che stava facendo l’amore con Miguel, il suo migliore amico, sarebbe corso via di sicuro. Non pensare. Quella era la prima regola. Per la prima volta in vita sua trasgrediva. Lentamente capovolsero le posizioni. Per alcuni minuti furono l’uno di fronte all’altro in posizione fetale. Poi fu Jan a sovrastarlo. A prendere il sopravvento. Era lo stesso Miguel a volerlo.
“Piccolo” sussurrò Jan mentre gli accarezzava con le labbra il lobo l’orecchio per poi scendere fino alla clavicola. Lo sentiva ansimare sotto di sé. Sembrava così innocuo, eppure il sangue che gli aveva fatto uscire il suo destro gli impiastricciava ancora la faccia!
“Prendimi Jan...” lo supplicò.
“Ma che stai dicendo...”
“Voglio essere tuo”
“Sei già mio.”
“Lo voglio essere di più” per dimostrare che non scherzava catturò il sesso dell’amico tra le mani. A Jan scappò un urlo.
Morti...
Tanti morti...
Bollette da pagare.
Il rapimento di Benni...
“Tutto bene, amico?” Miguel aveva notato l’attimo si smarrimento.
“C’è mancato un pelo” sorrise. Anche Miguel sorrise.
“Non ce la fai proprio più?”
“Tu che ne pensi?” l’altro gli rispose leccandogli la faccia.
“Ti amo, però adesso scopami!”
“La fai facile.”
“Tranquillo non mi ucciderà,”
“Il solito spaccone.” Jan cercò nel cassetto qualcosa di adatto. L’unico oggetto che assomigliava vagamente a quello che gli serviva era un gel contro le arrossature provocate dal freddo. Non lo aveva praticamente mai usato. Preferiva una buona crema viso rigenerante. Si spalmò la sostanza oleosa sul sesso. Era fin troppo fredda e rabbrividì. Con tatto ne posò una piccola quantità tra le natiche di Miguel, anche lui tremò al contatto.
“Però fai piano...”
“Che c’è? Dove è finito il tuo coraggio, matador?”
“Voglio camminare normalmente mentre entro in commissariato, domani.”
“Questo non te lo garantisco” scherzò Jan mentre si avvicinava. Il momento delle battute doveva dirsi finito. Gli restava solo di non perdere il controllo della situazione. Di solito lui non era tipo che lo perdeva con facilità il controllo.
Si appoggiò a lui. Dopo vari tentativi riuscì a trovare l’entrata. Non era né facile né naturale. Ma estremamente eccitante.
“Mio Dio...” sfuggì al biondino.
Per qualche secondo buono Miguel vide gran parte del firmamento. Poi, in qualche modo, cedette. A quel punto il corpo dell’amico era seppellito dentro di sé. Jan iniziò a muoversi. E Miguel contro di lui.
E furono un corpo solo. Fusi. Sembrava fossero nati per stare così. Come mai non l’avevano capito prima?
Jan faceva un gran baccano. Con la voce, con il corpo. Tutto! Gli piaceva troppo. Miguel lo guardo estasiato. Si era chiesto almeno un milione di volte come fosse il suo volto quando godeva. Ora ce l’aveva di fronte. A meno di un centimetro. Ed era il suo corpo a farlo godere. Ma nonostante la passione, il piacere, l’amore che provavano l’uno per l’altro, qualcosa ancora rodeva dentro.
“Era così bello con la spogliarellista?” esalò. Frase così fuori luogo che avrebbe ammosciare un battaglione in guerra. Non l’eccitazione di Jan che non conosceva freno.
Tra gli ansiti replicò: “Non c’è paragone Miguel, scoparti è divino. Sei così... così stretto.”
“Certo, mica sono una puttana che si spoglia nei night club, io!”
“Già, tu sei solo mio, Miguel, e ora finiscila sennò ti faccio male sul serio” minacciò. Miguel sorridendo, lo avvicinò ancora più a sé.
“Non mi fa paura, commissario” Jan si chinò per baciarlo. Miguel schiuse le labbra per accogliere la lingua. La danza riprese. E ripresero i gemiti scomposti di Jan.
Dopo un lungo ‘sto venendo’ ringhiato tra l’orecchio e la spalla di Miguel, s’accasciò sfinito tra le sue braccia.
“Questa e la cosa più grandiosa che mi sia successa da quando sono nato” rivelò mentre rotolava a fianco all’amico. Miguel si mise nella stessa posizione. Furono di nuovo uno davanti all’altro.
“Non sono venuto.”
“Mi dispiace. Sono un fottuto egoista. Pensi questo di me?”
“Tranquillo. Mi rifaccio con gli interessi...”
“Anche subito!”
“Non fare il teutonico superefficiente. Ora voglio restare così” e si avvicinò a lui abbracciandolo e abbandonandosi all’ampio torace ancora scosso dal fiatone.
“Voglio solo sentire che è vero. Che è tutto vero, amore mio.”
“Sì,è vero Miguel. Se ci penso non riesco a crederci nemmeno io.” Non pensare. Quella era la regola. Per uno che aveva infranto ogni regola esistente almeno per quella notte, almeno una regola in cui credere doveva averla. La regola era: niente regole.
Jan gli accarezzò il labbro inferiore con le dita.
“Che intendevi con ‘mi rifaccio con gli interessi’?”
“Ce abbastanza crema in quel tubetto?”
Fine
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O mio dioooooooooooooooo! Non ho parole se nn che è stupenda. Speriamo anche la mia sia così bella (ho qualche dubbio)
RispondiEliminaDopo averla letta posso solo dirti che mi ha tolto il sonno dunque... tira tu le conclusioni...
RispondiEliminaFavolosa cicci! L'ho riletta come mesi e mi ha davvero messo ko. Così dolce, tenera, sensuale. Mi vengono 1000 aggettivi.
RispondiEliminabella la storia di Jan e Miguel che scopano e si amano, due bei teneroni vorrei anch'io essere li' con loro x consolarli
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